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“Le scuole cattoliche paghino le tasse”: l’Uaar lancia una campagna nazionale

Chi ha un’attività commerciale paghi le tasse. Non c’è nulla di ideologico in quest’affermazione: lo richiedono la logica e il buon senso e l’ha ribadito più volte l’Europa. Altre scuole private già lo fanno. Chi chiede l’esenzione sta dunque pretendendo un privilegio, necessario per coprire la propria incapacità manageriale.

È quanto sostiene l’Uaar. Che si dichiara «per nulla stupita» dall’annuncio del governo di intervenire prontamente sulla materia. Quel governo che ha già aiutato in tutti i modi le scuole cattoliche:definendo «simbolica» una retta di 7.000 euro e introducendo, poche settimane fa, nuove facilitazioni che, unite ai fondi già concessi da Stato e amministrazioni locali, portano la cifra erogata annualmente a quasi un miliardo di euro.

«E meno male che Stato, Regioni e Comuni piangono miseria», commenta Raffaele Carcano, segretario Uaar. Facendo pagare le imposte dovute alle scuole religiose, sarebbero disponibili risorse importanti per tutta la comunità. La paventata chiusura di tali scuole non deve preoccupare: lo Stato, che ha l’obbligo costituzionale di istituirle dove servono, può sfruttare la propria economia di scala e può anche utilizzare i fondi dell’8×1000 statale. «Altra questione su cui il governo si sta comportando in modo inaccettabile», torna a denunciare l’Uaar.

Per questo motivo i circoli Uaar stanno cominciando a scrivere ai Comuni, affinché avviino tutte le iniziative necessarie affinché le scuole private del proprio territorio paghino le imposte dovute. E invita tutta la cittadinanza a unirsi in tale richiesta. «La Chiesa è il più grande proprietario immobiliare italiano», conclude Carcano: «non si capisce perché agevolarla, e perché farlo andando contro l’Europa e la Costituzione. Il Vaticano dice di voler essere povero, ma i fatti dimostrano che vuole essere ancor più ricco: non è disponibile a pagare nemmeno quanto già pagano gli altri».

Comunicato stampa Uaar

Questo articolo è stato pubblicato qui

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