• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Monti vuole tassare i consumi anziché i redditi

Monti vuole tassare i consumi anziché i redditi

Monti vuole spostare l'asse fiscale verso le imposte sui consumi. Una scelta da valutare con attenzione a causa della situazione che ciò creerebbe per i redditi più bassi.

Il Governo tecnico ha dichiarato la propria intenzione di spostare l’asse dell’imposizione fiscale dalla tassazione diretta a quella indiretta, ossia di colpire maggiormente i consumi anziché i redditi. Si tratta forse di una rivoluzione nel nostro sistema fiscale e le conseguenze possono essere molto varie, da valutare perciò con attenzione. Sul passaggio ad un sistema più sbilanciato verso le imposte indirette vi sono diversi argomenti pro e contro che potrebbero essere riassunti, almeno in parte, nei seguenti.

Tassare i beni in commercio provoca un aumento dei prezzi che rende i consumi più costosi, il che, se può deprimere questi ultimi, automaticamente premia il risparmio. Un possibile effetto positivo della proposta del Governo potrebbe quindi essere quello di stimolare il risparmio delle famiglie e risparmio, è noto, significa investimento. Se è chiaro che si tratta di distorsioni nelle scelte, più difficile è però prevedere se il beneficio del maggior risparmio possa essere superiore al “danno” del minor consumo.

Tassare di più i consumi potrebbe poi rendere meno pressante il problema dei redditi non dichiarati al fisco in quanto i guadagni, leciti o meno che siano, sarebbero comunque colpiti nel momento in cui vengono spesi (il che, certo, non significa libertà di abbassare la guardia sull’evasione fiscale).

La principale conseguenza negativa riguarda invece la diminuzione dell’equità del sistema fiscale. Le imposte indirette, delle quali l’Iva rappresenta la più importante, sono regressive. Infatti, nonostante oggi in Italia questa imposta sia applicata tramite tre aliquote (al 4%, 10% e 21%) con le due minori gravanti sui beni di largo consumo che assorbono la maggior parte della spesa delle fasce più deboli, la quota di reddito di una famiglia povera prelevata dall’Iva è relativamente maggiore di quella prelevata sul reddito di una famiglia ricca.

Ancora non è noto come il Governo intenda dar attuazione al suo annuncio, per il momento è solo previsto l’aumento delle ultime due aliquote Iva al 12% e 23%. Una possibile via alternativa che potrebbe essere presa in considerazione e che avrebbe anche il merito di semplificare la gestione dell’imposta, potrebbe essere quella di passare dalle tre attuali aliquote ad una sola, ad esempio compresa tra il 15% e il 20% del prezzo di ogni bene e servizio in commercio. Questo certamente renderebbe l’imposta ancora più regressiva, poiché colpirebbe i generi di largo consumo, alimentari in primis, ma avrebbe il merito di aumentare il gettito e creare cosi nuove risorse da redistribuire. A quel punto si potrebbe intervenire sulle imposte dirette (più efficaci nel perseguire obiettivi equitativi) come l’Irpef, con interventi a favore dei redditi più bassi per restituire equità al sistema.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.62) 16 marzo 2012 19:44

    Nota: La aliquota del 21% tocca i consumi quotidiani (cibi confezionati, vestiario, benzina, ecc.) al pari di quella al 10%.

    Miraggi fiscali >

    Monti ha sempre accompagnato tutti i suoi provvedimenti (salva, cresci …) con ampie e ben strutturate dissertazioni sui contenuti e sulle finalità degli stessi. Il tutto riferito allo stato di “criticità” dei nostri conti pubblici.

    Su un solo capitolo
    Monti si è mostrato “sbrigativo”, se non “sfuggente”.
    Quando ha motivato la mancata adozione di una patrimoniale sulle “grandi ricchezze” con il fatto che “suoi tecnici” gli hanno detto che “non è realizzabile prima di due anni”.
    Ha solo aggiunto che c’era il rischio di “abbaiare e non mordere”.

    Da allora nessun “tecnico” del suo governo ha spiegato cos’è che manca e cosa s’intende fare per arrivare a istituire detta patrimoniale.
    Monti non ha teorizzato una equità “differita”. Ha semplicemente demandato la decisione ai governi della prossima legislatura.
    D’altra parte la sua “equa” ripartizione dei “sacrifici” è fatta di più Iva e più accise.
    Cresce così il peso di quella Tagliola Tributaria che già corrode il potere d’acquisto delle famiglie ...

  • Di (---.---.---.33) 16 marzo 2012 22:14

    Ma è del tutto normale... lo stanno già facendo con i carburanti. 

    Insomma, i soldi li stampa la zecca scrivendo un numero nel registro che loro chiamano "debito pubblico". 
    Chiedetevi perché nn continuano a stamparli, distribuendoli con gli aerei, visto che l’economia capitalista si regge sull’impossibile? 
    Perché ci sono in giro, nascosti nei conti correnti di tutto il mondo, somme di denaro che servirebbero a comprare 5 volte le risorse del pianeta. Chiedete a un bambino se ci sono 5 pianeti Terra a portata di mano. Se noi abbiamo un debito è con i ns figli perché da qualche anno, a fine settembre abbiamo già consumato tutte le risorse rinnovabili. 
    Tutto questo, senza contare i ns simili che muoiono di fame, sete e stenti... semplicemente perché per noi, non esistono!
  • Di Geri Steve (---.---.---.122) 17 marzo 2012 13:26

    Aumentare le tassazioni indirette potrebbe avere senso, e cioè essere giusto, nei riguardi chi evade e chi elude le tasse dirette, cioe’ le tasse sulla fonte di guadagno.

    Ma per non ammazzare i poveri e per colpire gli straricchi occorre elevare, e NON DIMINUIRE (come proposto nell’articolo) il numero di scaglioni IVA: Occorre cioe’ abbassare l’IVA sui generi di sopravvivenza e aumentarla sui generi di lusso, che sono acquistabili soltanto da ricchi , magari stranieri esentasse o società che le scaricano come spese di rappresentanza; ad esempio, gli alberghi di lusso e le auto lussuose, mentre si potrebbe detassare -con aliquote basse- la compravendita di automobili di seconda mano e di tutti i generi di prima necessità non di lusso.

    Ad esempio, per tutti i capi di vestiario si potrebbe imporre una tassa del 30%  non sul prezzo di vendita, ma soltanto sulla parte del prezzo di vendita eccedente i 10 €;  in tal modo, se compro una camicia da 10 €  quel prezzo sarebbe esente da IVA, ma se compero una camicia da 100 € pagherò 64 € di camicia e 36 € di IVA.

  • Di (---.---.---.112) 19 marzo 2012 12:51

    Se l’obiettivo è un sistema più equo nei confronti dei poveri, sono dell’idea che le imposte indirette siano uno strumento inefficace per raggiungerlo.

    Le aliquote IVA su beni di largo consumo, soprattutto alimentari, sono già ridottissime (4%) e non credo ci sarebbero vantaggi significativi a ridurle ancora, inoltre esistono molti altri beni del tutto esenti.
    L’iva ridotta poi va a vantaggio dei poveri, ma anche dei ricchi, perchè quando comprano beni di largo consumo l’aliquota è la stessa per tutti dato che l’iva non tiene conto di chi è il compratore. (cioè, su un pacco di pasta Cipputi e Marchionne pagano uguale)

    Imposte come l’Irpef possono invece esser disegnate per tener conto di molte caratteristiche personali (figli a carico, abitazione, ecc.) che permettono di "personalizzare" l’imposta in base alla condizione di colui che la paga. (e Marchionne paga più di Cipputi)
    Quindi credo che l’equità del sistema venga perseguita meglio attraverso le imposte dirette.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares