• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Le timide e tardive ‘aperture’ del Vaticano sulle convivenze

Le timide e tardive ‘aperture’ del Vaticano sulle convivenze

Persino in Vaticano si sta prendendo atto della diffusione delle convivenze. E arrivano timidissime aperture, per continuare una battaglia di retroguardia che impedisca il riconoscimento dei diritti alle forme di famiglia ‘non convenzionale’ (secondo la vulgata della Chiesa, ovviamente).

È monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, ad aver fatto, domenica, dichiarazioni inedite. Alla presentazione degli atti dell’incontro mondiale delle famiglie svoltosi a Milano nel 2012, sollecitato dalle domande dei giornalisti, si è infatti espresso sul tema.

Ha chiarito subito l’opposizione della Chiesa verso il matrimonio omosessuale in via di approvazione questi giorni in Francia e la necessità di fare fronte comune con le altre confessioni religiose, come frange protestanti, ebraismo e islam. Contestando al governo di François Hollande di voler “cambiare la civiltà con una legge che non viene approvata neppure dalla totalità”. Per l’arcivescovo occorre “evitare la Babele”: “il rispetto per la verità non richiede l’abolizione delle differenze, tutt’altro, ma non richiede nemmeno una sorta di egualitarismo malato che, per essere tale, abolisce ogni differenza”.

Secondo il prelato, il matrimonio “è una dimensione chiara del diritto”, distinto nettamente dalle “convivenze” (”non familiari”, si premura di precisare). Perché “solamente l’uomo e la donna possono dar luogo alla famiglia”, riporta Avvenire citando il monsignore. Che per le convivenze prospetta al limite che “si aiutino ad individuare soluzioni di tipo privato e, a mio avviso, anche di prospettiva patrimoniale”.

Questa in sintesi la posizione di uno dei maggiori rappresentanti del Vaticano. Che sembra una concessione rispetto ai propri stessi fedeli, soprattutto i più giovani, che ormai assumono dei comportamenti dottrinalmente ‘peccaminosi’ su sessualità e rapporti affettivi fuori dal matrimonio. Ma non bisogna dimenticare che proprio la Chiesa ha da sempre demonizzato le convivenze e in particolar modo l’omosessualità.

Volendo riprendere il concetto espresso proprio da Paglia, il quale lamenta che una minoranza voglia cambiare la società a colpi di leggi, occorre ricordare che proprio il cristianesimo è stato imposto così. Dal tardo impero romano in poi, in particolare con gli editti di Teodosio, il culto e i principi dogmatici di una confessione che all’epoca raccoglieva meno del 10% degli abitanti dell’impero sono stati imposti per legge a tutti gli altri. Pena la perdita dei diritti civili e in alcuni casi la condanna a morte. Anche per l’omosessualità venne introdotta la pena capitale solo quando l’impero divenne cristiano, in particolare con il pio imperatore Giustiniano. E si è andati avanti così nei secoli dei secoli, fino a tempi relativamente recenti, con la condanna morale (e spesso anche penale) di convivenze e omosessualità.

Senza voler andare troppo indietro, basti ricordare le periodiche uscite dei sacerdoti e vescovi più integralisti e meno reticenti contro l’omosessualità e coppie di fatto. Supportate tra l’altro da una dottrina cattolica che tuttora considera l’omosessualità un disordine psico-fisico e da dichiarazioni come quelle di Benedetto XVI. O le ‘lezioni’ di qualche insegnante di religione, come tristemente accaduto di recente a Venezia. Non è un caso che in Italia persino il quotidiano della conferenze episcopale abbia dato spazio, andando a rimorchio delle frange cattoliche più integraliste, a ricerche dalla dubbia di scientificità volte a screditare gli omosessuali. E sempre la Chiesa si è opposta ferocemente a soluzioni più concilianti come i Pacs, scendendo in campo con eventi come il Family Day.

Non va nemmeno dimenticato che in sede internazionale il Vaticano ha sempre cercato di bloccare, di concerto con gli stati islamici, mozioni per chiedere la depenalizzazione dell’omosessualità — in molti paesi passibile di pena di morte o detenzione — sostenendo che aprissero alle unioni gay e che abbattessero le differenze tra uomo e donna. Come accaduto nel dicembre 2008 quando in sede Onu arrivò la proposta della Francia, salvo poi sostenere tardivamente la mozione. Vale la pena di ricordare il pressing della Chiesa anche in Italia contro una legge che condanni l’omofobia, e per impedire la legalizzazione di una tutela minima delle convivenze.

Tuttavia, ora che persino un premier di destra come il britannico David Cameron è favorevole ai matrimoni gay (”proprio perché sono un conservatore”, aveva chiarito) e va avanti nonostante l’opposizione delle religioni unite, la Chiesa solo adesso comprende che occorre uscire dall’angolo fondamentalista e che la società non le va più dietro come ai bei tempi. Una Chiesa che scopre che il mondo è cambiato, scegliendo il male minore: i diritti dei singoli conviventi e non delle coppie. Meglio così, comunque, e salutiamo chi è in perenne ritardo sul mondo, perché serve l’impegno di tutti per estendere i diritti e per far uscire dal disagio tante coppie conviventi di credenti.

Ma ora, per cortesia, non si ergano o vengano issati a paladini dei diritti gay e delle coppie non sposate. Speriamo che certe dichiarazioni fatte col bilancino non vengano incensate troppo da media, sempre pronti a inquadrare la pantofola dimenticando il resto, oppure sventolate come modello per soluzioni legislative sotto elezioni da politicanti interessati a rabbonire la Chiesa. Non è quello che chiede un paese in cui il processo di secolarizzazione va avanti nonostante la reticenza della politica e l’invadenza della Chiesa. E dove la società si fa sempre più laica su tematiche come le convivenze, il testamento biologico e le scelte di fine vita.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares