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NBA. Jeremy Lin, quando l’american dream si trasforma in Linsanity

Nel mondo della NBA e sui giornali sportivi e non americani da qualche giorno non si parla d'altro. L'oggetto di tanto parlare ha le fattezze orientali, la maglia dei NY Knicks e si chiama Jeremy Lin.

Il mondo del basket Usa è impazzito per lui soprattutto dopo i 38 punti rifilati ai LA Lakers, squadra del fenomeno Kobe Bryant - il quale, interrogato su Lin, prima della partita aveva risposto: "Non so neppure che fa" - e che da lì in poi sembra essersi trasformato rispetto al giocatore relegato a inizio anno in D-League. Il titolo del giorno dopo l'impresa coi Lakers era "Linsanity", gioco di parole facilmente decrittabile.

Ieri con un canestro spettacolare ha permesso ai Knicks di battere Toronto e ieri anche il NY Times gli dedicava un profilo focalizzandosi su come oggi questo ragazzo sia ambito sia dagli Usa che dalla Cina:

Lin è comunemente descritto negli Stati uniti come un Taiwanese-americano dato che i suoi genitori sono cresciuti a Taiwan prima di trasferirsi negli States, dove Lin è nato. Ma la Cina sta cominciando a rivendicarlo a sé, in ossequio all'incessante rivalità riguardo lo stretto di Taiwan.

Cai Qi, uno dei dirigenti del Partito Comunista dello Zhejiang in un messaggio sul web dice che la sua casa natale è Jiaxing, dove è cresciuta sua nonna materna e le interviste ai parenti in Cina ormai si sprecano. Ma un altro fattore di discussione è la sua fede cristiana:

La combinazione del successo in NBA e la forte fede Cristiana - in passato ha detto di voler diventare un pastore un giorno - ha colpito l'immaginazione di molti cristiani americano-asiatici. Già ci sono i primi segni del fatto che possa aver catturato l'attenzione dei cristiani cinesi, che continuano a dover fronteggiare vari livelli di persecuzione

Con l'addio di Yao Ming (definito dallo stesso Lin un "fratello maggiore"), lo scorso anno, farsi scappare Lin è l'ultima cosa che la Cina vuole. Un avamposto in uno degli sport più seguiti negli Usa e nel mondo.

Quello che in molti commentatori si sono chiesti, però, è quanto durerà. Lin doveva essere tagliato dai Knicks prima che esplodesse e in effetti a parte una parentesi nell'estate 2010, anno in cui diverse squadre se ne erano interessate, Lin era stato un buon giocatore universitario (Giocatore dell'anno nella California Division II) ma in NBA la panchina era diventata un'abitudine. Un signor nessuno diventato improvvisamente una macchina da punti e da soldi.

Lin infatti era stato preso dai Knicks come riserva e mandato in D-League a fine gennaio, destinato, come detto, al taglio. Poi una tripla doppia (28 punti, 11 rimbalzi e 12 assist), lo hanno fatto richiamare in squadra. Dopo la sconfitta, il 3 febbraio con i Celtics, Mike D'Antony, coach della squadra newyorkese e vecchia conoscenza del basket nostrano decide di metterlo in campo il giorno dopo contro i New Jersey Nets, partita in cui Lin mette a segno 25 punti che diventano 28 nella partita successiva contro Utah, tornano 23 (ma con 10 assist, primo double double in NBA) contro i Washington Wizards fino ai famosi 38 contro i Lakers.

Talento o fortuna destinata a finire? In attesa di una risposta che a breve arriverà, Lin combina cose come queste:

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