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Liberazione finisce gratis in PDF, da stamparsi a casa. Se soltanto fosse in A4…

Dal primo gennaio Liberazione non è più edicola, l’editore MRC (ricondotta al partito di Rifondazione Comunista) aveva deciso di sospenderne le pubblicazioni per preservare la già precaria condizione economica della testata, ma il quotidiano vive. Attraverso la redazione, che ha occupato pacificamente i locali mentre si susseguono i contatti per riportare in edicola il quotidiano. Che per ora non muore, ma sopravvive in formato digitale.

Da martedì è infatti possibile scaricare gratuitamente la copia del giorno successivo, dopo le 20.30, ora di chiusura dei lavori. Una versione “in pdf da scaricare, stampare, attacchinare, condividere sui social network o via mailprecisano i redattori del quotidiano, che hanno già aperto un conto corrente relativo ad un fondo speciale per raccogliere i contributi economici degli affezionati. Ma c’è ahimé qualcosa che non torna in questa annosa situazione, da troppo tempo in bilico e ora alla necessaria ricerca di un ostile equilibrio.

Caparbia la redazione, senza dubbio. I tagli all’editoria decisi dal governo finiscono come mannaia sulla testa dei lavoratori, vere vittime del sistema, più della testata che, nonostante racchiuda una lunga storia che per molti non merita di essere spazzata brutalmente via, in edicola non va bene, i costi sono troppo alti e si vende troppo poco per campare con grazia. Un giornale, tra l’altro, espressione di un partito politico (il cui affrancamento permette l’erogazione dei contributi statali) e di questo accettato malcostume di dover sostenere la stampa di partito, che per quanto ribadisca la propria indipendenza non riesce mai ad acquisire quell’auspicata genuinità che ci si aspetterebbe. Stupisce, in tutta questa precarietà economica, che venga pubblicato in real time il giornale gratuitamente, mentre questa potrebbe essere l’occasione di racimolare soldini preziosi. Ma soprattutto non capiamo lo slogan: “stampatevi in casa il quotidiano”, certo, se magari fosse stato adattato per i comuni fogli A4, quelli delle stampanti domestiche, e invece no, il formato è quello tradizionale delle edicole, buono per le tipografie. L’obiezione potrebbe essere: eh, costa troppo convertire il formato, ma per stravolgere quelle 5-6 pagine di cui si compone il giornale ci vorrebbe si e no un pomeriggio e sarebbe soprattutto l’occasione per cambiare, partendo proprio dal formato. Cambiare giornale, rivoluzionarlo, tentare strade nuove, battere percorsi alternativi, senza coltivare piagnistei che non nascono certo ora e che a lungo andare risultano drammaticamente stucchevoli.

Pur lodando la strenue difesa dei redattori, a cui va il massimo rispetto, questa sarebbe l’occasione buona per rifondare il quotidiano, puntando sul web, sui social network, stravolgendo le strategie tradizionali che mostrano da tempo la corda e facendo anche un po’ basta con le lamentele della libertà di espressione negata, proprio oggi che la libertà è potenzialmente infinita, se soltanto ci fosse un po’ di sano genio ad interpretarla con coraggio.

LEGGI ANCHE: Chiude Liberazione: colpa dei "compagni" o dei tagli all’editoria?

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