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Le belle, libere donne di Alfredo Protti (Bologna, fino al 4 febbraio)

 

Il Novecento sensuale: mostra a palazzo D’Accursio dedicata al pittore protagonista della “Secessione bolognese”. Un erotismo gioioso e senza inibizioni

Un eros come fonte di una felicità limpida e senza limiti (cfr. i nostri recenti La felicità, pura, dell’eros o L’eros, il cibo e i cinque sensi) è forse un sogno utopico (e solo maschile?). Eppure, talvolta, sembra che qualcuno l’abbia sfiorato o raggiunto.

È il caso del pittore Alfredo Protti (Bologna, 26 aprile 1882 – 29 aprile 1949), al quale il capoluogo emiliano dedica presso palazzo D’Accursio la mostra Il Novecento sensuale. L’evento, inaugurato il 20 dicembre, durerà fino a lunedì 4 febbraio. L’ingresso è libero (orari 10-18,30). L’esposizione, promossa dall’Associazione Bologna per le Arti e realizzata in collaborazione con Mambo – Museo d’Arte moderna di Bologna, con il patrocinio della Provincia di Bologna, della Regione Emilia-Romagna e del Ministero per i Beni e le Attività culturali, è curata da Alessandra Sandrolini, e si concentra sulla raffigurazione delle donne borghesi da parte dell’artista, protagonista della cosiddetta “Secessione bolognese”.

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In mostra, infatti, ecco ben settanta capolavori dedicati alla figura femminile, conservati presso le Collezioni storiche dell’Istituzione Gam di Bologna o provenienti da diverse collezioni private del territorio. Sulle tele appaiono giovani ben lontane dallo stereotipo ottocentesco asessuato, bensì coscienti della propria bellezza e sensualità, del fascino del proprio corpo, avviate verso la modernità e la libertà sessuale (ahinoi, mai raggiunta in Italia). Il tutto espresso con uno stile nuovo, originale, proprio del pittore bolognese, affrancato dai canoni ottocenteschi, anche se al contempo lontano dalle avanguardie storiche.

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Nato nello stesso anno di Umberto Boccioni e Gino Severini, e otto anni prima di Giorgio Morandi, Alfredo Protti seguì una carriera artistica autonoma rispetto alle correnti più radicali dell’avanguardia futurista e metafisica. Tuttavia la sua pittura fu senz’altro di respiro europeo e contribuì profondamente alla formazione dell’identità moderna della città petroniana. La sua poetica espressiva, ispirata all’intimità della vita domestica, si nutrì delle esperienze formali più diverse e moderne, come quelle di Renoir, Klimt, Whistler, Sargent, Matisse. Inutile aggiungere che la fama di Protti si eclissò con l’avvento del fascismo censorio e puritano e, su un altro versante, a Bologna, col prevalere della severa poetica di Giorgio Morandi.

Le immagini: tre opere di Alfredo Protti (La maschietta e Alla toilette, entrambe del 1920; Calze rosse, del 1924).

Rino Tripodi

(LucidaMente, anno VIII, n. 85, gennaio 2013)

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