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Marco Rubio, l’Obama repubblicano perfetto per l’eventuale vicepresidenza

Il senatore della Florida Marco Rubio al centro dell'attenzione per la copertina su Time. Le primarie repubblicane si surriscaldano sull'immigrazione. Martedì si vota in Arizona, stato decisivo per la nomination.

Questa settimana Time dedica l’articolo di copertina a Marco Rubio, senatore della Florida pro-immigrazione, che cerca di convincere il Grand Old Party anti-immigrazione. Ci riuscirà?

Con un’intervista esclusiva a Marco Rubio, senatore della Florida nato a Miami da genitori cubani, Time mette in copertina la politica anti-immigrazione dei repubblicani e i latinos dell’Arizona, stato in cui martedì prossimo si voteranno le primarie che potrebbe risultare decisivo per le elezioni di novembre.

L’Arizona è al confine col Messico, si pone quindi in una posizione politica di primo piano per quanto riguarda l’immigrazione. Negli Stati Uniti si calcola ci siano circa 11 milioni di clandestini, in larga parte arrivati dal Messico e dai paesi latino-americani vicini. I latinos presenti nel paese, dal censimento del 2010, risultano essere circa 56 milioni – il 16 per cento dell’intera popolazione statunitense – mentre gli afroamericani sono meno di 40 milioni. Nel mega-censimento del 2000 la popolazione afro era di circa 45 milioni, mentre gli ispanici erano attorno ai 40 milioni. I numeri si sono invertiti in poco più di dieci anni. Con questa media arriveranno a 100 milioni nel 2050, cioè un americano su quattro sarà latino: il più grande paese al mondo in cui si parla lo spagnolo dopo il Messico.

Vista la premessa è normale che il dibattito delle primarie volga verso l’immigrazione, specialmente se la prossima contesa è nello stato col più alto tasso di immigrati di tutti gli Stati Uniti.

In Arizona Obama vinse nel 2008 col 67 per cento dei voti ispanici grazie alla promessa di una nuova politica pro-immigrazione. Quella promessa Obama l’ha disattesa largamente, risolvendo il problema dell’immigrazione clandestina con le solite deportazioni di massa verso il confine messicano. Quindi, anche se il voto ispanico è al 70 per cento democratico, negli ultimi anni sono aumentati i consensi ai repubblicani grazie all’apertura di G. W. Bush (quando era presidente) e di John McCain (ex senatore dell’Arizona).

Quest’anno l’occasione di recuperare il voto ispanico sarebbe a portata di mano, ma l’ala più radicale dei repubblicani ha dato vita ad una linea anti-immigrazione talmente oltranzista che Obama verrà riconfermatodai latinos anche se la politica del presidente equivale a zero. In soldoni significa che il Tea Party in Arizona è un gap insormontabile per chiunque sarà il candidato presidente.

Ed è qui che entra in gioco Marco Rubio.

 

 

L'Obama repubblicano

Marco Rubio, l'Obama repubblicano

Giovane, bello, popolare. Con queste edificanti credenziali, il senatore della Florida sta cercando di convincere il Gop ad allentare la linea anti-immigrazione, sposando la sua molto più moderata e aperta verso i clandestini: «Se i vostri figli la sera andassero a dormire affamati e non aveste altra scelta, fareste la stessa cosa». Rubio spera di evangelizzare i conservatori superando l’oltranzismo dei teaparties. Le sue parole sono semplici e passionali.

Rubio cerca di spiegare le ragioni che portano i messicani a sconfinare negli Usa, ma non cerca giustificazioni o amnistie, bensì l’apertura “umana” verso questa gente portando il dibattito politico sun un altro punto di vista: quello del clandestino. La sua è semplicemente politica. Difatti vorrebbe convincere il Grand Old Party che i clandestini di oggi saranno gli elettori repubblicani di domani; vuole far comprendere ai suoi colleghi di partito che ogni anno circa mezzo milione di ispanici diventa maggiorenne con facoltà di voto: «non chiudete le porte, siate meno intransigenti», chiede Rubio.

Marco Rubio è il perfetto futuro vice presidente. Sia Romney che Santorum (ma anche Gingrich) farebbero bene a tener presente le enormi potenzialità del quarantenne senatore cubano definito dalla base teaparties addirittura “l’Obama repubblicano“. I numeri stanno dalla sua.
L’anno scorso decise di candidarsi al Senato in Florida. Il più attempato ed esperto Charlie Crist, il governatore dell’era post Jeb Bush, si accorse che era il momento sbagliato per scontrarsi con “la ragazza più corteggiata del liceo“, e quindi per non essere umiliato decise di candidarsi da indipendente. Rubio vinse facilmente le primarie e alle elezioni battè con larghissimo margine il deputato democratico Kendrick Meek. Charlie Crist fu umiliato lo stesso.

Il 2 ottobre esce la prima autobiografia di Marco Rubio, “Un Figlio dell’America”, quindi ben oltre la convention di Tampa programmata dal 27 al 30 agosto. Su Amazon si può prenotarla fin da adesso, mentre si potrà comprare già a luglio un’altra biografia, ”L’ascesa di marco Rubio“, scritta da Manuel Roig-Franzia del Washington Post. Da qui a Tampa probabilmente ne vedremo anche delle altre.

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