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Lettera a un tecnico sul valore (e sulla presunta inutilità) della cultura classica

Circola in rete un curioso testo ( http://www.butta.org/?p=1248 ) che riassume brutalmente un'opinione molto diffusa fra le persone di modesta cultura, e fra la maggior parte degli studenti liceali (che non si capisce perché non abbiano fatto studi tecnici, molto più utili per trovare lavoro: forse le famiglie hanno imposto loro, per vecchi pregiudizi classisti contro l'istruzione tecnica, una scelta sgradita). "C'è ancora gente che crede che il latino, il greco, la filosofia e altre ca**ate del genere siano utili".

Già, c'è ancora qualcuno che si illude che gli esseri umani non siano automi, e che dunque sappiano cogliere utilità e beneficio non solo sul piano pratico, ma anche su quello spirituale, estetico, intellettuale, etico... "La gente che parla con le declinazioni, in realtà le declinazioni non le sa". Si tratta di madrelingua. Uno straniero le declinazioni le deve memorizzare eccome. Chi, ad esempio ha studiato il rumeno lo sa bene. E tracce della flessione indoeuropea si trovano anche al di fuori delle lingue neolatine. "Ho visto gente diplomata al classico che con il suo bel bagaglio di greco, latino e filosofia non è riuscita a passare il primo anno di Università". Tu hai visto alcuni casi. Ma le statistiche dicono che gli studenti che provengono dal liceo classico ottengono, mediamente, risultati migliori in tutte le facoltà, anche scientifiche. Come si spiega? "Tradurre un testo classico significa mettere in atto, e simultaneamente, un ragionamento complesso che stimola i processi analitici, sintetici, intuitivi, gnoseologici, che induce a impostare un’ipotesi di lavoro e sottoporla, poi, ad una critica serrata, per vedere se funziona realmente".

Ciò vale per le lingue classiche più che per quelle moderne, proprio per il fatto di essere lingue lontane dalla nostra forma mentis e con un alto grado di polisemia e di eterogeneità logico-sintattica. Fonte: https://www.pressreader.com/italy/c...

“La flessibilità mentale te la dà anche giocare a briscola o a scopa . Però non fanno il liceo di briscola, e non ne capisco il motivo”. Dubito che tu non riesca a capire da solo che il significato storico e culturale, e di conseguenza la ricchezza concettuale, la profondità e la complessità, delle lingue classiche e della filosofia sono superiori a quelli della briscola. "Rimane un mio piacere personale, e non ho la pretesa di assurgerlo a caposaldo della cultura". Conoscere il latino forse ti consentirebbe di sapere che "assurgere", derivando dal latino "adsurgere", non è un verbo transitivo.

Come che sia, su questo hai ragione. Le discipline umanistiche non sono "il caposaldo della cultura", come si è a lungo creduto. Gli studi scientifici e quelli tecnici non hanno affatto dignità inferiore, e hanno certo maggiore utilità pratica. Ma ciò non significa che si debba giungere all'estremo opposto, ossia considerare in blocco gli studi umanistici un cumulo di assurdità. Tanto più in un paese con la tradizione culturale dell'Italia. "Il cristianesimo è amore. Stop. Se pensi che sia una manifestazione culturale sei fuori strada". Problema interessante e molto dibattuto. Ma i dogmi cristiani sono intrisi di pensiero filosofico. "Generato, non creato, della stessa sostanza del padre". Questi sono concetti filosofici piuttosto complessi, di stampo neoplatonico. Anche conoscere il testo greco aiuta a capirli ("homoùsios tò patrì"...).

Dichiarare di credere in ciò che non si è compreso non è da scienziato. "Uno di questi con la puzza al naso mi dirà che non esistono solo queste cose di pura sopravvivenza nella vita, che ci sono cose più in alto. Probabile, ma io senza quelle cose superiori vivo benissimo". Alcuni invece non vivrebbero benissimo senza quelle cose. Si chiamano persone colte. Ce ne sono ancora, anche se poche. Alcuni atei vivono benissimo senza la religione. Ciò non autorizza a sputare sulla religione, né a dire che sia inutile insegnarla a scuola, né che si debba eliminare l'otto per mille alla Chiesa Cattolica e ad altre confessioni. Dirai che la religione ha una ricaduta pratica, perché orienta le scelte morali e gli stili di vita delle persone. Ma questo vale anche per gli studi letterari, e soprattutto filosofici.

Non è questo il luogo per affrontare il complesso problema del rapporto tra filosofia e fede, tra sapienza spirituale e sapienza terrena - che è esso stesso un problema filosofico. "L'ignoranza scientifica è davvero molto pericolosa". Verissimo. Ma lo è anche l'ignoranza storica e filosofica, che può rendere vulnerabili a rigurgiti di ideologie nefaste, o al qualunquismo e al relativismo più volgare. "Il parlamento è pieno di persone che si riempono la bocca di citazioni latine". Magari. Molti a malapena sanno l'italiano. "Fare politica significa fare spettacolo, dire le parole giuste con l’intonazione giusta per prendere i voti. Tutto un teatrino, e il teatro si fa anche senza filosofia". Sai com'è, alcuni pensano che i politici dovrebbero essere onesti e operare per il bene comune. Che dovrebbero, cioè, avere un minimo di etica. E l'etica è parte della filosofia. Aver meditato Platone, Aristotele, Cicerone (meglio ancora se in lingua originale, così da coglierne le infinite ed affascinanti sfumature), Thomas More, Campanella, Kant, Gramsci, Croce e molti altri potrebbe essere d'aiuto.

E chi ha studiato la "Poetica" di Aristotele e la storia degli influssi che essa ha esercitato non è poi così sicuro che il teatro stesso si faccia senza la filosofia... "Il latino è una fregnaccia italiana, tipica di un paese fascista che pensa di essere il centro del mondo. Ma forse per voi italiani, dalla mentalità ristretta, il mondo finisce al confine italiano". Non direi. La cultura classica è parte della nostra tradizione. La globalizzazione non deve necessariamente annullare le identità nazionali (a parte il fatto che il latino è un elemento della tradizione europea, non solo italiana: esistono fiorenti scuole filologiche in Francia, Germania, Inghilterra). Il motivo per il quale la si studia in Italia e non in Giappone dovrebbe essere chiaro. Antica Roma, Chiesa Cattolica, Umanesimo... Nessuno pretende di imporla ai Giapponesi.

Peraltro, facoltà di Lettere Classiche e cattedre di Letteratura Italiana ci sono nelle università di mezzo mondo, proprio perché l'importanza storica della nostra tradizione è riconosciuta quasi più all'estero che da noi. "Le lingue non si studiano perché sono belle, ma perché servono. Questa cosa di giudicare una lingua dalla bellezza è un classico sintomo di rincoglionimento del classicista". Ti parrà strano, ma gli uomini sono capaci di esperienza estetica e di attività intellettuale disinteressata (nello stesso àmbito scientifico esiste anche la ricerca pura). E' - insieme alla religione, alla politica, alla coscienza storica, per la quale sono utili anche le lingue classiche, e appunto alla scienza - ciò che ci differenzia dagli animali. Stupisce, infine, che tu non proponga anche di chiudere, o già che ci siamo di bruciare, i musei.

Sul piano pratico si vive anche senza l'arte. Del resto, per comprenderla appieno è necessaria quella cultura letteraria e filosofica che tu butteresti nel pattume. Dirai che almeno attirano turisti. Ma perché un patrimonio culturale attiri turisti dev'essere tutelato e conservato. E a tal fine sono necessarie persone (storici dell'arte, archeologi, museologi, museografi, paleografi, bibliotecari, archivisti...) che abbiano una formazione umanistica. Purché, si intende, abbiano liberamente scelto di conseguirla.

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