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 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Le origini del male, l’ennesima possessione

Le origini del male, l’ennesima possessione

Regala poco di nuovo John Pogue con il suo Le origini del male, anzi direi praticamente nulla. Il film è ben fatto, ripropone situazioni classiche con lo scienziato che non vuole saperne di possessione diabolcia nemmeno quando tutto è evidente e spiattellato davanti ai suoi occhi… ed ovviamente finisce in vacca.

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Il professorone sta studiando il caso della giovane Jane, che parrebbe posseduta. Ad aiutarlo ci sono un paio di studenti e Brian, che con la sua cinepresa (siamo nel 1974) ha il compito di riprendere tutto quel che accade.

L’ipotesi è che la mente di Jane sia in grado di creare una sorta di rappresentazione fisica del male che la invade. Loro dovrebbero aiutarla a realizzare questa rappresentazione e quindi distruggerla, liberando così la ragazza dalle sue illusioni.

Ovviamente la faccenda degenera e finisce in vacca. Il demone che possiede la ragazza non è felicissimo di essere disturbato e se la prende un po’ con tutti.

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La struttura è abbastanza classica, il cast se la cavicchia e gli effetti speciali sono ben fatti, ma nell’insieme davvero il film non regala alcuna novità.

Olivia Cooke come posseduta fa la sua figura, come pure Erin Richards fa la sua figura nel ruolo della figona bionda. Stesso discorso per gli altri tre protagonisti. Non mancano le immagini riprese con la cinepresa, che un po’ registra e un po’ no, e assume il suo ruolo di prova mancata.

Insomma capita esattamente tutto quello che ti aspetti debba capitare e nel modo in cui ti aspetti che capiti. E proprio questo è il problema che manda in soffitta Le origini del male un minuto dopo averne concluso la visione.

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