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Mariella Nava: “Le mie note per dar voce a chi non è ascoltato”.

Il 10 novembre, al Teatro Verdi, a Forlimpopoli, partirà uno spettacolo di grande impatto emotivo ed evocativo “Figlio, non sei più Giglio”, incentrato sulla violenza sulle donne. A rappresentarlo due grandi eccellenze del nostro panorama italiano che, con il loro sconfinato talento, stanno dando un sostanziale contributo all’arte, in tutte le sue sfaccettature: Daniela Poggi e Mariella Nava. 

Quest’ultima, che si è avvalsa, nella sua straordinaria carriera, delle più importanti collaborazioni con Renato Zero, Amedeo Minghi, Pino Mango, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Andrea Bocelli, Dionne Warwick, lasciando un segno indelebile nella firma di indimenticabili capolavori come “Spalle Al Muro” di Renato Zero, si è confidata, rilasciando, in questa intervista esclusiva, le sue sensazioni sullo spettacolo che la vede protagonista. Anche, stavolta, in questo spettacolo, con la sua penna creativa e di grande spessore narrativo, ci porterà a scandagliare i fondali più intimi di un argomento crudo e di gravità sociale: la violenza contro le donne. La sua forza ed il suo talento sconfinato di artista, unita a quella necessità di dare voce, con i suoi testi sempre attenti al sociale e a chi ne ha bisogno, sono il centro propulsore di una carriera di successi costellati da molti riconoscimenti, scanditi dalla voglia di misurarsi anche con i giovani. C’è un progetto, in uscita, dove la potremmo ammirare, ancora, una volta, come si deve, perché artiste del suo calibro, che pensano con il cuore, e con la loro energia creativa in continua espansione artistica, vanno valorizzate, per le emozioni che ci possono, ancora, offrire.

A novembre, con Daniela Poggi, prenderà parte ad uno spettacolo molto evocativo e di grande impatto emotivo "Figlio, non sei più Giglio", incentrato sulla violenza sulle donne. Com'è maturata l'idea di portare in scena un così delicato argomento? Ce ne vuole parlare, nel dettaglio?

“L’idea è nata a Daniela. Voleva portare in scena uno degli aspetti più delicati da affrontare sull’argomento della violenza di genere. Gli uomini, che infliggono violenza, sulle compagne e sulle donne, avranno avuto intorno figure femminili nel formarsi, prima di diventare adulti. Come mai, nessuna di queste, è bastata a trasferire il valore del rispetto, che è alla base di ogni tipo di relazione? Ecco, ci siamo soffermate insieme, in particolare, sul pensiero delle madri. Quale può essere il sentire di una madre, quando scopre di avere un figlio che ha commesso violenza e, addirittura, l’atto estremo e crudele di un femminicidio? Si chiederà se c’è qualcosa di sbagliato, in quel rapporto primario, in quel periodo di crescita, dal punto di vista educativo di suo figlio. E come si porrà nei suoi riguardi? Riuscirà, mai, a perdonarlo da donna, prima che da madre? Qui, Daniela, in un monologo, decide di scrivere una lettera vera o immaginaria, ad un figlio, che stenta a riconoscere, dopo aver scoperto che è un assassino e non sa se condannarlo e addossargli tutte le colpe o, in parte, assolverlo come figlio, indagando, se averne, in parte, commesse anche lei, nell’allevarlo, o addirittura, per averlo messo, al mondo, così spietato. Io sottolineo alcuni passi, del suo pensiero, con le mie canzoni, interagendo in modo emozionale, con lei, nel ruolo di un’amica, a cui confessa il suo dolore e da mettere in guardia, perché non le capiti lo stesso dramma".

Non è un caso che lo spettacolo capiti a novembre, in occasione del mese dedicato alla violenza contro le donne. Com'è possibile che, al giorno d'oggi, si debbano assistere a queste situazioni irrefrenabili e di grave urgenza sociale?

“In tutto questo tempo, gli uomini, a mio avviso, non hanno avuto troppa evoluzione nel loro vivere. Fin dall’antichità, hanno aderito ad un modello unico e ricorrente di forza, di invincibilità, di dominio. Da sempre, gli uomini crescono e devono avere un lavoro, tanto da sentirsi falliti. Se non lo hanno, possono essere “padri” a distanza, con relative responsabilità, abituati a tornare, in un focolare domestico, in cui la donna li attendeva alla maniera di Penelope, sottostando alle regole, da loro stessi, tramandate di padre in figlio e imposte e accettate dalle consorti, con sottomissione mistificata con l’idea dell’ “amore” e della fedeltà. I grandi cambiamenti sociali sono avvenuti proprio quando la donna ha deciso di smantellare questo modello. Ha iniziato a studiare, ad avere una propria ragione di vita, un’autonomia, una sua libertà di azioni e sentimenti. Purtroppo, nella loro “radicalizzazione”, gli uomini sono stati spiazzati, psicologicamente, da questa rivoluzione femminile, hanno fatto e fanno, ancora, fatica ad accettare il nostro risveglio, la nostra mutazione profonda e stentano, ancora, a riconoscerci molte forme di capacità realizzative e, soprattutto, di indipendenza”.

Nella sua straordinaria carriera, si è distinta, per i contenuti dei suoi testi sempre attenti ai temi sociali, come facevano i grandi cantautori come Fabrizio De André. Secondo il suo punto di vista, quanto la musica può essere da supporto, in questi casi, a chi si sente solo?

“La musica è una forma d’arte alta e sublime. Arriva dove altre espressioni non riescono, perché riesce a “rubare” l’attenzione dell’anima, non la aspetta. Un libro lo devo aprire. Un quadro lo devo osservare, un film devo scegliere di andare a vederlo, una scultura devo andare a cercarla, mi devo soffermare e devo capirla. La musica ti può arrivare, quando meno te l’aspetti, ti viene ad abitare dentro, spontaneamente, come un amore. Per questo, io affido, alle mie note migliori, i temi che mi stanno a cuore, perché si insinuino nel sentire comune, perché diano più voce a chi non è ascoltato, come è stato già nella vocazione di tanti grandi cantautori”.

La sua penna creativa e di grande spessore ha scritto per alcuni nomi tra i più importanti della musica come Gianni Morandi, Lucio Dalla, Renato Zero, per cui ha composto "Spalle al muro", Andrea Bocelli, Ami Stewart, Eros Ramazzotti e tanti altri. Queste importanti collaborazioni che cosa le hanno lasciato nella sua interiorità di artista?

La capacità di scrivere, in modo sempre nuovo, pur rimanendo fedele al mio stile. Hanno aggiunto la loro esperienza di artisti alla mia, mettendomi, sempre, in sfida, anche con me stessa e le mie capacità di autrice. Mi hanno messa in movimento, che è alla base di questo mestiere e dell’ispirazione giusta, per non esaurire l’entusiasmo e l’energia creativa”.

C'è stato un artista per cui avrebbe voluto scrivere o fare un duetto?

“Beh, ne ho fatti con grandi artisti come Dionne Warwick, con Amedeo Minghi al Sanremo del 2000, con Pino Mango nel brano “Il mio punto di vista”, ma, sicuramente, all’appello, ne mancano ancora tanti e spero di incontrarne, perché gli incontri artistici fanno bene, magari anche con alcuni più giovani, perché no?”.

Leggendo la sua biografia, figura anche il nome di Mia Martini. Ha avuto l'onore di conoscerla?

“Ero al mio esordio e ricordo che entrai, in uno studio, in cui lei stava registrando. Fu emozionante vederla al lavoro. Era concentratissima. Accanto a lei, c’era la sua cagnolina che adorava. Quello che cantava era già perfetto. Non aveva bisogno di correzioni, ma lei era scrupolosissima. Si riascoltava, ad occhi chiusi. Mi fece una tenerezza incredibile. Pensai tra me: “Ecco, come si deve essere interprete. C’è solo da guardare e imparare in silenzio”.

Ha preso parte anche al progetto musicale "Cantautrici", con Rosanna Casale e Grazia Di Michele, premiato con molti riconoscimenti. Quanto è influente ed importante, per lei, la forza delle donne unita in musica?

“Noi tre, per motivi e vite diverse, lo sapevamo già. L’unione femminile fa la forza, ma ne abbiamo avuto certezza, affrontando il periodo del nostro incontro. Storicamente, il più difficile, quello del Covid, in cui il mondo intero si è fermato. Si è distanziato e, forse, anche un po’ perso in una sorta di sterilizzazione di corpi e di anime. Non ci siamo abbattute, vi abbiamo creduto, fermamente, e abbiamo lavorato stoicamente. Abbiamo scritto insieme un disco di inediti e ce lo siamo autoprodotto. È stata un’esperienza difficile, ma bella, perché ci siamo fortificate nella stima e nell’amicizia. Oggi, andiamo fiere del nostro progetto “Cantautrici” e del disco “Trialogo” accolto molto bene, anche dal nostro pubblico che, ancora, ci aspetta in concerti, in cui è bello, ancora adesso, ritrovarci sullo stesso palco".

Il progetto è stato anticipato dal singolo "Povero Dio". Come è nata questa canzone dal testo molto forte?

“Sì, “Povero Dio” voleva essere una preghiera per tutti. Proprio così, per tutti. Eravamo chiusi, nelle nostre case e nelle nostre fragilità, e stento a credere che non sia arrivata l’esigenza, da dentro, di appellarci alla natura, al cielo e, perché no, ad una Fede. Perché anche gli atei o gli agnostici, per rispondere, con negazione o con indifferenza, devono considerarne la possibilità. Sarebbe come a dire che esiste solo il buio. Ma il buio altro non è che assenza di luce. Ma parlare di Dio, in questo tempo, risulta scomodo, fuori moda, forse è ingombrante e non ho mai capito perché, con superficialità, chi non crede si senta più intelligente di chi crede. Magari, ci si affida ai segni zodiacali e agli oroscopi, si è scaramantici e si fanno gli scongiuri, se passa un povero gatto nero a tagliare la strada o è più facile credere agli alieni che, pure, non vediamo, se non nei film o nella fantasia. In quei ragionamenti, ho visto un Dio perso, un Dio tramandato in modo sbagliato, riportato, fino a qui, in modo travisato, barattato, insultato, sostituito, ma non solo, per noi cattolici cristiani, anche per altri, che lo inneggiano, per fare guerre e spargere odio. Ho visto un Dio che, se ci osserva nell’avidità corrente, dopo averci creati “a sua somiglianza”, sicuramente, non ci ritrova più. E, in realtà, i “poveri” siamo noi, per non riuscire più a connetterci, attraverso i valori ai quali dovrebbe tendere ogni sana religione”.

Oltre a questo spettacolo, ha in serbo altri progetti musicali all'orizzonte? Ci può anticipare qualcosa?

“Si, ho un disco di inediti pronto e il mio vero sogno è una tournée teatrale che attraversi l’Italia intera, dove ripercorrere, con il pubblico, che mi segue, ormai da lontano, tutti i miei momenti più importanti toccati fino a qui”.

 

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