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Letta e la terza legge di Newton

In questo semestre di governo Letta abbiamo assistito a un fenomeno costante e rituale: l’annullamento degli effetti indotti dalle varie proposte di legge che tutti i sostenitori delle larghe intese speravano di portare in porto, con il massimo risultato per gli italiani e anche, e soprattutto, per il loro partito. Ma nello stesso tempo abbiamo constatato, con molta delusione, che la spinta di queste forze, volta a realizzare il cosiddetto bene pubblico, si distorceva sempre in un effetto vacuo, o nell’annullamento della stessa spinta. E tutti ci siamo chiesti che fenomeno fosse questo frutto delle larghe intese.

Non sapendo trovare risposta esauriente, abbiamo pensato all’eterno influsso malefico dell’uomo di Arcore, o all’incapacità singola dei ministri incapaci di far fare un passo in avanti per cambiare le sorti dei giovani, dei disoccupati, e di tutte le altre categorie, i pensionati in testa, che vivono sbarcando il lunario, o con le pensioni sociali o con quelle che dopo più di quarant’anni di lavoro si sono guadagnate con il sudore della loro fronte. Con la pena del contrappasso degli acciacchi che li hanno presi di mira, e la previsione non del riposo, ma di una seconda vita di sacrifici e sofferenze.

In ogni caso personalmente pensavo che tutto fosse dovuto a scelte politiche, quando una notte d’improvviso mi sono svegliato pensando a Newton. Alla genialità di quest’uomo che con niente scoprì la legge di gravità e quell’altra legge che si applica a quelle coppie di forze che esercitando una spinta su se stesse producono una forza uguale e contraria. Non è come nel gioco delle bocce che tutti spingono verso una buca il pallino. È, al contrario, come se i giocatori avessero due campi di tiro opposti e, quando ciascuno tenta di prendere il pallino, questo andasse nella direzione opposta a quella nella quale si trova il giocatore del versante opposto.

Ora mi pare che a questo governo Letta succede la stessa cosa. Tale e quale. Alla sua attività si applica benissimo la terza legge di Newton per cui se il Pd (oggetto A) esercita una forza X sul Pdl (oggetto B), allora quest’ultimo eserciterà sul primo una stessa forza uguale e contraria. E le due forze si annullano. Non c’è niente da fare. È la fisica. “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Lo abbiamo visto con la legge di stabilità e con una serie innumerevole di casi.

L’Imu, ad esempio. Il centro-destra non vuole tassate le case dei ceti medio-alti, vuole abolire questa imposta. Ne deriva che dovendosi reperire nuove risorse queste cadono sui cosiddetti servizi, con la scusa che siano servizi alla casa, quando invece sono servizi alle persone. Per cui a rigor di logica, le nuove tasse sostitutive dell’Imu, che si sono moltiplicate a vista d’occhio prendendo i nomi più svariati, si trasformano tutte in tasse ad personam, che ogni cittadino che riceve un servizio dovrebbe pagare. E siccome le famiglie più numerose sono quelle dei ceti medio-bassi, ecco ritornare il problema. Che non è risolvibile se non attraverso una legge ingiusta, che fa entrare dalla finestra quello che si è fatto uscire dalla porta.

Ora dico io, non era meglio quando in epoche remote si pagava la tassa focatico? Non era meglio quando il popolo di Palermo urlava nella piazza Bologni, dove era stato eretto un bronzo al re di Spagna Carlo V, lamentando il fatto che anche le finestre pagavano le tasse? “Già lu sapemu u bannu d’avanteri/ c’ogni pirtusu paga tarì dui./ E cu lu sapi si lu pirtusu ch’avemu d’arreri/ pagherà unu o tarì cchiui [già conosciamo il bando dell’altro ieri/ che ogni buco paga due tarì/ ma non sappiamo se il buco che abbiamo di dietro/ ne pagherà uno oppure di più].

Stiamo arrivando a quella disperazione in questo “caos calmo” che ci contraddistingue, in cui si pretende di mantenere assieme il diavolo e l’acqua benedetta, la morale con gli immorali, i cani e i lupi con le pecore.

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