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Le priorità del ministro Kyenge

Il ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge ha le idee chiare: «Il governo ha delle priorità. All'interno di queste sicuramente troviamo il tema del "diritto di cittadinanza": riuscire a dare identità a un milione di bambini di origine straniera che ancora oggi attendono di avere la cittadinanza italiana». Applicare cioè lo ius soli: è cittadino italiano chi nasce sul suolo italiano.

Finora per il nostro ordinamento vige il principio generale dello ius sanguinis. È cittadino italiano il figlio di genitori (padre o madre) cittadini italiani. La cittadinanza si trasmette da genitore in figlio senza limiti di generazione, con la condizione che nessuno degli avi abbia mai rinunciato alla cittadinanza.

Lo ius soli (l’acquisto della cittadinanza italiana solo per essere nati in territorio italiano, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori) è previsto solo in casi eccezionali e riguarda i bambini nati in Italia se i genitori sono ignoti o apolidi o non possono trasmettere la propria cittadinanza al figlio in base alla legge del loro Stato di origine. La cittadinanza italiana è attribuita poi al bambino di genitori ignoti trovato in territorio italiano.

Per i bambini nati in Italia da genitori stranieri, la nostra legge prevede che il minore acquista la cittadinanza italiana solo dopo aver compiuto 18 anni e dovendo dimostrare di avere risieduto regolarmente e ininterrottamente nel territorio della Repubblica fino al compimento della maggiore età.

Negli altri Paesi d’Europa esistono diversi orientamenti. Danimarca, Grecia e Austria hanno più o meno norme simili all’Italia. La Francia, invece, riconosce lo ius soli dal 1515, la Germania ha come principio generale lo ius sanguinis ma riconosce la cittadinanza tedesca al figlio se uno dei due genitori vive legalmente in Germania da almeno 8 anni. Irlanda, Belgio, Portogallo e Spagna hanno come principio generale lo ius sanguinis con diverse eccezioni in base alle modalità e tempi di presenza dei genitori sul suolo nazionale. Nel mondo, lo ius soli è riconosciuto dagli Stati Uniti, Argentina, Brasile, Canada. Si tratta di Paesi che sono stati destinatari di imponenti e storici flussi immigratori, risultati assolutamente indispensabili per lo sviluppo economico di quelle giovani nazioni.

A dire il vero di priorità questo Governo ne ha ben altre, molto più urgenti. Tra l’altro se il principio dello ius soli venisse applicato in Italia automaticamente, senza la presenza di altri presupposti limitativi, come aveva proposto il PD - senza paletti, per intenderci -  potremmo ritrovarci le frontiere piene di dolci mamme in attesa con tutte le conseguenze socio-economiche assistenziali che ne deriverebbero.

 

 

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.245) 8 maggio 2013 13:01

    Lo ius sanguinis è una scemenza: noi riconosciamo cittadinanza italiana a cittadini di altri paesi che pagano le tasse in altri paesi, che prestano servizio militare in altri paesi, potenzialmente nemici dell’Italia.

    Lo ius soli sarebbe una scemenza ancora maggiore.

    Credo che anche il concetto di cittadinaza andrebbe rivisto e graduato.

    Faccio un esempio: un bambino che ha superato il ciclo delle scuole elementari ha tutto il diritto di essere considerato cittadino italiano, indipendentemente dal fatto che sia nato o no in Italia.

    Ma l’abbandono dello ius sanguinis pone subito un problema: che senso avrebbe quella cittadinanza quando non ce l’hanno i genitori?
    Se un genitore od entrambi vengono espulsi si ha una espulsione de facto del bambino italiano.
    Se i genitori diventassero non espellibili, tutti i delinquenti stranieri risolverebbero i loro problemi con un figlio italiano.

    La contrapposizione fra i due diritti è illogica, andrebbe invece razionalizzata la cittadinanza, il che è difficile e forse contrastante con l’art 3 della costituzione.

    GeriSteve

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