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Media e censura. "Ci cuciono la bocca", nuove frontiere del controllo dell’informazione

Cosa significa raccontare le lotte sociali nell'epoca dei social network? Cosa significa essere un mediattivista? Per rispondere a queste ed altre domande, venerdì 20 maggio alle 21 presso Barrio Campagnola a Bergamo, si incontreranno Davide Falcioni cronista di Agoravox oggi a Fanpage, Roberto Maggioni di Radio Popolare, Elia Zaru di Radio Onda d'Urto e la redazione di Bg Report.

I social network stanno cambiando il modo di fare giornalismo e portare avanti le lotte sociali, offrendo una maggiore diffusione delle ragioni delle mobilitazioni e delle proteste. In parallelo aumentano e si evolvono le modalità per bloccare e intimidire chi racconta queste storie in contrapposizione con l'informazione mainstream.

L'incontro sarà l'occasione per discutere di una singolare tendenza che si sta facendo largo in Italia. Infatti, da qualche tempo, giornalisti e mediattivsti che fanno informazione dal basso si sono ritrovati imputati e, in alcuni casi, condannati per aver raccontato le proteste e le manifestazioni dei cittadini seguendole in prima linea. Una sorta di bavaglio che colpisce coloro che seguono le lotte sociali.

Ricordiamo la vicenda di Davide Falcioni che la procura di Torino ha rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in violazione di domicilio. Nell'estate 2012, Falcioni era impegnato in un reportage per AgoraVox sul movimento No Tav e le sue iniziative, tra cui un'occupazione pacifica fatta da alcuni attivisti alla sede della Geovalsusa S.r.l.

Flavia Mosca Goretta, redattrice di Radio Popolare che aveva seguito una manifestazione No Tav nel 2011, è stata già condannata a una multa di 100 euro: "Il messaggio che ci manda la Corte di Cassazione è molto pericoloso. Un giornalista deve accontentarsi, rimanere lontano dall’epicentro di un avvenimento, non documentarlo da vicino, stare un passo indietro, fermarsi di fronte ai limiti e ai divieti" scrive la redazione di Radio popolare Milano. 

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