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Le dimissioni di Mentana e la concorrenza deleteria dei Tg

Sarà il vizio o il problema del momento quello dei cambiamenti delle direzioni dei giornali in corso d’opera: dopo l’allontanamento dal Tg1 di Augusto Minzolini, sono arrivate oggi le dimissioni di Enrico Mentana dal Tg La7. Ma è un finto problema se anche i Tg, come le Reti, sono parte del mercato e non il contrario.

Minzolini è stato allontanato perché rinviato a giudizio per peculato avendo ingiustificatamente speso circa 70mila euro dalla carta aziendale. Minzo non è stato allontanato perché il suo Tg faceva acqua da tutte le parti, ma perché avevo speso oltre il limite consentito. Mentana, invece, si è dimesso perché non riteneva proficuo lavorare con una redazione che lo ha denunciato alla magistratura per comportamento antisindacale.

Sono esattamente le due facce della stessa medaglia, ognuno coi loro problemi e i loro perché.

Minzolini cacciato - dislocato all’estero in realtà, che non è esattamente la stessa cosa – perché è uno spendaccione, mentre doveva essere preso a calci mesi fa quando gli ascolti del Tg che dirigeva stavano calando a picco. E invece gli è stato dato il “premio” – perché questo è: Paolo Frajese, tanto per fare un nome a caso, ottenne Parigi per meriti – di una sede estera a parità di stipendio e emolumenti.

Ora, in un paese dove la concorrenza funziona e fa girare gli ascolti, uno come Minzolini starebbe nel posto che merita (e non è New York o Washington) e altri più capaci e in gamba avrebbero la direzione dell’ammiraglia Rai facendolo arrivare ben oltre di quel misero 16% in cui stava il Tg1. Invece in Italia tutto funziona al contrario: Minzo all’estero pagato esattamente quanto prima, e un interim – che a breve andrà in pensione – al suo posto per non spostare minimamente il rosso della tacchetta del Tg1. Siamo al paradosso, ma è così che funziona: Maccari e Minzolini sono lì per meriti politici. Entrambi sono area Pdl, ovvero la maggioranza che nel 2008 vinse le elezioni. Discorso chiuso, anzi mai aperto.

Enrico Mentana ha invece avuto il merito di aver portato gli ascolti di un mediocre Tg La7 ben oltre le possibilità della testata Telecom. Si è passati da un 3% di share prima dell’arrivo di Chicco, ad un 10% consolidato diventando il terzo tg in assoluto da ultimo che era. E se pensiamo che al vertice di questa strana classifica degli ascolti, ci sta il berlusconiano Tg5 di Mimun, fare i conti è molto facile. Ma non è nemmeno questo il punto: la concorrenza va trattata come tale, e se il Tg5 sta in alto bisogna rendergliene atto. Il problema è la gestione politica della Tv.

Mentana stava facendo un ottimo tiggì, non berlusconiano certo, che per uno di destra è praticamente impossibile, ma nel suo piccolo ci stava anche riuscendo. Le colpe di Chicco sono state di credere al mercato. E’ normale, direte voi. Peccato che in Italia non funziona esattamente così.

Quale comitato di redazione si sognerebbe di denunciare il proprio direttore proprio nel momento in cui è riuscito a colmare un gap prima impensabile? Il cdr La7 l’ha fatto, solo che la patata bollente gli è rimasta tra le mani.

Ieri sera l’assostampa romana aveva diffuso questo comunicato:

L’Associazione Stampa Romana, d’intesa con il Comitato di Redazione, ha dato mandato all’avvocato Bruno Del Vecchio di sporgere denuncia per comportamento antisindacale (articolo 28 della legge 300/1970) contro l’emittente La7 e il direttore del Tg Enrico Mentana.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il rifiuto del direttore di leggere nel Tg il comunicato della Fnsi che solidarizzava con lo sciopero dei poligrafici, indetto nell’ambito della mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil e Ugl contro la manovra del Governo Monti. Un rifiuto irricevibile e contrario a quanto previsto dagli accordi collettivi di lavoro.

Tutto perché Mentana si era rifiutato di leggere un comunicato sindacale durante il telegiornale:

Faccio il giornalista e do notizie per i telespettatori, non leggo comunicati di altri. Così come durante il tg non ho mai letto comunicati di Telecom, ovvero del mio editore, non vedo perché dovrei leggere quelli dei sindacati. La Federazione della Stampa non può comportarsi come quelle aziende che pretendono la pubblicazione dei loro comunicati“.

Ok, io capisco che il sindacato dei giornalisti è molto potente, ma non si può denunciare un direttore perché non legge i comunicati in diretta. Se lo facesse – come lo fanno altri, per carità – sarebbe una prova incontrovertibile che il sindacato conta più della testata giornalistica.

E’ giusto leggere i comunicati quando si motiva lo sciopero dando conto agli ascoltatori, ma leggere anche quelli in cui si solidarizza con gli scioperanti, suvvia, diamoci un taglio.

Sta di fatto che appena sono iniziate a circolare le voci delle dimissioni, anche la Fnsi ha fatto marcia indietro chiedendo a Chicco di ripensarci.

Non è tutto però. C’è soprattutto da capire a che punto erano le frizioni all’interno della redazione del Tg La7 prima di questo trambusto, e se Chicco, furbo per com’è, non abbia preso la palla al balzo per liberarsi di un peso che stava diventando poco sostenibile. Del resto c’è una poltrona importante che a gennaio rimarrà vacante…

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