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Lo sguardo segreto dei cuochi dei dittatori

"Come sfamare un dittatore" è un saggio semplicemente molto originale, illuminante e istruttivo (Witold Szablowski, www.kellereditore.it, Rovereto, 316 pagine, euro 18,50).

 

I vari dittatori citati nel libro sono Saddam Hussein (Iran), Idi Amin (Uganda), Enver Moxha (Albania), Fidel Castro (Cuba), Pol Pot (Cambogia). Naturalmente le testimonianze di qualcuno dei loro cuochi sono l'anima del libro. Prendiamo l'esempio di un cuoco di Saddam, dopo il cattivo gioco culinario del dittatore: "Se fossi stato io a rovinare la carne in questa maniera, Saddam mi avrebbe piazzato un bel calcio nel sedere e mi avrebbe detto di rimborsargliela". A volte lo faceva. Se il cibo non gli piaceva, si faceva restituire i soldi" (p. 29).

Chiaramente il giornalista polacco autore del libro ha avuto difficoltà a far parlare tutti i cuochi: "Alcuni non si sono ancora riavuti dal trauma di aver lavorato per qualcuno che poteva ucciderli in ogni momento. Gli altri avevano servito fedelmente i rispettivi regimi e non se la sono sentita di svelarne i segreti, nemmeno quelli culinari. Ma ci è stato anche chi, semplicemente, non ha avuto voglia di rievocare certi ricordi, il più delle volte complicati" (p. 24). A volte l'autore ci ha messo un paio di anni, con un massimo di tre anni.

Per quanto riguarda il dittatore ugandese Idi Amin, basta sottolineare "che gettava i propri oppositori in pasto ai coccodrilli" (p. 85). In Africa, spesso accade questa cosa: "Un primo ministro nero assume un cuoco nero, che sia però in grado di cucinare come piace ai bianchi" (p. 104).Comunque Idi Amin fu "adocchiato dagli ufficiali di reclutamento" grazie alla sua forza fisica e "così cominciò la sua carriera" (p. 106). Per molti politici la fortuna è tutto.

Invece Enver Hoxha fu il peggior politico europeo, e forse pure dell'epoca, pur essendo figlio di un imam di Argirocastro (città del sud dell'Albania). Hoxha "quando scoppiò la seconda guerra mondiale, aderì alla lotta partigiana comunista. Riuscì a scalare rapidamente i gradini della gerarchia. Perché? Perché era inesorabile. Uccideva tutti coloro che avrebbero potuto ostacolare il suo cammino: i compagni d'armi, le persone che lo aiutavano. Fece eliminare persino suo cognato, il quale in svariate occasioni gli aveva offerto protezione e rifugio sotto il proprio tetto" (p. 165).

E arrivò a livelli semplicemente incredibili: "Subito dopo la liberazione fece uccidere i suoi vecchi compagni di classe, i quali ricordavano che era stato un pessimo alunno, e le ex compagne che avevano respinto le sue avance... Eliminò anche migliaia di persone che non approvavano la sua politica del pugno di ferro. Costruì il sistema dei lager e delle carceri politiche. Circa duecentomila albanesi furono deportati nei campi di prigionia, dove erano costretti al lavoro forzato in miniere e cantieri. Molti di loro morirono" (p. 166). Purtroppo è accaduto. E accadimenti simili sono sempre possibili, soprattuto se attualizzati in modi diversi.

Su Fidel Castro si può dire soprattutto questa cosa: "se ti criticava, lo faceva con calma, e significava che avresti potuto rimediare. Perché se qualcosa era andato storto e lui non diceva niente, te lo potevi scordare una seconda possibilità! (p. 195). Il "collega" Che Guevara era invece capace di fare dei cazziatoni tremendi, e non mangiava qualcosa "di diverso dai soldati semplici" (p. 202). Ora, se ti limiti a criticare i fratelli Castro, ti lasciano fare, se non cerchi di cambiare niente (p. 198).

Invece su Pol Pot forse è sufficiente riportare i "quasi due milioni di vittime in meno di quattro anni" (p. 246). Infatti quando veniva lanciata una purga, "perdevano la vita tutti quelli che erano in qualche modo legati al traditore", anche con un contatto occasionale (p. 285). Quindi non meravigliamoci se esistono ancora dei governanti che riescono a eliminare tanti cittadini, in modi più o meno innovativi.

La grande storia compie dei cicli. A volte dei cicli brevi. A volte dei cicli medi. A volte dei cicli lunghi. Ma prima o poi esegue la sua sentenza inflessibile nei confronti di tutti. Potenti, meno potenti e più potenti.

Witold Szablowski è stato un aiuto cuoco ed è un giornalista polacco. Per un piccolo approfondimento potete leggere qui: www.kellereditore.it/prodott...

Nota curiosa - "Il problema maggiore con Fidel era che in guerriglia aveva imparato a mangiare negli orari più disparati. Non si riusciva a pianificare niente con lui. Per un cuoco è un vero guaio. In pratica sei al lavoro a tutte le ore del giorno e della notte" (p. 225). Inoltre ricordo che il padre di Fidel morì prima della Rivoluzione.

Nota finale - "I cuochi non si limitano a preparare i nostri pasti, essi ci forgiano. Condizionano [...] le nostre tecnologie, arti e religioni. La loro storia merita di essere raccontata spesso e bene" (Michael Symons). I cuochi passano del tempo molto vicini ai dittatori, e qualcuno di loro ha scoperto "come una scoreggia emessa al momento giusto possa salvare la vita a decine di persone" (p. 24). Per approfondimenti sulla libertà: www.freedomhouse.org

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