• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Lo zoo di 105 e le bestie d’Italia (e del web)

Lo zoo di 105 e le bestie d’Italia (e del web)

L'Italia si conferma sempre più il paese dei paradossi, persino quando si parla di programmi radio.
E' di queste ore l'incredibile annuncio del dj Marco Mazzoli a proposito del suo tanto discusso programma radiofonico “Lo zoo di 105”, il quale avrebbe (diamo margine alla speranza) chiuso definitivamente i battenti. Ma stavolta non sono state né le molteplici querele, né i richiami dei dirigenti di Radio 105 a scrivere la parola fine a questa lunga avventura durata 15 anni, bensì quelli che potremmo ribattezzare “pseudo-fans” o haters dell'ultima ora.
 
Tutto cominciò nel 2011, quando gli ex componenti Paolo Noise, Fabio Alisei e Wender lasciarono il programma per approdare nella rivale Radio Deejay, in particolare con Albertino (peraltro in passato preso di mira dallo Zoo mediante la parodia “Schifomerda dj”) ideando il programma concorrente nella stessa fascia oraria dello Zoo: “Asganaway”.
 
Per fare un paragone, è un po' come certi calciatori che passano dall'Inter al Milan. Marco Mazzoli quindi venne costretto a rivoluzionare la formazione del programma, “promuovendo” Gibba come seconda voce e includendo Herbert Ballerina (divenuto celebre per una parte nel film “Che bella giornata” di Checco Zalone”), Alan Caligiuri, Ivo Avido e la partecipazione “esterna” di Maccio Capatonda. Ciò comportò, purtroppo, una rivoluzione anche del repertorio del programma che divise, senza troppe polemiche, i fan.
 
Quando ecco che ad agosto di quest'anno arriva la notizia che solleva il polverone: Paolo Noise torna nello Zoo, sostituendo Gibba. Non lo avessero mai detto: il profilo facebook si indigna all'urlo di “traditore”, “torna da dove sei venuto” e altri messaggi persino minacciosi. Evento che, dopo una settimana di diretta, ha condotto Marco Mazzoli alla decisione di chiudere definitivamente (forse) il
programma.
 
Personalmente non mi ritengo esattamente un fan per diversi motivi: perchè non sono un assiduo ascoltatore (a causa dei miei molteplici impegni) e perchè alcuni temi sono stati trattati con eccessiva superficialità (immigrazione e omosessuali) e a volte a sfiorare la diffamazione (vedi il caso della bufala Annamaria Franzoni, portatrice dello stesso cognome della moglie di Romano Prodi).
 
Potendo esprimere un'opinione personale, ritengo che il cambio di formazione avvenuto tre anni fa abbia penalizzato la qualità del programma: Gibba non ha la stessa capacità di intrattenere di Paolo Noise, manca la battuta rapida e improvvisata di Fabio Alisei, sostituita dalla comicità “elementare” di Herbert Ballerina. Ma ripeto, sono solo opinioni personali e come tali poco contano. 
 
Alla fine lo prendo solo per ciò che è: una semplice trasmissione radiofonica. Peccato che a quanto pare non tutti la pensano così. Infatti la follia dei “fan”, utilizzando il web come moderno agorà della polemica, ha generato una sorta di “Che cosa sono le nuvole?” in chiave moderna, dove l'audience sale sul palco e uccide i protagonisti per portare in trionfo i nemici. Il tutto amalgamato con il clima di astio (forse inconsapevolmente esagerato) che lo Zoo ha generato nei confronti dei principali concorrenti di Deejay, venendo a creare un clima da stadio che alla fine sembra essersi ritorto contro.
 
Magari sarà stata anche esagerata la reazione di Marco Mazzoli, ma il punto non è neppure questo.
Un paese di cittadini assuefatti a qualsiasi porcata trova le forze di lamentarsi nei confronti di un dj che cambia radio. Come a dire che i problemi della vita sono questi. Un paese in cui un Presidente del Consiglio si può persino permettere il lusso di chiamare “eroe” un mafioso assassino. In cui i senatori cambiano schieramento e fanno cadere governi in cambio di denaro o favori. In cui, come ad Augusta, l'inquinamento e le malattie professionali decimano la popolazione mentre si parla tanto della bufala dell'ebola (da medico posso dirlo tranquillamente). In cui lo Stato ha trattato con la mafia. In cui il conflitto d'interessi non è ancora reato. In cui il precariato diventa un'arma nei confronti dei lavoratori per ottenere consensi. In cui la mafia e la clientela soffocano il sud e ora anche il nord dell'Italia. In cui gli appalti diventano solo un'occasione di magna magna per il politico o mafioso di turno, invece che di interesse per la collettività. In cui un ex ministro dei trasporti, parlando di Ponte sullo Stretto, diceva che con la mafia bisogna imparare a convivere. Il paese primo venditore di armi nei luoghi di conflitto e che ha pure il coraggio di lamentarsi se i rifugiati sono di passaggio in Italia per sfuggire a morte certa. E potrei andare ancora avanti.
 
No, lo scandalo di questo paese non si chiama Marcinkus, Berlusconi, Dell'Utri, Penati, Riina, Cuffaro, Lombardo, Scajola, Vendola e Grillo. Gli scandali sono Mazzoli, Noise, Alisei e Linus.
 
Beato chi la pensa così: evidentemente non si pone abbastanza problemi nella sua vita, tanto che deve inventarseli. Beato chi non si informa e non sa dove stiamo andando a finire. Beato chi non ha un parente che sta male, chi non è precario o disoccupato. Perchè solo questo riesco a pensare di queste persone che si sfogano per queste piccolezze su Facebook. Beati voi che non avete chiara la situazione. Beati voi che guardate il dito e non la luna.
 
A questo punto speriamo che Mazzoli e Noise si diano alla politica: magari tradiranno anche lì, ma non si scandalizzerebbe nessuno. E peggio dell'attuale classe dirigente difficilmente farebbero.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità