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Maniero e De Pedis: il cielo perdona. Noi no

Oltre alle imprese criminali, un filo “celeste” lega due dei capi delle organizzazioni criminali che hanno riempito le cronache e la bibliografia sulla malavita italiana.

Enrico De Pedis, detto Renatino e Felice Maniero, detto Faccia d’Angelo.

Nomi più altisonanti di una ricerca alla santificazione e al rapporto con Dio da parte di chi, la vita, soprattutto quella degli altri, non l’ha rispettata anzi, l’ha calpestata ed alcune volte violentemente rubata.

De Pedis: le cronache sono piene della sua conversione e della sua sepoltura a Sant’Apollinare a Roma. Sepoltura che si è guadagnato dando prova, sicuramente con grandi lasciti economici o chissà che altro, di essere pronto alla redenzione e al perdono dell’Altissimo. Ha cercato di comprarsi il posto in Paradiso e salvarsi l’anima.

Niente di male se si stesse parlando di un paradiso “ateo” o di un cimitero “privato”. Ma la Chiesa, che è sempre molto attenta all’aspetto morale e moralistico dei comportamenti in vita degli esseri umani (una prova l’abbiamo in questi giorni con le dichiarazioni di Bagnasco), dovrebbe riflettere bene su questi casi discutibili.

Felice Maniero è invece ancora in vita e anche in gran forma da quello che si legge nelle sue interviste. Maniero, la sua conversione l’ha fatta davanti ai magistrati prima, comprandosi la libertà usando la delazione come merce di scambio.

Si è purificato dagli omicidi commessi e fatti commettere dai suoi “soldati”, cosa di cui sembra essersene dimenticato. Per l’avvicinamento alla religiosità, essendo lui ateo, si sta adoperando in modo equilibrato. Senza grandi scossoni, senza grandi gesti che possano essere considerati “di comodo”.

C’è da premettere una cosa: Felice Maniero ha vissuto gli ultimi anni nascosto, con nuove identità e sempre protetto. In questi anni di vita nelle vesti di “collaboratore di giustizia”, anni sicuramente duri e pericolosi, non ha mai rilasciato interviste.

Ha scritto un libro sulla sua vita con Andrea Pasqualetto, (che presumo per pudore, sia stato ritirato dalle librerie). Opera, peraltro, da cui è stata tratta una mini-fiction che uscirà nel 2012.

Solo per la fine della sua pena ha donato al mondo un po’ del suo verbo, sempre con Pasqualetto del Corriere, sempre cercando di dimenticarsi su quello che non ha mai pagato. Ma la conversione al cattolicesimo è nell’aria. La ricerca di un futuro oltre la morte privo di gironi infernali da visitare, sta avvenendo.

E’ di pochi giorni fa infatti l’uscita di una sua intervista al Messaggero di Sant’Antonio, all’interno di uno speciale molto bello che andremo quasi integralmente a pubblicare.

L’intervista dalle molte tematiche etiche, viene considerata una sorta di rimborso ai fedeli per avere “rapito” il mento del Santo nel 1991.

Difficile, in quelle sue parole, riconoscere lo spietato boss che inondò il triveneto di eroina e che uccise e fece uccidere tutti quelli che avevano qualcosa da ridire o che cercavano spazio nell’ambito dell’organizzazione. Difficile credere al suo avvicinamento, alla redenzione. Insomma, fa l’imprenditore probabilmente con la tranquillità del suo tesoretto mai trovato.

E se redenzione vuole essere, che lo sia fino in fondo, ripagando realmente la società in modo credibile. Non basta aver fatto arrestare centinaia di persone (Tra cui alcuni innocenti). Cambiano gli scenari, cambiano i protagonisti, cambiano le motivazioni e le finalità ma tutti cercano incessantemente la fuga dalla loro storia.

Eppure a cercare il patteggiamento con Dio non è chi ha pagato i propri errori con una giustizia “giusta”, ad essere toccato dalla fede ma chi, invece, la propria pena in realtà non l’ha mai pagata.

Maniero come De Pedis, due facce della stessa sporca medaglia. Due modi per guadagnarsi quella rispettabilità in cielo che in terra non riusciranno a riconquistarsi mai più.

 

(Alessandro Ambrosini)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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