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Malraux e Gide al primo congresso degli Scrittori Sovietici

“Carnet dall’URSS” di A. Malraux (Excelsior 1881, 2007), è un libricino che raccoglie gli appunti del viaggio iniziato dall’autore nel giugno 1934, per partecipare al primo congresso degli scrittori sovietici, che riunì oltre settecento scrittori, cinquanta dei quali stranieri (al secondo congresso del 1956, di quei numerosi scrittori sovietici, solo cinquanta sono ancora in vita e moltissimi sono scomparsi in Siberia o nel nulla).

André Malraux (1901-1976), scrittore, partigiano e Ministro della Cultura con De Gaulle (1959-1969), è uno degli ultimi miti del ‘900 e un raro esempio di intellettuale con “l’attitudine all’azione unita alla cultura e alla lucidità”. Anticipatore dell’esistenzialismo e delle tematiche di un mondo sempre più globalizzato, fu fedele solo al bisogno di superare se stesso, perseguendo gli obbiettivi dell’umanesimo, della fratellanza, del dialogo e della multiculturalità (in questo scritto non aveva ancora preso le distanze dal comunismo).

Tra gli incontri con scrittori e artisti del tempo (i cinefili potranno trovare molti spunti interessanti sui registi e sui film dell’epoca) si trovano molte comparse di bambini, contadini, donne, ecc. Cito quindi alcune testimonianze importanti ed altre di persone comuni: Aleksej Nikolaevic Tolstoj: L’essenza dell’arte sta nell’opposizione tra realismo e naturalismo. Il naturalismo è la fotografia. Non ha alcun interesse. Il realismo è conservare dei personaggi veri, ma dando loro qualcosa in più”. Ilja Erenburg: “L’amicizia fra uomo e donna c’è già, è il matrimonio” (in effetti in molti casi lo è davvero). Boris Pasternak: “Non sacrificate la vostra personalità al successo”. Impiegata delle poste: “Compagno Erenburg, ho stracciato il telegramma. Diceva: I rapporti sessuali tra uomini sono proibiti. Che idioti, quelli di Mosca! Come se ci potessero essere rapporti sessuali tra uomini!” (Erenburg risponde che l’idiota e l’impiegata perché la soddisfazione individuale toglie troppo tempo alla produzione e il sesso è peggio della vodka). Contadino: ci sono contadini che sotterrano il loro grano con tutti i riti religiosi. Il grano nelle bare. Sotto le bare. C’è la carestia ma i contadini lasciano morire di fame moglie e figli con il grano sotterrato nel giardino (quei grandissimi idioti degli intellettuali comunisti non riuscivano ad immaginare che requisendo tutto il raccolto di un anno, non ci sarebbe rimasto il grano per piantarlo l’anno successivo e quindi si sarebbe poi verificata una carestia quasi totale e sarebbero morti non solo i contadini più deboli e sfortunati ma anche gli operai e tutto il resto della popolazione).

E poi cito un esempio di “emozione comunista”: la Gelosia Sovietica: se la donna è una comunista, sta zitta e scrive alla polizia. Se è “un’intellighenzia”, non dice e non fa nulla. Se è una contadina o un’operaia si precipita sull’altra donna e la prende a sberle. A questo punto vorrei fare un confronto con la Gelosia Capitalista della società dell’immagine e dell’informazione: se la donna è sposata e amante del lusso, sta zitta e va dall’avvocato per chiedere gli alimenti, se la donna è intelligente e moderna, non dice nulla e si fa una bella scopata col primo giovanotto che capita. Se è una contadina o un’operaia si getta sull’altra donna e le strappa i capelli o mette in giro strane voci peggiorative dell’immagine dell’avversaria.

Nelle due Appendici il lettore più attento troverà una lettera di Malraux ad André Gide ed il “Messaggio al Primo Congresso degli Scrittori Sovietici di André Gide che nella sua semplicità sintetizzo qui di seguito: “… la lettura, l’arte può servire la rivoluzione, certo, ma non deve preoccuparsi di servirla… preoccupandosi unicamente della verità, l’arte serve necessariamente la rivoluzione. Non la segue, non vi si sottomette, non la riflette. La illumina”… Il suo compito è oggi quello di instaurare, nella letteratura e nell’arte un individualismo comunista… Ogni artista è necessariamente individualista, per quanto forti possano essere le sue convinzioni comuniste e il suo attaccamento al partito. Soltanto così la sua opera può essere utile e servire la società… Ogni grande artista (dovrei dire: ogni grande uomo) deve avere un’unica preoccupazione: divenire il più umano possibile… Lasciamo sorridere coloro che sostengono che l’uomo resta sempre e ovunque simile a se stesso e concediamogli pure che possa cambiare solo l’idea che l’uomo si fa di se stesso. Ciò equivarrebbe a dire che quest’idea dell’uomo si era falsamente snaturata sotto un cumulo di convenzioni e di maschere apportate lentamente dalla cultura… di deformazioni più o meno consapevolmente accettate… E forse basta rifiutare queste maschere perché riappaia l’uomo naturale, l’uomo vero. E tutto questo perché l’uomo resta e resterà a lungo, sempre, da scoprire. Questa incessante scoperta e riscoperta dell’uomo deve essere il fine di ogni scrittore di valore”.

A tutti i giornalisti, di professione e non, conviene invece ricordare questo pensiero di Malraux: “Niente è più pericoloso che raccogliere informazioni facendo domande e chiedere idee a uomini che non ne hanno”.

P.S. Invece alcuni anni prima, esattamente nel 1926, Joseph Roth, un grande scrittore austriaco, di ritorno da un viaggio in Russia disse a una conferenza: “Signori, questa sera mi sforzerò di dimostrarvi che la borghesia è immortale. La più crudele di tutte le rivoluzioni, la rivoluzione bolscevica, non è stata in grado di annientarla, e non basta: essa ha creato il proprio ceto borghese”. Una classe burocratica privilegiata che assomiglia molto a certe caste politiche, bancarie e professionali presenti oggi in Italia, ma non solo…

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