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Le anteprime di Report: il sistema lombardo

La reazione della Lega, dei suoi vertici, dei suoi tifosi (specie sui social) ai servizi della scorsapuntata è stata solo di fastidio: altro che scoop, è il solito attacco politico al buon governo leghista (e del centro destra) nelle regioni del nord.

Come se fosse normale avere in concessione gratuita un bene comune, come l'ippodromo comunale gestito dalla famiglia Giorgetti.

Come se fosse normale il cambio d'uso di un terreno di famiglia, senza dichiarare la posizione di conflitto di interesse.

Come se fosse normale che le nomine in regione Lombardia le decidesse non il governatore e il suo staff, ma un ex dirigente politico condannato per concussione.

Come se fossero normali certi rapporti tra esponenti politici e uomini vicini alla ndrangheta. Perché questi votano, così ha detto la scorsa settimana Nino Caianiello.

Il sistema lombardo è tutto fuorché virtuoso.

Il sistema lombardo

Questo servizio è la prosecuzione di quanto abbiamo visto la scorsa settimana, quando Giorgio Mottola ha messo assieme le storie dei camici del cognato, il terreno dei Fontana a Varese, il maneggio a disposizione delle Giorgetti.. E poi l'intervista al dominus delle nomine in Lombardia, Nino Caianiello che Mottola ha intervistato a casa, tranquillo, mentre racconta di tangenti, nomine, persone da aiutare, persone da mettere in contato.

Come quando aiutò l'imprenditore Daniele D'Alfonso (presentato da Tatarella) a vincere qualche bando in provincia di Varese. Il portafoglio dell'imprenditore torna utile alle regionali del 2018, quando Caianiello lo mise in contatto con suoi candidati: “si sapeva che D'Alfonso dava una mano alla campagna elettorale di Forza Italia..”

Soldi dati per ottenere poi qualcosa in cambio, finita la campagna elettorale (quella stravinta dal centro destra): sono decine di migliaia di euro in nero spesi per i politici che si presentavano alle elezioni, una specie di pesca, racconta il giornalista.

E' così se vuoi lavorare. Cosa vuoi fare? Devi morire di fame o lavorare, io ho una famiglia da mantenere, cosa faccio?” è stata la risposta dell'imprenditore, che poi ha proseguito “Sono quindici anni che li conosco, sono quindici anni che ho rapporti privati.. se io ho una campagna elettorale da dare una mano devo dare una mano ..”

 

 

 

L'italiano è rustico, ma il senso si capisce: tra i candidati che D'Alfonso sostiene con più soldi in nero c'è Fabio Altitonante, delfino di Caianiello che riesce a farsi eleggere in regione e ad ottenere da Fontana la nomina a sottosegretario regionale con la delega pesante sulla rigenerazione dell'area Expo.

I soldi per la politica? Sono gettoni spesi per entrare in un certo giro, in certi meccanismi, per farsi vedere: “lo fanno tutti” ammette D'Alfonso.

Per i soldi presi da D'Alfonso, Altitonante è stato arrestato e costretto a dimettersi da sottosegretario ma ha conservato il posto in consiglio regionale. E nonostante tutto questa estate si è candidato sindaco in una piccola città abruzzese, Montorio.

“Mi hanno chiesto se, con la mia esperienza, potevo sopportarli in questa rinascita del paese” è stata la risposta del consigliere, di fronte a questa contraddizione. “Sono certo che da processo ne uscirò pulito..”

Nel servizio di Mottola si parlerà anche del tema dei test sierologici che alcuni comuni come Robbio avevano avviato per la tracciatura dei positivi e che il partito della Lega ha fatto bloccare: ci sono degli sms arrivati agli amministratori locali in cui venivano minacciati, se continuavano con i test (alternativi a quelli scelti dalla regione di Fontana, con l'affidamento alla Diasorin), erano fuori dal partito.

 

 

 

Si è arrivati anche ad una interpellanza parlamentare (primo firmatario Grimoldi) per monitorare e bloccare queste iniziative. Perché questo ordine di scuderia? Solo per opportunismo politico (per difendere gli interessi di altri), mettendo la salute in secondo piano?

Così, mentre in Veneto si procedeva coi test, in Lombardia si fermava tutto, perché si è scelto di aspettare Diasorin, che arriverà fuori tempo massimo.

La scheda del servizio: Vassalli, valvassori e valvassini di Giorgio Mottola in collaborazione di Norma Ferrara e Federico Marconi

 

Report torna a occuparsi della Lombardia, dove Tangentopoli sembra non essere mai finita. Per entrare nel giro che conta degli appalti pubblici, come confermano anche alcune inchieste giudiziarie, bisogna pagare: in esclusiva a Report imprenditori, politici e amministratori locali raccontano come la corruzione in Lombardia sia diffusa dai piccoli comuni fino agli scranni del consiglio regionale. Parlano di finanziamenti occulti alla politica, mazzette sugli incarichi pubblici, bandi sistematicamente truccati. Report svela il lato oscuro della politica lombarda, avvolta da una ragnatela di imprenditori spregiudicati legati alla 'ndrangheta, faccendieri che pilotano le nomine ed eminenze grigie che, dietro alla Lega, avrebbero fatto man bassa di incarichi e consulenze. Un malaffare che avrebbe condizionato le scelte sulla sanità e in particolare sui test sierologici nel pieno dell'emergenza Covid-19, causando ritardi e aumento dei contagi.

 

Caccia al tesoro in Brasile

Tutto nasce da una telefonata che la redazione di Report aveva ricevuto nel 2019, dopo il servizio sui commercialisti della Lega.

Una persona sosteneva di avere informazioni interessanti su cosa stava dietro l'acquisto del capannone nella periferia di Milano da parte della Lombardia Film Commission.

Seguendo la scia, le impronte lasciate dal denaro per questa operazione, Luca Chianca è arrivato fino in Brasile: avrebbe dovuto incontrare Luca Sostegni, secondo la procura prestanome di questa operazione, che però nel frattempo era tornato in Italia.

Che fine han fatto i soldi, parliamo di 800mila euro, pagati dalla regione alla Andromeda SRL (che lo aveva pagato 400mila euro)?

Per questa vicenda i commercialisti della Lega, Di Rubba, Manzoni, sono finiti ai domiciliari: si erano conosciuti a Milano, i primi due con Scillieri e sempre qui si erano conosciuti Scillieri con Luca Sostegni, attraverso Marco Affri, anni fa proprietario dell'immobile in via Monti dove c'era il loro studio.

Sostegni sarebbe stato il prestanome per alcune operazioni seguite dai tre, era considerato una persona di fiducia da mettere lì, come titolare fittizio di beni, così sotto il profilo bancario le persone dietro potevano stare tranquille.

C'è un segreto di Pulcinella in queste vicende: la relazione di parentela tra Scillieri, che nel passato è stato consulente della LFC, e Fabio Barbarossa, il rappresentante della Andromeda SRL che poi ha venduto il capannone all'ente regionale.

Fontana ha nominato un nuovo presidente dopo la sua nomina: dopo Di Rubba e poi Farinotti, arriva Alberto Dall'Acqua professore alla Bocconi, vicino al tesoriere della Lega Centemero, con cui ha condiviso il progetto Hub 39, è nominato presidente di Italgas in quota Salvini. Tra le sue prime azioni quando arriva in fondazione, c'è una relazione che nega conflitti di interesse in capo a Scilieri.

In fiera, Luca Chianca non è riuscito ad incontrare Dall'Acqua, ha trovato solo una dipendente, Michaela Guenzi che, in quel bando, è stata solo esecutrice di ordini e decisioni altrui.

 

 

Decisioni come quella in cui Di Rubba (ex presidente) chiede alla Guenzi di farsi preparare da Scillieri la bozza del bando di gara per la nuova sede. Secondo i magistrati si tratterebbe di un bando su misura per il capannone del cognato, Barbarossa.

Possibile che nessuno sapesse che Barbarossa fosse il cognato di Sicllieri?”

Non lo sapeva la Guenzi e nessuno ha controllato.

In una intervista lo stesso Scillieri ha ammesso di essere stato consigliere di Andromeda e di Lombardia Film Commission, commenta a proposito il consigliere David Gentili, che pure aveva fatto delle segnalazioni in cui indicava come la persona che aveva fatto le perizie sull'immobile (il perito Arnaboldi) aveva un'azienda che aveva sede nello stesso civico del commercialista Scillieri.

Pensi alla Lega e ti viene in mente il dio Po, la padania, i celti con le corna, la busecca e l'ossobuco. E invece nella Lega degli ultimi anni, da Maroni a Salvini nelle inchieste spuntano fuori conti di società panamensi in Svizzera, prestanome scappati in Brasile, società offshore...

Luca Sostegni, per il suo silenzio su queste operazioni, voleva essere pagato: secondo quanto dice Scillieri, a pagarlo devono essere i due contabili della Lega, Manzoni e Di Rubba: “tirano fuori 25mila euro, che ce li hanno e se non li hanno li rubano, come hanno sempre rubato, se no Luca fa la denuncia e li fa fallire, fine. Hanno ciucciato una montagna di soldi alla Lega. Non ti dico 49 ml, ma non ci siamo lontani, sai? Ma non mi devono scassare le balle, perché io di cose ne so e vorrei tenerle per me e portarmele nella tomba”.

In una intercettazione col suo avvocato, Scillieri parla di garanzie da ottenere, ovvero che poi Sostegni non si mette a parlare coi giornalisti.

Proprio per questa garanzia di silenzio, si avvia una trattativa tra due avvocati, quello di Sostegni e quello della Lega, Zingari, lo stesso che segue la vicenda dei 49 ml di euro.

Luca Chianca ha cercato di ottenere qualche risposta sulla trattativa all'avvocato di Sostegni, Lapo Beccatini: c'è un dovere dentologico, ha risposto quest'ultimo, e non può rispondere in merito a questa trattativa.

Alla fine di questa trattativa, dicono le carte, l'accordo è che i soldi a Sostegni dovranno arrivare da Barachetti (l'elettricista che ha ricevuto diversi incarichi dalla Lega), amico di Di Rubba: proprio dalla Lega Barachetti aveva incassato 390mila euro per la ristrutturazione del capannone di Corsico.

Barachetti, racconta Luca Chianca nel servizio, avrebbe dovuto pagare più del dovuto, una serie di box nel comune di Desio, di proprietà di Sostegni. Ma alla fine l'affare salta.

La scheda del servizio: Follow the money di Luca Chianca in collaborazione di Alessia Marzi

 

A settembre scorso vengono arrestati i due contabili della Lega di Matteo Salvini, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, con l'accusa di peculato e turbativa d'asta. Al centro dell'inchiesta che li vede coinvolti, c'è l'acquisto per 800 mila euro della nuova sede della Lombardia film Commission, un capannone a nord di Milano. L'operazione immobiliare sembrava impeccabile, quando lo scorso anno Report ci mette il naso, però, emergono un bel po' di anomalie. Dopo l'inchiesta "I commercialisti" del 10 giugno 2019 arriva in redazione la telefonata dal Brasile di un uomo che sostiene di aver partecipato anche lui all'operazione immobiliare e di sapere parecchie cose che riguardano i fondi per la campagna elettorale del Capitano. L'uomo al telefono si chiama Luca Sostegni, fa il prestanome e, dopo mesi di ricerca, lo incontriamo a Montecatini. In un'intervista esclusiva ai microfoni di Report, spiega come avrebbe girato buona parte dei soldi della vendita del capannone su una società panamense con i conti in svizzera. Luca Chianca si mette così sulle tracce di questa società, arrivando fino a Prado, in Brasile.

 

Gli effetti della pandemia sul trasporto aereo

Con la pandemia si sono ridotti i viaggi in aereo: basta viaggi di lavoro e basta viaggi di piacere, col risultato che ora le compagnie aeree (come anche Italo per treni ad AV) chiedono conto al governo per il calo dei profitti.

C'è un altro problema: i viaggiatori spesso si trovano davanti a voli cancellati (con pochi giorni di preavviso) e senza nemmeno poter chiedere il rimborso perché il decreto “cura Italia” consente alle compagnie di usare i voucher.

A marzo, in pieno lockdown, si è raggiunta la percentuale del 28% di voli cancellati: ma a lockdown finito i problemi di chi viaggia non sono cessati, perché si è continuato ad usare i voucher come rimborsi.

In totale, spiega la vicedirettrice dell'Enac, l'ente di controllo dell'aviazione civile, sono stati emessi pù di 245mila voucher: le compagnie han dato all'ente di controllo un numero unico, senza discriminare lockdown o meno, perché dal 3 giugno sono state eliminate le restrizioni e i voli avrebbero potuto riprendere regolarmente .

La scheda del servizio: Pandemia aerea di Giulia Presutti in collaborazione di Marzia Amico

 

È l’anno nero del trasporto aereo. A maggio, in pieno lockdown, meno del 15% delle compagnie volava ai ritmi operativi normali e i profitti del settore aereo, secondo il database OAG, sono calati circa del 30%. L’Italia ha raggiunto il picco della crisi già nella terza settimana di marzo, con circa il 28% di voli annullati. Per contenere i danni da pandemia, il decreto Cura Italia ha consentito alle compagnie di non rimborsare subito i biglietti, offrendo ai passeggeri un voucher da utilizzare in futuro. Ma quando a giugno la circolazione è ripresa, gli operatori hanno continuato a cancellare voli ed emettere voucher. Chi tutela i passeggeri? L'Antitrust è intervenuta sulle compagnie, che rischiano sanzioni fino a cinque milioni di euro per ogni infrazione, ma per ora ha deciso di non adottare misure cautelari. L'odissea dei viaggiatori che esigono il rimborso è finita?
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