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Mondiali di calcio: le Furie Rosse conquistano la finale

Molto più di una semifinale mondiale, un autentico scontro tra scuole e generazioni emergenti.
 
Da una parte gli astri nascenti della nazionale tedesca, per la quale Loew ha potuto attingere a piene mani dai vivai della Bundesliga, dall’altra i campioni ormai affermati, ma non meno affamati, della Spagna campione d’Europa.
 
Ma è anche uno scontro fra voglia di vincere e maledizioni, grinta e cabala calcistica che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, di non essere a corto di senso dell’umorismo (o di crudeltà, dipenda da che parte della barricata ci si trova).
Soltanto poche settimane fa, a Durban, il cammino delle Furie Rosse sembrava incominciare in salita, dopo la sconfitta contro la Svizzera per 1-0, stesso risultato con cui ieri, nello stesso stadio, la Spagna è approdata alla prima finale mondiale della sua storia. E fu un 1-0 a decidere l’ultima finale europea, nella quale la squadra di Aragones sconfisse la nazionale di Loew.
 
Anche in quell’occasione le speranze tedesche s’infransero contro il possesso palla e il calcio spumeggiante degli iberici.
 
Ma le cose sono profondamente cambiate in due anni. La squadra spagnola, ora in mano a Del Bosque, ha perso un po’ l’incoscienza di quei giovani che hanno ora due anni in più d’esperienza e di trofei. Non giocano più quel calcio tattico ma allo stesso tempo istintivo e disinibito.
 
Certo, si trovano ancora a memoria con finte e passaggi di tacco, la tecnica è migliorata, l’affiatamento è ancor maggiore, ma manca, forse giustamente, quello spirito d’arrembaggio nei confronti della competizione, senza nulla da perdere, senza alcuna zavorra, e motivazioni dietro ogni angolo.
 
Da quell’Europeo la Spagna è consapevole di essere una delle squadre più forti al mondo, fa progetti e programmi, fissa traguardi e obiettivi.
 
Da una parte non vincere sarebbe una delusione ancor maggiore, ora che ci si crede davvero, ma dall’altra la coppa europea ha coronato la migliore generazione calcistica spagnola, riconoscendole i meriti.
 
Sembra quasi che i ruoli si siano invertiti.
Adesso sono i tedeschi a fare la parte dei giovani dalle belle speranze, pronti a ritagliarsi una fetta di mondo correndo e sgomitando. Nuovi talenti che, come i giovani della cantera blaugrana, mirano a emergere e affermarsi, e il tempo di sicuro farà il suo corso.
 
Come si sta iniziando a comprendere, valutando gli obiettivi della nuova era Prandelli, una nazionale giovane non può sempre puntare in alto fin da subito. Serve tempo, attenzione e fiducia ai nuovi calciatori, affinché possano avere consapevolezza dei propri mezzi e mirare a un bersaglio grosso.
 
Questa Germania però sembrava essere un’eccezione, poteva davvero arrivare fino in fondo, e ha schiacciato come se nulla fosse prima l’Inghilterra e poi l’Argentina, arrendendosi solo di fronte ad una grande Spagna.
 
Gli uomini di Del Bosque giocano come sanno, seppure con grande prudenza. Contro una squadra che si difende a pieno organico per poi ripartire come fulmini non è mai facile giocare, per chiunque. Le occasioni, si sa, fanno la partita, e alla Germania non sono mancate, ma la tecnica degli spagnoli è sublime, sopraffina, e se non leggete il risultato di 3-0 è perché, nel finale, Pedro e Torres graziano inspiegabilmente Neuer per ben due volte.
 
Chiave del gioco, operario del centrocampo e giocatore più da biliardo che di pallone per la precisione dei tocchi, è Xavi, miglior giocatore nel 2008 e candidato a tutti gli effetti per il pallone d’oro di quest’anno nel caso che la sua Spagna dovesse conquistare la vetta del mondo (in gran parte anche grazie a lui).
 
Risultato più gratificante per la cantera del Barcellona è invece Pedro, che se non fosse per quel gol divorato, meriterebbe un bel nove in pagella. E’ ammirabile la determinazione con cui questo giovane classe 87’ si destreggia fra i suoi compagni, con l’esperienza di un veterano consumato da anni e anni di competizioni internazionali.
 
La generazione d’oro della Spagna è quindi destinata a durare, mentre fa capolino quella tedesca.
 
Per la Germania seconda eliminazione di fila in una competizione mondiale, e fa sempre più male. Nel 2006 Loew dovette assistere dalla panchina, in quanto vice di Klissmann, alla disfatta della nazionale di casa ad opera dell’Italia, ora deve prendere sulle sue spalle tutto il carico di questa seconda delusione, questa volta vissuta da molto più vicino, tanto da bruciarsi.
 
La Germania può consolari pensando che, fra due anni, questa squadra, costruita su basi solidissime, potrà essere abbastanza matura per essere una nuova Spagna, proprio quando il fermento del calcio tedesco potrebbe essere all’apice della sua (lunga) era.

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