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Mondiali di calcio: La grande Argentina, la folle Nigeria, la piccola Francia

Mondiali di calcio: La grande Argentina, la folle Nigeria, la piccola Francia

Sarà stato un caso, ma quella di oggi è stata la giornata delle rinascite e delle sorprese: l’Argentina di Maradona batte 4-1 la Corea del Sud e ipoteca la qualificazione; la Nigeria viene rimontata e sconfitta dalla Grecia per 2-1; la Francia, i vice campioni del mondo della Francia, sono talmente inesistenti calcisticamente che persino una buona ma non eccelsa squadra come il Messico riesce a fargli due gol senza venire impensieriti più di tanto.

Ma partiamo dal primo pomeriggio: Argentina-Corea del Sud 4-1.

Al Soccer City Stadium di Johannesburg, nella seconda partita del Gruppo B l’Argentina di Maradona affronta i sorprendenti sudcoreani che hanno fatto un boccone della Grecia all’esordio. L’Argentina è quella che si aspetta: fuoriclasse, spettacolo, gioco, attacco straordinario ma anche lacune difensive non indifferenti. La partita inizia con la Selección che attacca da sinistra col duo Di Maria-Tevez in gran spolvero ed un Messi playmaker per l’assenza di Veron. Gli uomini di Maradona hanno molte occasioni ma sprecano negli ultimi 20 metri; di contro la Corea è l’ombra della bella squadra vista contro i greci. Dura poco il Fort Apache coreano: al 17′ Messi calcia un tiro piazzato da sinistra, la palla sbatte su Chu Young Park che fa autorete ed apre le porte alla goleada argentina. I sudcoreani invece di cercare il pareggio cercano di non subire altre reti chiudendosi nella loro metà campo e non pressando il portatore di palla avversario. Tutto a buon gioco dell’Argentina.

La porta blindata non regge tanto: al 32′ arriva una punizione in area che Burdisso rilancia di testa un calibrato assist a Higuain che deve solo depositare in rete. Siamo poco oltre la mezz’ora e l’Argentina già conduce per due gol a zero. Ma alla fine del primo tempo si vedono le sbavature difensive della squadra sudamericana: Demichelis (oppure Heinze) lascia filtrare un pallone che da due passi Chung-Yong insacca nella porta dell’incolpevole Romero. La proima parte del match si chiude con la Selección in vantaggio per 2-1.

Maradona si coccola Messi.  Reuters

Nella ripresa la squadra argentina continua a far forcing e al settimo Di Maria manda un invitante pallone al solito Higuain la cui conclusione da due passi viene deviata in angolo dal portiere coreano. Gli svarioni in difesa però non sono semplici distrazioni, e quando poco dopo Ki Hun non arriva per un soffio al gol del pareggio, da casa ci si chiede fin dove potrebbe arrivare questa Corea se solo avesse un minimo di coraggio in più, basterebbe in realtà quello visto con la Grecia. Ma oggi non è giornata.

Al 32′ si sveglia Messi: tiro in porta, para il portiere; nuovo tiro, palo! Arriva in corsa Higuain che scaraventa in rete da due passi. Tre a uno e la Corea cede definitivamente le armi. Ma l’onore delle armi non ha riscontro positivo nell’Argentina, che due minuti dopo, sempre con Messi, lancia un delizioso pallonetto verso Aguero il quale passa in mezzo ad Higuain per il quarto gol argentino e il terzo per l’attaccante del Real Madrid. La partita finisce qui in pratica.

Argentina al comando del girone con sei punti e qualificata se con la Grecia fa almeno un pari martedì prossimo.

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La Grecia centra la sua prima storica vittoria mondiale superando 2-1 la Nigeria e rilanciandosi in ottica qualificazione, con tanti ringraziamenti a Kaita, espulso stupidamente nel primo tempo sull’1-0 a favore degli africani.

Otto Rehhagel rispetto al disastroso esordio contro la Corea del Sud rinuncia due attaccanti come Charisteas e Samaras per inserire Salpingidis e un difensore in più, il genoano Papastathopoulos, mentre dall’altra parte Lars Lagerback sceglie Uche e Odemwingie dal primo minuto al posto di Obasi e Obinna, lasciando ancora in panchina ObaOba Martins.

Sono proprio i due volti nuovi offensivi della Nigeria a regalare il vantaggio alla formazione africana dopo un quarto d’ora di studio. La punizione di Kalu Uche al 16′, infatti, non trova la testa di Odemwingie in mezzo, ma il velo involontario dell’attaccante esterno della Lokomotiv Mosca basta per ingannare il portiere greco Tzorvas, regalando ai nigeriani un gol importantissimo. Si tratta della prima rete mondiale da calcio piazzato, ma le traiettorie improbabili dello Jabulani qui non c’entrano niente.

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La reazione emotiva della Grecia c’è, ma la concretezza è un’altra cosa: l’unica conclusione minimamente pericolosa arriva al 31′ con un’incornata alta di Kyrgiakos, ma ci pensa la Nigeria a farsi male da sola due minuti dopo, con Kaita che rifila un calcetto inutile a Torodis a bordo campo, meritandosi un cartellino rosso a dir poco ingenuo. Rehhagel ringrazia e passa al 4-3-3 inserendo subito Samaras e la Grecia al 39′ sfiora il pari, con Enyeama che esce benissimo per respingere il tentativo di Salpingidis, ispirato in area dal gran tocco di prima di Katsouranis.

Il forcing greco continua e il gol arriva inevitabilmente, al 44′: Katsouranis si traveste ancora da assist-man toccando a rimorchio per il destro dal limite del solito Dimitris Salpingidis, che trova la deviazione di Haruna e spiazza Enyeama per il primo gol assoluto della Grecia nella storia dei Mondiali, la rete che fissa l’1-1 con cui si conclude la prima frazione di gioco.

In avvio di secondo tempo Lagerback prova a mischiare le carte inserendo Obasi, ma l’inerzia della partita rimane tutta greca, con Karagounis subito protagonista con due conclusioni fuori bersaglio, mentre dall’altra parte un cross sballato di Uche per poco non beffa nuovamente Tzorvas. La Nigeria poi perde nuovamente Taiwo per un problema muscolare del tutto simile a quello capitatogli contro l’Argentina, mentre la partita si accende con due occasioni incredibili al 59′: prima è Gekas a sbattere contro l’uscita di Enyeama sull’assist involontario di Yobo, mentre sul capovolgimento di fronte anche Tzorvas si esibisce con un grande intervento su Yakubu, mentre poi è Obasi a sprecare il più facile dei tap-in a porta vuota. Pazzesco.

Il gol è nell’aria, anche se Enyeama prova in tutti i modi a evitarlo. L’estremo nigeriano si esibisce in un tuffo straordinario per respingere il colpo di testa di Samaras al 68′, ma capitola un paio di minuti dopo mancando colpevolmente la presa sul destro da fuori di Tziolis, con Vasilis Torosidis che ringrazia e insacca il 2-1 solo soletto dal limite dell’area piccola.

La Nigeria risponde con il sinistro di Yakubu, fuori di mezzo metro, ma le energie delle Aquile sono ormai ridotte al lumicino e nel finale non c’è la possibilità per un vero assedio vista anche l’inferiorità numerica. Dopo la sconfitta pesante del Sudafrica, dunque, un’altra squadra africana crolla malamente avvicinandosi a un’eliminazione che sembra già segnata, mentre la Grecia risorge e sogna, anche se nell’ultimo turno dovrà vedersela con Messi e compagni.

L’Argentina non ha ancora la matematica certezza degli ottavi, ma per andare a casa dovrebbe perdere 3-0 contro la Grecia (con la Corea del Sud vincente sulla Nigeria nell’altro incontro con un altro 3-0). Passando a pronostici più plausibili, la Nigeria può solo vincere sulla Corea sperando nel successo contemporaneo dei Maradona Boys, ma di fatto gli asiatici rimangono i favoriti per il secondo posto.

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I vice campioni del mondo della Francia cadono per 2-0 contro il Messico e ora il loro Mondiale è a rischio: segna Hernandez, raddoppia Blanco su rigore. Domenech cambia, ma lascia Henry in panchina: il Mondiale dei Galletti rischia di essere già finito.

Guardando i visi dei giocatori francesi al termine della disfatta contro il Messico, non possono non tornare alla mente quelli del Mondiale 2002: allora Les Bleus chiudevano all’ultimo posto nel girone A, dopo uno 0-1 con il Senegal, uno 0-0 con l’Uruguay e uno 0-2 con la Danimarca. Quest’anno, la Francia del discusso Domenech ha pareggiato con la Celeste (0-0) e perso con il Messico (0-2), e una vittoria contro il Sud Africa potrebbe non bastare. Lo sconforto di otto anni fa è lo stesso, il Mondiale della Francia è già compromesso, per salvarlo servirebbe un mezzo miracolo e, soprattutto, una squadra gestita come si deve.

Domenech conferma 10/11 della formazione che ha pareggiato il primo match con l’Uruguay: l’unico epurato è Yoann Gourcuff, che non ha brillato. Al suo posto ecco Florent Malouda, mentre Thierry Henry rimane in panchina. Anche Aguirre cambia un solo elemento rispetto al primo turno: il numero 15 Hector Moreno prende il posto di Aguilar sull’out di destra in difesa. Confermati i tre attaccanti: saranno ancora Giovani Dos Santos, Guillermo Franco e Carlos Vela.

Al Peter Mokaba Stadium il match sembra frizzante e combattuto nelle prime battute: il cambiamento di Domenech, seppur minimo, porta qualche giovamente. Proprio dalla parte di Malouda e Ribery arrivano i pericoli maggiori, anche se le conclusione latitano. La prima opportunità vera e propria capita invece sui piedi di Carlos Vela, che al 9′ spara altissimo con il sinistro quando ormai il bersaglio grosso era vicino. Sfortunato il talentuoso attaccante dell’Arsenal, che al 23′ deve abbandonare per infortunio.

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Il Messico si fa preferire in fase di manovra, la Francia va un po’ a sprazzi ma un problema accomuna entrambe le formazioni: nessuna delle due infatti riesce a rendersi pericolosa una volta arrivata sui trenta metri avversari. Anelka tergiversa troppo e da solo non può spaccare il mondo, Franco fa tanto movimento ma non riesce a innescare a dovere Giovani Dos Santos.

Domenech cambia nella ripresa, inserendo il corpulento Gignac per l’evanescente Anelka; Aguirre dimostra di voler vincere, mettendo una punta (Hernandez, neo Manchester United) per un centrocampista (Juarez). La sorte premia la volontà dei messicani, che al 64′ passano in vantaggio: Marquez pesca benissimo proprio il neo entrato tutto solo alle spalle della dormiente difesa francese. Non c’è fuorigioco però, Hernandez può dribblare Lloris e mettere in rete senza problemi.

E’ solo l’inizio dell’incubo francese. Sì perché il Messico non è contento: al 78′ Barrera sfugge a tutti sulla destra, anche a Diaby, che è costretto a stenderlo in area. Blanco dal dischetto è una sicurezza: è suo il punto del 2-0 che di fatto affossa tutte le speranze dei Galletti. Che quasi nemmeno ci provano a raddrizzare la cresta nel finale, che si trasforma in una festa dal forte sapore messicano. Zero gol fatti, un punto dopo due giornate sono troppo pochi per Domenech e i suoi: infatti nell’ultimo turno forse non sarà sufficiente un successo contro il Sudafrica, perché a Uruguay e Messico basterà un pareggio che in questi casi, si sa, non può che far bene per entrambe.

La Francia rivive un incubo già vissuto otto anni fa; questa volta però l’autore ha un nome e un cognome. Raymond Domenech ha voluto fortemente dare un suo taglio a questa Francia, che non è mai stata veramente una squadra di calcio. Ognuno fa per sé, ora tutti dovranno prendersi la responsabilità delle proprie colpe. Allenatore in primis, ovviamente. France, au revoir; anzi, adieu.

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