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Legge elettorale: che si fa?

Il Pd è un partito strano: crede che tutti gli altri siano imbecilli e cerca di infinocchiarli, poi, quando gli altri se ne accorgono e non ci stanno, si lamenta “Voi non volete le riforme”. Prendiamo la questione delle leggi elettorali. 

Il Pd è tornato sul suo vecchio amore del maggioritario a doppio turno di cui sarebbe l’unico beneficiario ed il motivo è evidente. Infatti, preso atto che il campo antiberlusconiano è diviso in due parti ineguali (Pd ed alleati al 30% circa e M5s al 25%), mentre il blocco di destra è al 27-28, chiede il doppio turno sulla base di questo ragionamento: noi al ballottaggio, come che vada ci arriviamo anche se la destra dovesse per caso sorpassarci, poi al secondo turno sarebbero esclusi tanto i centristi quanto il M5s. Constatato che i grillini sono molti di più del centro, ci aspettiamo che una parte si astenga ed una parte voti per noi (essendo poco immaginabile che possano votare per Berlusconi) e questo automaticamente ci dà un vantaggio irrecuperabile, anche se tutti i pochi elettori di centro dovessero votare per la destra. Facciamo un esempio nel quale:

1 - la destra sia unita alleando ancora una volta la Lega al Pdl

2 - nonostante il centro tenga, il Pdl tenga ed avanzi rispetto alle elezioni di febbraio

3 - il Pd arrivi secondo, sia pure di poco

4 - a votare Pd sia una percentuale minoritaria dell’elettorato 5 stelle, nonostante il prevedibilissimo appello al “voto utile”.

Ben quattro circostanze sfavorevoli che è difficile si verifichino tutte insieme, per cui al primo turno vada così:

Pd 28
Pdl-Lega 29
Centro 9
M5s 26
altri 8

Ipotizzando che al secondo turno gli “altri si dividano più o meno a metà, che i centristi vadano tutti a destra e che i grillini si astengano in 15 e votino Pd in 11, abbiamo come risultato finale Pdl 42, Pd 43.

E si tenga presente che questa è una ipotesi molto sfavorevole al Pd. Ma ipotizziamo anche il caso meno probabile in cui i grillini superino il Pdl ed arrivino al ballottaggio: meglio ancora per il Pd che potrebbe annettersi quasi certamente la totalità dei voti di centro, mentre quelli di destra potrebbero dividersi in tre parti più o meno equivalenti (astensione, Pd, M5s), la vittoria del Pd sarebbe ancora più certa.

Unica ipotesi negativa per il Pd è che arrivi terzo ed il ballottaggio sia fra Pdl e M5s. Ma questa ipotesi appare piuttosto remota, dato che i sondaggi indicano costantemente uno stacco di 5 punti sul M5s e di un paio di punti sul Pdl, per cui dovrebbe esserci un forte sfondamento grillino tutto verso il Pd.

Dunque, non c’è dubbio che il doppio turno avvantaggerebbe il solo Pd, rendendo la vita più difficile al Pdl ed al M5s che avrebbero molta più difficoltà a trovare alleati. Sapete dirmi voi perché Pdl e grillini avrebbero dovuto votare a favore di questa ipotesi? E, infatti, il Pdl ha votato contro, mentre il M5s si è astenuto (ma al Senato l’astensione vale come voto contrario).

Era un gioco così penosamente scoperto che non si capisce come mai il Pd abbia potuto pensare che gli altri abboccassero. Il guaio è che dalla sciagurata riforma maggioritaria del 1993 (che non perdoneremo mai a Pannella, Occhetto e Segni), ciascun partito si è messo in testa che la riforma elettorale la si deve fare per dargli il maggior vantaggio possibile. Il pregio maggiore del proporzionale sta proprio nel fatto che è un sistema “neutro” che non avvantaggia nessuno e garantisce tutti allo stesso modo. Ed è l’unica mediazione ragionevole.

Ora aspettiamo la Corte Costituzionale. Repubblica, confondendo i desideri con la realtà o, forse, nel tentativo di influenzare la Corte, ha tirato fuori - in perfetta solitudine - la “notizia” che si starebbe facendo strada fra i supremi giudici l’ipotesi della “reviviscenza”. Cioè, il Porcellum sarebbe dichiarato incostituzionale e si richiamerebbe in vita il Mattarellum (maggioritario di collegio uninominale ad un turno).

L’ipotesi ci sembra bizzarra per questi motivi:

a - l’ipotesi della “reviviscenza” non ha precedenti giuridici e non si capisce in base a quale principio la Corte possa richiamare in vita una norma formalmente abrogata dal Parlamento

b - gli stessi motivi per cui il Porcellum potrebbe essere dichiarato incostituzionale (l’eccessivo premio di maggioranza che distorce totalmente il principio di rappresentatività e l’impossibilità per l’elettore di scegliere i parlamentari) varrebbero anche per il Mattarellum che non garantisce affatto una minore distorsività e non consente all’elettore di scegliere il parlamentare perché si tratta di un sistema a candidatura bloccata (nel quale il voto per il candidato e quello per il partito coincidono perfettamente)

c - il Mattarellum accentuerebbe molto seriamente i problemi di ingovernabilità attualmente presenti.

Gli ultimi due punti meritano qualche delucidazione: l’attuale sistema, pur con le sue imperfezioni, assicura - almeno alla Camera - che il premio vada alla coalizione che ha la maggioranza dei voti popolari e che così ottiene la maggioranza assoluta dei seggi. Ora facciamo un esempio molto semplice ipotizzando 10 collegi perfettamente uguali di 100 voti l’uno.

 

Dunque, per effetto della distribuzione dei voti nei singoli collegi:

A - nessuno ha ottenuto la maggioranza dei seggi necessaria a governare

B - il M5s, che è quello che ha avuto la minore quota di voti popolari è quello che ha avuto la maggioranza dei seggi

C - in ogni caso l’elettore ha dovuto sorbirsi il candidato di partito senza poter scegliere.

Cioè: il massimo di ingovernabilità con il massimo di disrappresentatività. Un capolavoro!

Ma perché non studiano prima di parlare?

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