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NATO: 4 aprilante... anni 70

La NATO spegne il 4 aprile 2019 le sue 70 candeline ed il governo italiano si associa volentieri a questa trionfale celebrazione, dopo aver rassicurato il Presidente degli Stati Uniti che farà il suo dovere ed aumenterà il prezzo (o il pizzo?) che tocca pagare a chi ci 'protegge' da tanti anni. Ma in realtà c'è ben poco da festeggiare, se si tiene conto della sovranità limitata, della spropositata spesa militare, delle guerre in cui siamo stati coinvolti, della pesante militarizzazione del territorio e dei mari, dell'impatto ambientale di poligoni e basi radar e del crescente pericolo nucleare, di cui ben poco si parla. Il movimento antimilitarista e pacifista deve demistificare il messaggio rassicurante che parla di 70 anni di pace e denunciare minacce, guerre ed invasioni di cui la NATO è stata ed è ancora protagonista, avallando decenni di supina sudditanza agli USA . Ecco perché bisogna dire con chiarezza - per i motivi spiegati nell'articolo - che 70 anni di NATO sono 70 di troppo. 

70 anni di Alleanza Atlantica sono 70 di troppo.

Sette decenni di ‘protezione’ non richiesta

Il 4 aprile 2019 la NATO (Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico [i]) compie 70 anni. Nel 1949, proprio in quella data, fu infatti costituita a Washington dai suoi 12 Paesi fondatori come alleanza militare, che avrebbe dovuto difenderci da un ipotetico attacco armato contro gli stati europei e nord-americani, fronteggiando un’ipotetica minaccia militare da parte dell’Unione Sovietica. Eppure già da allora essa non si opponeva ad un’analoga coalizione militare, dal momento che il Patto di Varsavia [ii] fu sottoscritto dall’U.R.S.S. e da altri sette paesi comunisti solo sei anni dopo, nel 1955, proprio per contrapporsi alla preesistente Alleanza Nord-Atlantica.

Oggi, settant’anni dopo, quel Trattato non ha comunque alcun senso, essendo sparito dal 1991 l’antagonista da cui avrebbe dovuto proteggerci. Questo però non ha impedito alla NATO – comprendente nel frattempo 29 membri – di diventare ancor più aggressiva e di allargare i propri interventi molto al di fuori del territorio di sua competenza. La finalità stessa di quell’Alleanza – non più strettamente difensiva né con un ambito d’intervento delimitato – era in effetti già stata modificata nel 1999, grazie all’ambiguo “nuovo concetto strategico”.

« Esso mette in grado una NATO trasformata di contribuire al contesto di sicurezza in evoluzione, sostenendo la sicurezza e la stabilità con la forza del suo impegno collettivo per la democrazia e per la risoluzione pacifica delle dispute. Il Concetto strategico guiderà la politica di sicurezza e di difesa dell’Alleanza, i suoi criteri operativi, l’assetto delle sue forze convenzionali e nucleari e l’organizzazione della difesa collettiva, e sarà via via sottoposto a revisione alla luce della evoluzione del contesto di sicurezza…» [iii]

La prevalenza dei concetti strategici di ‘stabilità’ e ‘sicurezza’ su quello di ‘difesa’ e di ‘risoluzione pacifica’ delle controversie internazionali, infatti, serviva a legittimare anche ciò che non era stato previsto nel trattato istitutivo, rendendo così l’Alleanza più flessibile ed estendendone i confini.

A 70 anni dalla sua costituzione la NATO conferma la sua natura di patto militare – al di là delle belle parole sulla cooperazione e la pace – presentandosi come l’unica ‘protezione’ sia contro l’integralismo islamico sia contro le mire ‘aggressive’ della Russia.

«Priorità odierna – dichiara il generale Scaparrotti [finora Comandante Supremo Alleato in Europa] – è quella che le infrastrutture europee siano potenziate e integrate per permettere alle forze Usa/Nato di essere rapidamente posizionate contro «l’aggressione russa». La Nato sotto comando Usa prosegue così da settant’anni di guerra in guerra. Dalla guerra fredda, quando gli Stati Uniti mantenevano gli alleati sotto il loro dominio, usando l’Europa come prima linea nel confronto nucleare con l’Unione Sovietica, all’attuale confronto con la Russia provocato dagli Stati Uniti fondamentalmente per gli stessi scopi». [iv]

A Washington, dunque, il prossimo 4 aprile si riuniscono i 29 ministri degli Esteri dei Paesi aderenti alla NATO per festeggiarne i sette decenni di esistenza e per rinsaldarne i vincoli, compreso ovviamente quello che li impegna a compensare adeguatamente la ‘protezione’ che i rispettivi popoli subiscono da altrettanti anni, sotto forma di occupazione militare del loro territorio, espropriazione della loro stessa autonomia e sudditanza totale agli USA.

I ‘70 candelotti esplosivi’ di cui parlava Dinucci nel brano citato sembrano rimarcare la quasi ineluttabilità quell’ingombrante ‘protezione’ di stampo quasi mafioso, il cui prezzo nel frattempo è diventato sempre più alto, incidendo sulla crescita dei bilanci della difesa dei singoli stati. Bisogna fare chiarezza sul ruolo strategico della NATO e sulle conseguenze della sua invadenza militare, che limita la sovranità nazionale, occupa militarmente i territori e ne minaccia la sicurezza. Ecco perché 70 anni di occupazione alleata sono 70 di troppo !

Napoli nel controllo USA del Mediterraneo

Lo stemma del Comando Alleato del Sud Europa (JFC Naples)

Napoli – all’interno di una delle regioni più militarizzate d’Italia – dal 1951 è stata sede del Comando sud-europeo della NATO (AFSOUTH, poi JFC), al cui vertice c’è sempre stato lo ammiraglio statunitense che comanda la VI Flotta della US Navy, competente per Mediterraneo, Atlantico ed Africa.

Ebbene, da noi è diffusa un’antica locuzione che richiama la fatidica data di nascita dell’Alleanza Nord- Atlantica: “Quattro aprilante, giorni quaranta”. Nella cultura popolare, infatti, le condizioni meteorologiche rilevate il 4 di aprile condizionerebbero i seguenti quaranta giorni, circostanza peraltro parzialmente avallata anche da alcuni studi scientifici. [v] In questo caso – direbbe Totò – si è voluto proprio esagerare, in quanto circa 70 anni di subalternità ai ‘liberatori alleati’ sono troppi anche per un territorio assuefatto da secoli ad occupazioni straniere di ogni tipo.

Il mio impegno antimilitarista risale agli anni ’70, ma è soprattutto dal 1999 che cerco di approfondire la natura e le conseguenze dell’occupazione militare della Campania e dell’area metropolitana di Napoli, che non solo non ha prodotto alcun risultato positivo, ma ha esercitato (e continua ad avere) un pesante impatto sociale, politico ed ambientale sul nostro territorio. In un articolo del 2013, ad esempio, avevo già evidenziato come quella che era chiamata Campania Felix sia purtroppo diventata da molto tempo una Campania Bellatrix.

«Se disegniamo una rudimentale figura, che abbia come lati: (i) Bagnoli – Licola (20 km); (ii) Licola – Gricignano (35 km); (iii) Gricignano – Lago Patria (35 km); (iv) Lago Patria – Capodichino (30 km); (v) Capodichino – Bagnoli (15 km), il perimetro del nostro “Pentagono” campano misura 135 chilometri. Trattandosi d’un pentagono irregolare, la misura della relativa superficie andrebbe ricavata diversamente, ma ipotizzando un lato medio di 27 km (135:5) ed applicando la formula relativa, scopriamo che l’area circoscritta dal perimetro di questa occupazione militare è di circa 1.254 kmq, ossia la decima parte dell’intero territorio regionale. Eppure il fatto che otto installazioni non italiane presidino ed occupino militarmente un decimo della Campania – sommandosi alle 50 dell’Esercito Italiano, alle 5 dell’Aeronautica Militare ed a ben due porti militari e nucleari – non sembra costituire un problema per la maggior parte dei suoi cittadini. Sarà perché questo genere d’informazioni circolano poco e si fatica molto a farle conoscere. Sarà perché da anni le persone si sono abituate a vedere soldati col mitra che presidiano strade, tribunali e perfino discariche…» [vi]

La NATO non solo da 70 anni è di casa a casa nostra, ma ha progressivamente trasformato il nostro territorio nel centro operativo della sua strategia di controllo dell’area mediterranea, balcanica e nord-africana Tutto ciò avviene nel silenzio complice – se non compiaciuto – di chi ci governa dal secondo dopoguerra, calpestando l’art. 11 della Costituzione in nome di quella protezione che gli USA ci hanno fatto pagare a caro prezzo, ma ora ci costa anche di più. 

In un successivo approfondimento del 2015 ho coniato quattro parole per sintetizzare i vari aspetti di questa sudditanza politico-militare: CondanNATO, ContamiNATO, AlleNATO e MariNATO. Se il primo falso-participio evocava la ‘condanna’ che dal 1945 ci obbligherebbe a rimanere colonia di chi ci aveva ‘liberato’; il secondo alludeva invece al sottovalutato impatto ambientale della militarizzazione-nuclearizzazione di terra, mare ed aria. Gli altri due termini si riferivano alle continue esercitazioni militari congiunte, di cui Napoli e la Campania sono il comando operativo più che lo scenario, ed alla crescente caratterizzazione mediterranea della strategia della NATO, che coinvolge soprattutto Campania e Sicilia.

«Questo redivivo Regno delle Due NATO mantiene infatti la sua indiscussa capitale nella Città Metropolitana di Napoli (in cui ricadono lo stesso capoluogo ma anche l’intera area domiziano-giulianese), ma si allarga fino a comprendere le basi alleate e statunitensi sparse nella Trinacria, da quella aerea principale di Sigonella al MUOS di Niscemi, passando per Augusta, Trapani, Pantelleria e Lampedusa […] E’ impossibile ignorare l’ingombrante presenza di quell’esercito di occupazione che, dalla fine della seconda guerra mondiale, continua a ‘proteggerci’ , da Aviano fino a Trapani. Così come dovrebbe essere difficile non notare che l’Italia stessa, anche a prescindere dalle truppe USA e NATO che vi si sono stanziate, è già uno di per sé uno dei paesi più militarizzati al mondo…» [vii].

Dalle favole alla realtà dei fatti

La propaganda ‘atlantista’ ci ha ammannito una serie di storie prive di fondamento e che cozzano con la vera Storia. La celebrazione del settantennio della NATO offre adesso un’ulteriore occasione per tali celebrazioni retoriche, ma proprio per questo dobbiamo assolutamente demistificare quelle distorte narrazioni, alla luce dei fatti piuttosto che degli spot mediatici. In un volantino preparato per la manifestazione antimilitarista napoletana in occasione di tale ‘ricorrenza’, abbiamo cercato di sintetizzare così tale messaggio alternativo:

«VI HANNO RACCONTATO CHE:

• La NATO in questi anni avrebbe garantito la convivenza pacifica in Europa e nell’area medio-orientale, ‘difendendoci’ da potenziali invasioni e dalle guerre. Ma in questi decenni la NATO è intervenuta militarmente in vari scenari di guerra (Bosnia, Serbia, Kosovo, Afghanistan, Libia…), coinvolgendo anche l’Italia.

• La NATO – con la sua stessa presenza – avrebbe difeso l’indipendenza e la sicurezza dell’Italia e degli altri Stati suoi alleati. Ma la militarizzazione del territorio e dei mari italiani riduce di fatto la nostra sovranità, mette a rischio pace e sicurezza e tradisce l’art. 11 della Costituzione.

• Comandi, basi, aeroporti e porti controllati o gestiti dalla NATO non avrebbero alcun impatto sulla salute degli abitanti e sull’ambiente in cui si trovano, ragion per cui non di sarebbe nulla di cui preoccuparsi. Ma la presenza militare NATO – comprendente impianti radar, bunker atomici, natanti a propulsione nucleare – mette in pericolo la sicurezza e la salute dei residenti ed è fonte d’inquinamento ambientale.

• L’Italia contribuirebbe troppo poco al finanziamento dell’Alleanza Atlantica, per cui è stata richiamata a prevedere una spesa maggiore per la Difesa e per gli armamenti, di cui è tra i primi esportatori. Ma nel 2018 l’Italia ha speso per la Difesa ben 25 miliardi di euro (1,4 del PIL), aumentando il relativo bilancio del 4% rispetto al 2017.

• L’ipotesi dell’uscita dell’Italia dalla NATO sarebbe improponibile e anticostituzionale, per cui non ci resta che rimanere vincolati all’Alleanza Atlantica. Ma la nostra permanenza nella NATO – da quasi 30 anni alleanza non più difensiva – contrasta con l’art. 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come…risoluzione delle controversie internazionali». [viii] 

Eppure perfino importanti pubblicazioni non certo di parte, come il TIME, avevano già rilevato la ‘obsolescenza’ dell’Alleanza Atlantica, costretta a rincorrere i propri partner per farsi pagare il ‘pizzo’ per la sua protezione ed a reinventarsi nemici e scenari aggressivi pur di giustificare la propria permanenza. In un suo breve saggio del 2012, il politologo Ishaan Tharoor scriveva:

«Ma il XXI secolo avrà ancora bisogno della NATO? […] La NATO è più rilevante che mai. E’ l’alleanza militare più forte e più di successo del mondo. Ed ora, di fronte alle nuove sfide per la sicurezza, noi l’abbiamo adattata. [Eppure è]…un’organizzazione che cerca una ragione per esistere. Ben lungi dal rappresentare la forza coordinata dell’Occidente, la NATO è diventata il simbolo della sua fragilità […] Una retorica audace ed e una nuova fantastica residenza non cambieranno il fatto che, in definitiva, la sfida che la NATO sta fronteggiando non è quella di una chiara minaccia esterna, ma la sua stessa mancanza…» [ix]

La crisi che sta attraversando, però, non le impedisce affatto di alzare il tiro e di allargare ulteriormente la sua sfera d’influenza, puntando soprattutto su nuovi ‘alleati’ est-europei, rafforzando la sua strategia anti-islamista ed inseguendo nuove ‘guerre umanitarie’.

«Queste attività hanno trasformato la fine della Guerra Fredda da un’opportunità unica per la nuova diplomazia e lo sviluppo pacifico in una nuova era di tensione globale, circondando la Russia e la Cina, creando così le condizioni per una nuova Guerra Fredda, facendo a pezzi le norme legali internazionali, in particolare circa la sovranità nazionale, ed introducendo le false nozioni di “guerra umanitaria” […] Le contraddizioni tra gli Stati della NATO non possono nascondere questo obiettivo comune e l’espansione territoriale permanente della NATO serve a questi scopi. […] Attraverso la modernizzazione completa ed il previsto dispiegamento di nuove armi nucleari da parte degli Stati Uniti, in seguito allo scioglimento del trattato INF, la corsa agli armamenti nucleari sarà alimentata ad un livello mai visto da decenni. Inoltre, la prima strategia di attacco della NATO è una minaccia per il pianeta nel suo insieme». [x]

In tutto il mondo, dagli USA al Regno Unito, dal Belgio alla Germania, dalla Danimarca al Canada [xi], questo ‘quattro aprilante’ 2019 vedrà centinaia di manifestazioni contro l’arroganza di chi da 70 anni ha imposto la sua ‘protezione’, cercando ancora di farci credere orwellianamente che “War is Peace” . Ma protestare non basta. Come nel caso della crisi ecologica, testimoniare in prima persona i valori della nonviolenza attiva, praticarne le già sperimentate strategie di resistenza, contro-informare ed educare alla pace è assolutamente indispensabile. Bisogna però anche mobilitarsi – sempre più collettivamente e non episodicamente – per riaffermare con decisione il diritto di ogni persona e comunità a battersi per l’indipendenza, i diritti umani, la sicurezza e la pace. Cioè proprio per quei valori che 70 anni di Alleanza Atlantica hanno finora calpestato fingendo di difenderli. 

La guerra e la follia nucleare si debbono e si possono fermare, ma bisogna farlo insieme, demistificando in primo luogo il mito della NATO che ci protegge. 

© 2019 Ermete Ferraro


Note

[i] Cfr. voce ‘N.A.T.O’ in: en.wikipedia > https://en.wikipedia.org/wiki/NATO con: ‘Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord’ in it.wikipedia > https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_del_Trattato_dell%27Atlantico_del_Nord#Paesi_fondatori

[ii] Vedi voce ‘Patto di Varsavia’ in: it.wikipedia > https://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_Varsavia

[iii] L’evoluzione della N.A.TO. – Nuovo concetto strategico (normativa), Centro Studi per la Pace > http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=natoconcept99

[iv] Manlio Dinucci, “Le 70 candeline (esplosive) della NATO”, il manifesto, 02.04.2019 > https://ilmanifesto.it/le-70-candeline-esplosive-della-nato/

[v] Adriano Mazzarella (UniNa), “Quattro aprilante giorni quaranta?…Quasi sì”, Campania Live(04.04.2014) > http://www.campanialive.it/articoli-meteo.asp?titolo=Quattro_aprilante_giorni_quaranta?._..Quasi_s%C3%AC__

[vi] Ermete Ferraro (2013), Campania Bellatrix”, Ermete’s Peacebook > https://ermetespeacebook.blog/2013/03/20/campania-bellatrix/

[vii] Ermete Ferraro (2015), “Nato per combattere”, Ermete’s Peacebook https://ermetespeacebook.blog/2015/07/28/nato-per-combattere/

[viii] ‘Rete contro la guerra e il militarismo-Campania’ e ‘Napoli Città di Pace’ (a cura di), 70 anni di NATO. 70 anni di troppo! , Aprile 2019.

[ix] Ishaan Tharoor, “Il declino dell’Occidente”, TIME (20.05.2012) > http://www.time.com/time/subscriber/article/0,33009,2115075,00.html (trad. mia; citato e commentato in: Ermete Ferraro (2012), “L’obsolescenza della NATO, un relitto del passato”, Ermete’s Peacebook > https://ermetespeacebook.blog/2012/06/14/lobsolescenza-della-nato-un-relitto-del-passato/ )

[x] Kate Hudson, “NATO: 70 Years Too Many” (29.03.2019), Stop the War Coalition http://www.stopwar.org.uk/index.php/news-comment/3325-nato-70-years-too-many (trad. Mia)

[xi] Un quadro delle iniziative anti-Nato è reperibile sul sito della rete internazionale No To Nato https://www.no-to-nato.org/ . A Napoli sono previste due iniziative: la prima si svolgerà sabato 6 aprile davanti al Comando NATO di Lago Patria (Giugliano-NA) ed è organizzata dal ‘Comitato Pace Disarmo e Smilitarizzazione del territorio-Campania’ (https://www.facebook.com/events/2240389926212478/ ); la seconda, nel pomeriggio dello stesso giorno, si terrà a via Toledo- Largo Berlinguer a cura della ‘Rete contro la guerra e il militarismo- Campania’ e da ‘Napoli Città di Pace’ (https://www.facebook.com/events/1215556915295188/ ).

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