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Napoli, inceneritore e degrado per Ponticelli

Una grossa fetta della popolazione napoletana vive nei quartieri orientali della città, tra degrado e abbandono. E le istituzioni, invece di promuovere iniziative e progetti volti al recupero dell’area, procedono per la costruzione di uno degli inceneritori più grandi d’Europa.

La pressione esercitata da Bertolaso (nel frattempo rinviato a giudizio dalla Procura) sulla Regione Campania è servita a qualcosa: la giunta "capitanata" da Bassolino ha consegnato i terreni al Comune di Napoli e così il Commissario di Governo si prepara a realizzare uno degli impianti d’incenerimento più grande d’Europa. Una capacità di smaltimento di 400000 tons all’anno e un costo che oscilla tra i 230 e i 260 milioni di euro, di cui buona parte provengono dalle casse dello Stato. Se le decine di miliardi di euro di finanziamenti pubblici per l’incenerimento venissero spesi per riorganizzare il decadente sistema scolastico o promuovere i beni culturali abbandonati a sè stessi forse l’Italia sarebbe un Paese migliore, ma che lo diciamo a fare.
 
Il Comune di Napoli ora possiede finalmente questi lotti di terreno, attualmente occupati da un depuratore malfunzionante in Via De Roberto Domenico, periferia orientale della città, uno di quegli impianti che insieme ad altri colora quotidianamente di giallo il litorale napoletano e ha contribuito a rendere le estati campane impossibili.

 
Se l’onda mediatica che ha investito i quartieri di Secondigliano e Scampia tra il 2004 e il 2005, in seguito allo scoppio della celebre faida fra i Di Lauro e gli scissionisti, non fosse mai giunta, probabilmente sarebbe stata la periferia orientale costituita dal triangolo Barra-San Giovanni-Ponticelli ad avere un posto d’onore nella scaletta di tutti i notiziari nazionali ed internazionali. Quartieri sovraffollati, sviluppatisi senza criterio negli ultimi decenni e oltremodo emarginati dalla città. La pratica degli sfratti coatti di regolari inquilini effettuati dalle organizzazioni criminali e la loro successiva occupazione abusiva da parte degli affiliati è solo una delle tante piaghe della zona. La riqualificazione urbana del quartiere di Ponticelli, noto alle cronache per gli attacchi incendiari sferrati contro i campi Rom l’anno passato, era stata affidata alla ditta casertana "Fontana Costruzioni Srl", aggiudicatrice anche di un appalto da 400 milioni di euro per la ricostruzione in Abruzzo e finita nel mirino degli inquirenti in quanto risulterebbe essere vicina al clan dei Casalesi, sebbene i vertici dell’azienda smentiscano quanto affermato dai giornalisti.
 

Nell’area Est sopravvivono capannoni e vecchie fabbriche dismesse, segno di un’industrializzazione mai avvenuta e che ha soltanto creato soltanto scempi. Le uniche opere di rilievo realizzate qui negli ultimi anni sono un porto turistico e la riconversione della vecchia centrale ad olio combustibile in turbogas, accompagnata da roventi polemiche per l’impatto ambientale, al cui posto doveva invece nascere un Museo della Canzone Napoletana, una falsa promessa che nel 2006 servì al centrosinistra per ottenere voti al Comune. E poi enormi casermoni nati tra masserie abbandonate zeppe di rifiuti, su cui sono inoltre sorti numerosi insediamenti di campi Rom. Conurbazioni di cemento compatte e prive di colore oltre che dei servizi più elementari, che hanno dato luogo a tanti rioni popolari come il "Bronx" o il Rione De Gasperi. Ed è in questo ambiente squallido ed abbandonato dalle istituzioni che è nato uno dei clan più potenti della Campania, paragonato a quello dei Casalesi per potenza e struttura: il clan Sarno, avente la sua roccaforte proprio nel Rione De Gasperi. I Sarno hanno per lungo tempo egemonizzato l’intera area orientale e i paesi del vesuviano, nonchè il centro storico di Napoli fino a coinvolgere la periferia occidentale e lambire la città di Pozzuoli e l’area flegrea. Imploso su sè stesso a causa di arresti, pentimenti ed estreme manìe di conquista, sembra ora fortemente ridimensionato e controllato da uomini appartenenti ad altri gruppi della zona, sempre a metà strada tra gang criminali e mafia, tra dimensione economica e dimensione militare. Chi ha permesso lo sviluppo di questo gruppo pagato col sangue innocente? Quali le connivenze a livello politico ed economico? I collaboratori di giustizia stanno già cominciando a delineare i primi scenari, in primis il boss Giuseppe Sarno.
 
L’inceneritore di Napoli deve nascere in questo contesto. Dove si sarebbe aspettato sviluppo, progetti culturali e riqualificazione ambientale ecco arrivare un gigantesco impianto di incenerimento, lesivo a tutta la popolazione napoletana, non solo a quella che abita i quartieri orientali, che produrrà rifiuti pericolosi come le ceneri e che dovranno essere smaltite nelle discariche autorizzate dallo Stato per decreto legge del 23/08. Nemmeno il termovalorizzatore "modello" di Brescia, che è stato pure dichiarato fuorilegge dalla Corte dell’Unione Europea e risulta aver sparso diossina per i campi circostanti, produce tanto inquinamento come lo produrrà l’inceneritore a Napoli. Qualcuno ha dunque deciso che la città partenopea deve essere la discarica sociale ed ambientale del Paese, martoriata e sottomessa dal potere criminale.

Turbogas A Palermo stanno creando un’altra emergenza rifiuti e, per bocca di Gaetano Pecorella del PDL, bisogna costruire anche in Sicilia gli inceneritori. Il copione è sempre lo stesso.



Ps: Ho saputo che la redazione di AgoraVox si trasferisce a Napoli e precisamente a Scampia, in bocca al lupo per il nuovo percorso che avete intrapreso.

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