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Marino si dimette: “Verifica seria oppure tra 20 giorni ci ripenso”

Roma - Il sindaco Marino si dimette: “Presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città”

Dopo lo tsunami giudiziario di mafia capitale in queste ore in Campidoglio si è abbattuta un’altra tegola che solo apparentemente potrebbe sembrare una sorta di congiura di palazzo. Il sindaco Marino si è dimesso dopo ore di riflessione. “Non è un’astuzia la mia - commenta - è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche”.

La domanda è: a quale tipo di verifica fa riferimento il primo cittadino?

Fermo restando che Marino ha venti giorni di tempo per ripensarci, è chiaro a tutti che le sue dimissioni attengono a fatti ben più gravi rispetto alle già gravissime bugie sugli scontrini e sulle cene cui hanno fatto seguito le smentite di Sant'Egidio, ristoratori e Ambasciata Vietnamita. Circostanze che aprono una riflessione complessa sulle possibili finestre di voto a maggio con le eventuali primarie e candidature all’interno del Partito Democratico. Seguite le nostre pagine per capirne di più insieme sugli scenari futuri prossimi e a più lunga scadenza.

Di seguito la lettera integrale di dimissioni:

“Care romane e cari romani,

ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso. Quella sfida l’abbiamo vinta insieme. In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire. I risultati, quindi, cominciano a vedersi.

Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica. La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito.
Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento.

Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti.
Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni.

Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche.
Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere.

Mi importa che i cittadini – tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – comprendano e capiscano che – al di là della mia figura – è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città. Spero e prego che questo lavoro – in un modo o nell’altro – venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio”.

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