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Loretta Napoleoni, l’Italia e la democrazia all’asta

“Democrazia Vendesi” è un saggio di Loretta Napoleoni che riesamina le varie complicazioni legate alle crisi economiche liberiste (è uscita l’edizione economica bestBUR a gennaio 2014).

Quasi tutte le menti normodotate più o meno scolarizzate si fanno intimorire dall’antico mito del debito. In realtà la concezione colpevolizzante del debito è una costruzione sociale alimentata dalle caste dirigenti per accentrare il potere e per controllare meglio le persone. Infatti quando un debito non viene ripagato non esiste un solo responsabile, ma esistono tre responsabili alla pari: il creditore che è stato troppo avido o troppo stupido nel concedere il prestito, il debitore che è stato troppo ottimista, troppo spendaccione o troppo sfortunato, e il governo che non riesce a tenere sotto controllo il sistema economico e i tassi di interesse. Tutti e tre dovrebbero quindi ripartire la responsabilità su ogni somma perduta a causa degli effetti della stagnazione e della depressione. Un discorso a parte meriterebbe la questione del ritardo delle amministrazioni pubbliche nei pagamenti che sono la causa principale di molte catene di fallimenti privati.

Comunque alla fine dei conti “Per ridurre il debito lo Stato ha tre alternative: aumentare le tasse, vendere il patrimonio pubblico, ridurre la spesa pubblica. Oppure una quarta, fare tutte e tre queste manovre in contemporanea” (p. 114). Però con l’aumento delle tasse si deprime l’economia, riducendo la produzione e quindi il gettito fiscale. Con la vendita del patrimonio pubblico si ottengono solo risultati a breve termine. Ridurre la spesa pubblica è la cosa più saggia, se si rispetta la spesa utile (istruzione, pensioni e servizi) e si riduce la spesa inutile (ad esempio i costi amministrativi delle varie caste e le pensioni di lusso dei privilegiati pubblici e privati).

Quindi l’Italia sta ripetendo il cattivo esempio del “Regno Unito tra il 1918 e il 1933, come sottolinea un’analisi comparativa fatta nel 2012 dal Fondo Monetario Internazionale. Per far fronte ai debiti ingenti contratti durante la prima guerra mondiale il regno venne messo a dieta, a base di tagli drastici della spesa e aumenti delle tasse. Il risultato: 15 anni di deflazione durante i quali l’economia si contrasse annualmente dello 0,2 per cento, la disoccupazione aumentò, ma anche il rapporto fra debito e Pil crebbe passando dal 140 per cento nel 1918 al 190 per cento dieci anni dopo” (p. 126).

D’altra parte per Loretta Napoleoni esiste “un modo per ottenere gli effetti positivi di una cancellazione del debito senza ammetterla apertamente. La BCE potrebbe trovare il sistema di aiutare i governi dei Paesi in crisi della periferia a riacquistare una quota del proprio debito. In fondo è quello che ad agosto si è fatto con la Grecia attraverso l’intervento dell’ELA, la sezione speciale della BCE”. A questo punto lo Stato italiano potrebbe emettere “titoli che le banche nazionali acquisterebbero, per poi scontarli alla Banca d’Italia, che a sua volta stamperebbe gli euro con i quali il governo ricomprerebbe il debito, tutto grazie alla garanzia dell’ELA”. In teoria gli speculatori internazionali non dovrebbero causare grossi problemi, dato che “sono sempre cauti nell’attaccare chi stampa denaro” (p. 175).

Questi fatti non ci devono distrarre dal nodo inestricabile della questione, che andrebbe tagliato di netto con una prova di forza comunitaria, cioè con la richiesta referendaria dell’abolizione della legge che permette l’attuale gestione paramafiosa dell’asta dei titoli di debito pubblico. Da quando è stato “Eliminato il vincolo all’acquisto da parte di Bankitalia dei titoli residuali, e quindi non collocati, lo Stato si vede costretto ad aumentare i tassi di quelli che non è riuscito a piazzare nelle aste. Si innesca un meccanismo che porta le banche a non acquistarli volutamente, per costringere lo Stato ad aumentarne ancora di più il tasso, nel tentativo di collocarli tutti. E dato che l’interesse finale, più alto di quello iniziale, si applica a tutti i titoli, le banche con questo giochetto acquistano obbligazioni a tassi ben superiori a quelli di mercato” (p. 69).

Tutto qui, ma la gente pensa a stare comoda sul divano, magari con un banale maxischermo davanti. Molti si limitano a lamentarsi nei bar se non riescono a trovare lavoro. I più furbi non hanno perso tempo in chiacchiere e si sono già trasferiti in paesi più civili. Del resto si fa presto.

Nota - Secondo Loretta Napoleoni “L’Eurobond quale soluzione della crisi del debito sovrano europeo farebbe lievitare lo spread dei titoli tedeschi piuttosto che diminuire quelli della periferia” (p. 167).

Nota personale - Bisognerebbe istituire il diritto di ignorare i decreti legge (le leggi provvisorie di stampo governativo in attesa dell’approvazione parlamentare) che producono gravi danni sociali e personali. E occorre legittimare il sacrosanto diritto dei cittadini di contestare una legge e quindi di poter fare un ricorso veloce e personale alla Corte Costituzionale.

Nota costituzionale - Dato che agli Italiani piace complicarsi la vita, provo a dare un suggerimento che verrà disatteso: l’attuale Senato andrebbe sostituito con una Camera delle Regioni, costituita da un organico molto snello per facilitare la discussione e l’approvazione delle leggi. Basterebbero una quarantina di deputati regionali, rappresentati da tutti i Presidenti della Giunta Regionale e da tutti i Presidenti del Consiglio Regionale, più i presidenti delle Province Autonome di Trento e di Bolzano. Però prima di insediarsi dovrebbero fare tutti un periodo sabbatico di un mese in un altro paese, ad esempio in Germania o in Svizzera, per poter imparare il minimo indispensabile sui processi di civilizzazione e sul vero federalismo.

Nota supplementare - Cari presidenti, ministri, sottosegretari e burocrati vari, dovete cercare di ricordarvi che qualsiasi cosa facciate, sarete sempre dei semplici ospiti nella Casa degli Italiani (il Parlamento).

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.121) 1 aprile 2014 19:08

    Prescindo da Loretta Napoleoni e dalle sue teorie sul debito .
    Il principio imprescindibile per chiunque contragga un debito è quello di onorarlo . Punto .
    Contesto pure il fatto che per ridurre il debito si debba necessariamente aumentare le tasse o ridurre la spesa pubblica . Ma chi lo ha detto ? Questa è una classica visione neoliberista di chi ci ha portato ai guai che sono sotto gli occhi di tutti .

    Suggerisco almeno altre tre strade per abbattere il debito pubblico :
    - Lotta vera e dura all’evasione e alla elusione fiscale che vale almeno 150 miliardi l’anno .
    - Patrimoniale secca su rendite e capitali a partire da un tot .I privati che si sono arrichiti a danno del pubblico sono chiamati a contribuire per il riassetto del bilancio.
    - Lotta serrata agli sprechi e ai privilegi ,specie nella pubblica amministrazione .

    Sono esattamente le tre cose che nessuno ha mai fatto ,se non a chiacchere . Silvio addirittura , mentre prometteva , ci metteva i paletti di traverso . Renzi promette ma per ora siamo soltanto ai segnali di fumo con iniziative che sanno molto di spot elettorale e di demagogico ,comunque vedremo ,se son rose fioriranno.

    Con questa tri-ricetta , senza essere Loretta Napoleoni o chi per lei visto che più gli economisti pontificano di economia e peggio va , si raccoglierebbero non meno di 450 miliardi di euro , ovvero la metà della spesa pubblica corrente di un anno .
    Il problema è che nel paese dei privilegi nessuno è disposto a collaborare .
    Ergo ci vuole qualcuno che lo impone "erga omnes" , anche se necessario a calci nel sedere o spedendo in galera (ma sul serio ) quelli che sgarrano.
    ciao

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