Ci sono mille modi per farsi del male, e il Pd napoletano ne conosce uno più del diavolo. Se a livello nazionale il Pd non brilla certo di luce propria, è sotto il sole partenopeo che dà il meglio di sé: non pago della pessima figura fatta con le primarie (44.000 persone hanno votato un “non vincitore”) continuano incomprensibilmente a volare stracci tra i dirigenti, quasi per ribadire che il Partito Democratico poco o nulla ha imparato dalla pesante sconfitta elettorale che ha subito alle scorse elezioni comunali.
Il segretario nazionale Bersani, dopo le primarie finite in caos con accuse incrociate di brogli, aveva commissariato (per “fare chiarezza”?!) il partito a Napoli, esautorando il segretario provinciale Nicola Tremante. Dopo le elezioni, però, il commissariamento è stato prorogato senza un termine.
È a questo punto che Tremante decide di portare la questione in tribunale: presenta un ricorso in cui si rileva che il commissariamento doveva essere effettuato – secondo lo statuto del PD – dalla direzione regionale del partito e non da quella nazionale; inoltre, questa procedura è prevista solo nel caso in cui si commettano atti lesivi dell’immagine del partito o della sua linea.
Tremante, che – bisogna sottolineare – è stato eletto democraticamente dall’Assemblea provinciale del partito, commenta: “Tutto questo lo faccio solo per amore del PD perché credo che serva chiarezza e il rispetto delle regole”.
Regole stabilite dal partito stesso e troppo spesso disattese; regole però la cui applicazione non può essere totalmente disgiunta da ragioni di opportunità.
Commenti all'articolo
Di Renzo Riva(---.---.---.185)16 agosto 2011 20:03
. L’autrice preferiva forse che qualcuno del PdL si autoaccusasse di reati contro il PD come accadeva ai tempi di Beria. Non pensa che sia ora di scendere dal pero?
Gentile sig. Riva, dal pero non riesco a cogliere il riferimento al PDL poichè nel mio articolo scrivo esclusivamente di fatti interni al PD. Dal mio punto di vista, le regole vanno rispettate in tutti i partiti, anche per evitare eventuali ricorsi in tribunale che al di là del merito possono essere inopportuni per un’immagine, quale quella del PD napoletano, già provata dalla debacle delle primarie.