Lo sport in tv: come cambia la televisione sportiva in Italia

Le grandi concentrazioni mediatiche che trattano lo sport in Italia sono 3: Sky Sport, Rai Sport, Sportitalia ed Eurosport. Le altre realtà cercano la nicchia dello sport singolo oppure hanno un respiro locale che gli basta e avanza. Ma come vengono identificate dal telespettatore e cosa questo sconosciuto chiede alle diverse redazioni?
Sky Sport è la tv del calciomane imperterrito, che vuole sapere tutto della propria squadra e spesso in mancanza di notizie sulla Reggina o il Catania si accontenta di quelle strabocchevoli su Adriano e Mourinho. Tutte le trasmissioni di calcio hanno sempre le notizie più aggiornate e gli editor che le curano sono quasi perfetti. Al di là del calcio, Sky dà soddisfazione agli amanti del volley e basket italiano, dell’NBA (le trasmissioni di Tranquillo-Buffa sono dei piccoli saggi sul costume americano oltre che sapienti lezioni del chiacchierare di sport) e del rugby internazionale. Poi si cerca soprattutto l’evento con Wimbledon,
Si puntava molto sui club, quasi per nulla sulle nazionali. Uso l’imperfetto perché con i Mondiali di calcio del 2006 i manager di Sky Sport hanno compreso un elemento del nostro gusto sportivo nazionale abbastanza chiaro: l’appuntamento sportivo per eccellenza da mettere in agenda è prima di tutto quello che riguarda la nazionale. E questo è valido soprattutto per gli sport minori, purtroppo mal vissuti dal pubblico medio che non sente appartenenza di nessun tipo con la squadra di basket, volley, baseball, ecc, della propria città. Restano sacche di tifosi per gli sport di serie B (li chiamo così per intenderci) che si vanno sfaldando a favore del dio calcio e per colpa della tiritera delle tre squadre-nazione, Milan, Inter e Juve tifate dai giovani senza nessun aggancio territoriale. Con queste nuove prospettive Sky ha voluto fortissimamente accaparrarsi la nazionale di calcio negli eventi principali (Mondiali e Confederations Cup) e soprattutto le Olimpiadi, altro mega-evento che l’italiano medio segue per spirito di patria.
Prendere i mondiali inoltre ha segnato un salto di qualità non tanto negli abbonamenti ma nel valore relativo dato dall’italiano medio ai canali sportivi di Sky. Ad un tratto Sky Sport ha perso le caratteristiche di canale-stadio (incontrarsi per vedere su Sky la partita era la sua funzione primaria) ed è diventata canale-quotidiano (accendere Sky per sapere l’ultima su quello che ci interessa). Varare Sky Sport 24 è la chiusura del cerchio perfettamente compreso. L’obiettivo dei manager di Sky Sport è diventare canale-amico, il che vuol dire mettere in pista un palinsesto con tanti personaggi riconosciuti e stimati più per quello che sono stati che per quello che dicono e una serie di eventi mainstream da pubblicizzare a tappeto. Prevedo che nel giro di qualche anno Sky darà sui suoi canali tutte le partite di calcio dell’Italia, europei e mondiali di volley e Sei Nazioni di rugby.
Rai Sport di fronte alla forza d’urto di Sky ha tirato i remi in barca ed è attraccata sui territori meno ambiti: Coppa Italia di calcio e serie inferiori, sport invernali e a volontà sport ancora più minori (dal calcio a 5 al tamburello, dall’hockey su ghiaccio alle bocce). I fari sono puntati sugli eventi planetari come Olimpiadi (fino a Pechino) e Mondiali di calcio (fino a Germania 2006) e sulle esclusive per il pubblico medio: Giro d’Italia, Tour de France e tutto il ciclismo internazionale, incontri della nazionale di calcio, formula 1 (che dà anche Sky con una copertura più tecnica) e atletica leggera. Il nuovo direttore Massimo De Luca ha cercato di dare un senso al canale tematico Rai Sport Più ma, nonostante l’NFL, ancora non ci è pienamente riuscito. Alla Rai manca il saper costruire l’appuntamento (il Super Bowl è stato pubblicizzato solo i due giorni che hanno preceduto la la gara, mentre a Sportitalia, che aveva soltanto un inviato di stanza a Tampa, ad ogni trasmissione “generalista” gli si dava la parola per 5 minuti), mancano i giornalisti riconosciuti come grandi voci di quel determinato sport (se si esclude Franco Bragagna per atletica e sci di fondo, bRgagna per il nuoto e Fusco per la ginnastica) e l’organizzazione a lungo termine (forse a causa dei continui cambiamenti al vertice dell’azienda). Oggi lo sport sulla Rai è l’ancora di salvezza del pensionato sfrattato dal divano coniugale e di chi non ne vuole sapere di Sky per lontananza culturale o disagio economico. Lo scopo dovrebbe essere a medio termine almeno quello di diventare uno spazio di riferimento per gli sport della nostra tradizione: se Sky vuole le nazionali, gliele lasci, serve di più costruire un discorso quotidiano con lo spettatore-tifoso attraverso la cronaca settimanale di sport come il basket di serie A1, il tennis di qualche grande slam e puntare forte su discipline che potrebbero creare passione popolare in futuro come il calcio femminile (la nostra Under 19 è campione d’Europa) e la pallanuoto (stiamo ricostruendo su buone basi).
Una televisione che cerca di differenziarsi per stile è invece Sportitalia. L’impatto d’immagine cercato è: freschezza competente. Le curve di ascolto e la capacità di attirare investimenti pubblicitari dicono che il risultato è ampiamente raggiunto. Sportitalia si muove in diagonale rispetto a Rai Sport e Sky Sport. Della prima non ha gli eventi più importanti ma ne sfrutta l’intasamento del palinsesto generalista fornendo notizie e informazioni accessorie all’evento ma che fanno audience prima e dopo di questo. Di Sky Sport non può reggere la forza d’urto della sua completezza nella cronaca live, ma riesce a rimbalzare tra gli eventi sportivi con ottime dosi di commento e, grazie ad un tempismo perfetto, fagocitando gli interessi di chi vuole capirne un po’ di più. La reattività mentale della redazione si vede ad esempio nella scelta dei focus giornalistici: prima di tutto la serie B, di cui non si hanno più i diritti per le prime immagini o per la cronaca live ma di cui si ha ormai il monopolio dei contenuti grazie a Speciale serie B. In secondo luogo
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