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Mariano Sabatini e i suoi...Trucchi d’Autore.

Due parole di introduzione sul personaggio Sabatini, così come già si presentò nella nostra precedente intervista:

"Ho sempre pensato di voler fare il giornalista, non saprei spiegare neanche troppo bene perché. È stato un approdo naturale, nutrito dalla patologica curiosità verso le persone, dalla propensione naturale a fare domande a raffica, volendo sapere, conoscere, svelare. Come sempre però la vita ha altri progetti per te. Ho iniziato a lavorare per piccoli giornali locali, scrivendo di cronaca spicciola. Poi ho preso a collaborare al “Tempo” di Roma, quasi subito alle pagine della cultura e degli spettacoli. In quel periodo però, metà anni Novanta, Luciano Rispoli mi chiamò per sostituire un suo autore al “Tappeto volante” e così ho intrapreso l’attività televisiva, a Tmc (progenitrice di La7), Rai, Odeon, eccetera. Ho firmato “Parola mia” su Rai Tre, “Uno mattina” su Rai Uno. Non ho mai smesso di scrivere per quotidiani e periodici (le gazzette del gruppo “Espresso”, “il Giornale”, “King”, “Punto.Com”, “Gioia”, “Radiocorriere”, “Film Tv”, eccetera, eccetera), curare rubriche, fare interviste, potendo incontrare per realizzarle personaggi sempre molto interessanti per un ingordo di racconti come sono io. Da qualche anno ho anche iniziato a scrivere e pubblicare libri, il primo – “La sostenibile leggerezza del cinema” – racconta vita e carriera del regista Mario Monicelli, il secondo e il terzo svelano i “Trucchi d’autore” di cento romanzieri italiani e stranieri. Uscirà presto il quarto sulla stessa linea."


Ti hanno ormai definito scrittore a tutti gli effetti, a volte mettendo da parte la tua grande carriera precedente, degna in assoluto di ammirazione per la molteplicità degli impegni e per il tuo percorso che può essere definito... surreale.

Attraversando tutti gli aspetti dell’essere artista, come ti vedi nei panni dell’uomo di penna?


Capita che mi definiscano scrittore, sì. E di solito mi imbarazza. Se per uomo di penna si pensa a un narratore, non mi ci vedo… Sarebbe bellissimo riuscire a creare storie. Avere la profondità e anche la leggerezza per riuscire a dedicarmi per molti mesi a un’illusione. Ultimamente mi capita di soffermarmi con più frequenza e insistenza su brandelli di storie, chissà che tra qualche anno non siate costretti a scontrarvi con un mio romanzetto. Intanto mi riesce meglio circumnavigare la creatività dei grandi narratori, come ho fatto negli ultimi due libretti sui Trucchi d’autore.

Tu che hai intervistato tanti, hai mai avuto difficoltà nel porti nei confronti di chi hai magari sempre e solo conosciuto attraverso una pagina stampata?

Non particolarmente, no. E ne ho intervistati oltre cento per Trucchi d’autore e Altri Trucchi d’autore, che racchiudono il meglio della produzione editoriale degli ultimi anni.

L’emozione, questo nodo che ti accarezza l’anima, è sempre stato uguale nell’incontrare i diversi personaggi o era ogni volta una sensazione nuova, differente?

L’emozione mi manca, mi dispiace. Sarà che faccio questo mestiere da tanti anni, sarà che i personaggi davvero degni di palpiti sono così pochi. Camilleri è un uomo carismatico, un monumento vivente e… fumante… Incontrandolo nella sua casa vicino alla sede di RadioRai a Roma ho avuto la sensazione che l’inventore di Montalbano si fosse ricreato un pezzo di Sicilia nella capitale. Una casa stracolma di libri, con i pupi siciliani sistemati qui e là, mobili scuri, un grande terrazzo coi limoni… Un piccolo rigurgito di emozione l’ho provato quando dalla casa editrice e/o mi comunicavano che Elena Ferrante, l’ectoplasma, accettava di rispondere via mail alle mie domande. Lei, che non sempre decide di rompere il silenzio stampa.

So che alcuni si sono fatti di nebbia, oppure disponibili la prima volta, la seconda si sono negati. Prima di qualsiasi mio intervento, puoi dirmi cosa ne pensi?

Penso che gente tipo Andrea De Carlo o Susanna Tamaro appartengano ormai più allo showbiz che alle patrie lettere. L’autore di Due di due o Di noi tre, che pur ho molto amato, lambisce le lande del ridicolo quando si fa fotografare nelle retrocopertine in pose plastiche.

Personaggi come Baricco, che tengono lezioni a chi partecipa alla scuola di Torino, senza problema alcuno in fase di presentazione di nuovo libro o nuovo autore, perché poi si allontanano così tanto dai fruitori delle loro opere? E’ normale scrivere per il pubblico e poi negarsi ad esso, senza alcuna motivazione se non... la notorietà acquisita?

Non è per niente normale. Lo capirei se l’esilio fosse totale e incondizionato, come per Salinger e altri. Ormai pure Mina col suo vedo e non vedo irrita chi la segue con ammirazione. Baricco e Tamaro si negano alle interviste e poi magari non disdegnano comparsate a Porta a porta, vedi Tamaro, o a Very Victoria su Mtv, dove se non ricordo male De Carlo si è messo a piedi nudi, la condizione per lui ideale per scrivere… Mah! 


Esiste un modo per presentarsi ai lettori riuscendo in qualche modo a far andare d’accordo la sfera pubblica con quella privata?

Basterebbe mostrarsi per quello che si è, senza costruzioni, infingimenti e soprattutto senza la mediazione di agenti letterari o addetti stampa mastini. 

Ho visto che hai intervistato Enrico Brizzi, come è capitato anche a me. Quale è stata la tua impressione? E’ possibile scrivere in un modo ed essere l’esatto opposto di ciò che si trasmette?

Ho conosciuto Brizzi tanti anni fa, ai tempi del suo esordio, quando ebbi modo di invitarlo in tivù. Era molto timido, spaesato. Ho l’impressione che sia molto più gentile di quanto voglia apparire o appaia. Un giovane uomo che segue le sue passioni, cosa che gli dà un appagamento e una serenità di fondo. Magari sbaglio… Anni fa inseguii per settimane per invitarla in tivù anche Isabella Santacroce, per il suo primo romanzo, Fluo. Era stramba anche all’epoca, ma ora fa la star, si presenta con la maschera. Un po’ troppo costruita.

Tu che chiedi ad ognuno i modi, i segreti, i trucchi, le abitudini... tu, come vivi il tuo scrivere? Pc? macchina? Penna? musica? luogo preferito?

Scrivo tanto, per le mie collaborazioni giornalistiche e per i miei libri. Non mi faccio troppe domande. Non posso permettermi di aspettare il soffio dell’ispirazione. Accedo il pc e parto, solo col pc, perché senza non so più organizzare un testo lungo ma solo appunti. Scrivo a gambe incrociate sul divano, col portatile sulle gambe e la tv perennemente accesa, magari a basso volume, per la rubrica di critica tv che tengo sul quotidiano Metro. Ho anche uno studio, piccolo, foderato di libri, ma ci vado poco.

E il tuo libro in uscita, di cosa parlerà? Ti va di darci un’anteprima?

Sarà un lungo racconto degli anni della gavetta di giornalisti famosi: Ruotolo, Calabrese, Zucconi, Sotis, Signorini, Cuffaro, Cambria, Mastrogiacomo, Maglie, Giordano, Feltri, Zincone e tantissimi altri. Titolo, Ci metto la firma!, e magari avremo modo di riparlarne ad aprile quando è prevista l’uscita dall’editore Aliberti.

Ti va di raccontare, di entrambi i libri, quali sono stati gli autori che più ti hanno coinvolto, che più ti hanno convinto che ancora oggi essere scrittore e non lavorare di scrittura, si può? Sono esistiti scrittori così nelle tue interviste?

Eccome, ce ne sono tanti. Dacia Maraini crede in quello che fa, e vive in modo coerente. Ha gli occhi che parlano, vive per molto tempo appartata tra i boschi attorno a Pescasseroli, ma quando c’è si impegna, partecipa dice la sua. Non disdegna la tv, rilascia interviste, non se la tira insomma né vive nella classica torre d’avorio. Essere scrittore è una responsabilità, oneri e onori.
Mi ha affascinato Rosetta Loy, mi piace Isabella Bossi Fedrigotti, Romana Petri. Apprezzo il lavoro di Marco Vichi, Raul Montanari, Eraldo Baldini, Elisabetta Bucciarelli, Claudio Camarca.
Chiara Gamberale vive quello che scrive.
Adoro Barbara Alberti, principessa della penna, sparge intelligenza ovunque vada e la cattiva televisione che frequenta con generosità non può e non sa intaccarne grazia e genialità. 

Dopo l’impressione generale di distacco e non emozione che hai affrontato nella stesura di questi vade mecum, ti sei fatto un’impressione generale di una "casta" o credi che anche nel mondo letterario ognuno riflette solo ciò che è? Mi spiego meglio, si può rimanere fedeli al proprio essere in ogni caso anche di fronte alle luci della ribalta? Passare da ragazzi timidi a uomini pieni di sé cambiando atteggiamento in modo radicale è ciò che accade, o siamo già quello che viene fuori?

Non siamo di fronte a una casta, perché grazie a dio gli scrittori non hanno un Ordine professionale né sono sindacalizzati. Gli scrittori perdono naturalezza, slancio e sviliscono la propria singolarità quando vengono fagocitati da agenzie di comunicazione o strateghi del marketing. Oppure, come nel caso di Carlo Lucarelli, si abbuffano di collaborazioni, lavori, multimedialità. Ormai Lucarelli è apprezzato e riconosciuto solo per il ruolo di conduttore a Blu notte. Da quanto tempo non azzecca un romanzo? Ed è un peccato perché i suoi esordi lasciavano ben sperare. Più che un narratore è un copyright. Made in Lucarelli. 

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