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Marx torna di moda

Con la crisi economica Marx è “tornato di moda”: molte persone si avvicendano infatti alla lettura dell’economista tedesco come anche di altri grandi economisti come Keynes. Queste persone leggono Marx per capire le cause che sono alla base della crisi economica più grave dal dopoguerra. Poi ci sono anche economisti odierni che interpretano e traducono Marx e il suo messaggio, cercano di renderlo accessibile ai contemporanei.

Quindi Marx torna attuale, in un momento come questo in cui la Cina, paese comunista, tra le prime economie al mondo, se non la prima, fonda il suo successo sullo sfruttamento del “proletariato”, termine riconducibile alle teorie marxiste. Infatti sono anche tornati termini che risalgono al lessico marxista, come “lotta di classe” o proletariato per l'appunto.



Negli anni '60 e '70 del '900 si leggeva Marx e nelle strade c’era “la rivoluzione”, che ebbe tra i suoi apici il 1968. Anche oggi ci sono molti movimenti di protesta ma nascono per motivi molteplici mentre allora a guidarli o erano le teorie marxiste o movimenti culturali come quello hippie e la beat-generation. La differenza principale tra allora e oggi è che allora si voleva dare vita a una rivoluzione mentre oggi la rivoluzione è già avvenuta dal punto di vista antropologico e sociale: la videosfera massmediatica ci “possiede” tutti, ogni giorno ci manipola e ci guida, ci tiene incollati a monitor o televisori.

La fine delle metanarrazioni, come direbbe Lyotard, del comunismo, del marxismo, del nazismo, del cristianesimo, etc. ci porta alla dissoluzione dei pensieri unici che guidano le masse. Oggi a guidare le masse è il molteplice che ci riconduce tutti “ad una stessa dimensione”, come direbbe Marcuse. Siamo immersi nella videosfera massmediatica ogni giorno, nella “società dell’immagine”, nella società del pensiero unico e debole, citando Vattimo. Un pensiero unico che è la sommatoria di tutto quello che la società massmediatica ci trasmette e ci comunica.

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