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Libia, giornalista in carcere per aver denunciato giudici corrotti

Nella “nuova Libia”, la libertà d’espressione è tutt’altro che garantita. Lo dimostra la recente vicenda giudiziaria di Amara Abdalla al-Khatabi, 67 anni, direttore del quotidiano Al-Umma, che lunedì 18 marzo avrà un’udienza probabilmente determinante per il suo destino.

Al-Khatabi è stato arrestato lo scorso 19 dicembre, un mese dopo che Al-Umma aveva pubblicato una lista di 84 giudici coinvolti in atti di corruzione. Secondo l’accusa, avrebbe offeso le istituzioni giudiziarie. Nel corso degli interrogatori, ha rifiutato di rivelare la sua fonte. Già che c’erano, gli hanno anche contestato una presunta irregolarità relativa alla registrazione del suo quotidiano.

Il 28 febbraio, dalla sua cella del carcere di Hudba, a Tripoli, al-Khatabi ha iniziato uno sciopero della fame che ha peggiorato le sue già precarie condizioni di salute, fiaccate da diabete e ipertensione.

Per diverse settimane, al-Khatabi non ha potuto incontrare i suoi familiari e il suo avvocato. Questi ha potuto vedere il fascicolo del suo cliente solo poco prima dell’udienza dell’11 marzo. Quel giorno, al-Khatabi ha dovuto farsi assistere per entrare in aula. Poi è svenuto, ma il giudice ha respinto la richiesta di un ricovero ospedaliero.

Il 4 marzo, il ministro della Giustizia aveva detto in una conferenza stampa che al-Khatabi doveva essere rimesso in libertà su cauzione. O non l’hanno ascoltato, e questo pone un problema di autorevolezza della carica, o l’ha detto per calmare i colleghi di al-Khatabi. Fatto sta che al-Khatabi è ancora in carcere.

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