• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Larghe intese contro l’aborto

Larghe intese contro l’aborto

Ne­gli scor­si mesi il mi­ni­stro del­la Sa­lu­te, Bea­tri­ce Lo­ren­zin, ave­va dato un se­gna­le im­por­tan­te al Par­la­men­to, con la di­scus­sio­ne e l’ap­pro­va­zio­ne di mo­zio­ni con­tro il pro­li­fe­ra­re del­l’o­bie­zio­ne di co­scien­za ver­so l’a­bor­to ne­gli ospe­da­li. Ma nel­la re­la­zio­ne di set­tem­bre del mi­ni­ste­ro ave­va an­che ne­ga­to che l’o­bie­zio­ne di co­scien­za creas­se dei pro­ble­mi di ac­ces­so ai ser­vi­zi ne­gli ospe­da­li. Cir­co­stan­za smen­ti­ta dal­le tan­tis­si­me sto­rie di don­ne che tro­va­no dif­fi­col­tà nel­l’ot­te­ne­re un’in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za, non­ché da di­ver­se in­chie­ste che evi­den­zia­no il pro­li­fe­ra­re de­gli obiet­to­ri tra me­di­ci e al­tri ope­ra­to­ri sa­ni­ta­ri. Ne ha scrit­to an­che L’U­ni­tà, con un’in­chie­sta e un ar­ti­co­lo del pro­fes­sor Car­lo Fla­mi­gni.

Il quo­ti­dia­no par­la espli­ci­ta­men­te di “boi­cot­tag­gio” del­la leg­ge 194, snoc­cio­lan­do ci­fre e dati. Ca­ta­stro­fi­ci. Per esem­pio, in di­ver­si ospe­da­li del La­zio non ci sono più gi­ne­co­lo­gi non obiet­to­ri. Am­pio, di re­gio­ne in re­gio­ne, lo scar­to tra ospe­da­li con re­par­ti di oste­tri­cia e gi­ne­co­lo­gia e quel­li che ef­fet­tua­no abor­ti: in me­dia, men­tre le cli­ni­che at­trez­za­te sono de­ci­ne, quel­le che con­sen­to­no l’in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za si con­ta­no sul­le dita di una mano. Ma si ri­cor­da an­che il caso di Jesi, dove dal­l’an­no scor­so non ci sono strut­tu­re per l’i­vg e si fa pro­pa­gan­da no-choi­ce an­che in un con­sul­to­rio pub­bli­co. Qui di­ver­se don­ne, di fron­te a una si­tua­zio­ne in­so­ste­ni­bi­le, si sono at­ti­va­te per chie­de­re la pie­na ap­pli­ca­zio­ne del­la leg­ge e han­no fon­da­to il Col­let­ti­vo Via­Li­be­ra194, so­ste­nu­to an­che dal cir­co­lo lo­ca­le del­l’Uaar.

Car­lo Fla­mi­gni, gi­ne­co­lo­go e pre­si­den­te ono­ra­rio Uaar, cri­ti­ca in par­ti­co­la­re la po­si­zio­ne del mi­ni­stro e ac­cen­na tra le ri­ghe ai con­su­len­ti cui deve af­fi­dar­si. Tra que­sti al mi­ni­ste­ro del­la Sa­ni­tà c’è la do­cen­te di chi­mi­ca As­sun­ti­na Mo­re­si, com­po­nen­te del Co­mi­ta­to na­zio­na­le per la bio­e­ti­ca, non­ché edi­to­ria­li­sta di Av­ve­ni­re e coau­tri­ce di un li­bro di Eu­ge­nia Roc­cel­la sul­l’a­bor­to, che ha spes­so espres­so po­si­zio­ni cle­ri­ca­li sui temi eti­ci. Se nei mi­ni­ste­ri ci si af­fi­da a spe­cia­li­sti con que­sta im­po­sta­zio­ne, non è stra­no che poi un mi­ni­stro smi­nui­sca il pro­ble­ma del­l’o­bie­zio­ne di co­scien­za sel­vag­gia.

La Lai­ga, as­so­cia­zio­ne dei gi­ne­co­lo­gi non obiet­to­ri che già ave­va mes­so in guar­dia dal ri­schio di svuo­ta­men­to del­la leg­ge 194, ave­va evi­den­zia­to le cri­ti­ci­tà del qua­dro: in di­ver­si ospe­da­li l’o­bie­zio­ne si è or­mai fat­ta "di strut­tu­ra". Tra­dot­to, in cer­te cli­ni­che è or­mai im­pos­si­bi­le ot­te­ne­re un abor­to. Mol­te don­ne sono co­stret­te a re­car­si in al­tre cit­tà e re­gio­ni, ag­gra­van­do il la­vo­ro di que­ste al­tre strut­tu­re, an­da­re al­l’e­ste­ro o ri­cor­re­re al­l’a­bor­to clan­de­sti­no. Ne­gli ospe­da­li strut­tu­ral­men­te obiet­to­ri dove l’in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za non è più pra­ti­ca­ta, fa no­ta­re Fla­mi­gni, i me­di­ci non de­vo­no nem­me­no ap­pel­lar­si al­l’o­bie­zio­ne di co­scien­za, quin­di il nu­me­ro di obiet­to­ri è an­co­ra più alto di quan­to non emer­ga dal­le sti­me mi­ni­ste­ria­li.

Fla­mi­gni ri­cor­da che al do­cu­men­to ap­pro­va­to a mag­gio­ran­za dal Cnb nel 2012 sul­l’o­bie­zio­ne di co­scien­za, ca­rat­te­riz­za­to da un’im­po­sta­zio­ne re­tri­va, è sta­to in­te­gra­to un suo det­ta­glia­to pa­re­re con­tra­rio. E cita l’ul­ti­mo li­bro del fi­lo­so­fo Car­lo Au­gu­sto Via­noLa scin­til­la di Cai­no, in cui si evi­den­zia come l’o­bie­zio­ne di co­scien­za — un tem­po stru­men­to per sot­trar­si a una im­po­si­zio­ne — sia ora di­ven­ta­ta “un modo per im­por­re agli al­tri le pro­prie scel­te im­pe­den­do il go­di­men­to di un di­rit­to san­ci­to dal­la leg­ge”.

So­stie­ne inol­tre che i dati ita­lia­ni sul­l’a­bor­to sia­no ano­ma­li. Chie­de al mi­ni­stro se non sia stra­no che il tas­so di abor­ti­vi­tà del­le ra­gaz­ze ita­lia­ne sia sen­si­bil­men­te più bas­so ri­spet­to alle coe­ta­nee di Gran Bre­ta­gna e Spa­gna e in li­nea con quel­lo di Ger­ma­nia e Sviz­ze­ra. Ov­ve­ro pae­si dove esi­ste un’e­du­ca­zio­ne ses­sua­le e le ado­le­scen­ti sono più con­sa­pe­vo­li nel­la pre­ven­zio­ne di gra­vi­dan­ze e nel­l’u­so di con­trac­cet­ti­vi: tut­te cose che in Ita­lia non ac­ca­do­no. Se­con­do Fla­mi­gni, se da noi non si fa edu­ca­zio­ne ses­sua­le e non fun­zio­na­no i con­sul­to­ri, le ra­gaz­ze mol­to più sem­pli­ce­men­te si ri­vol­go­no a in­ter­net an­che per ave­re pil­lo­le abor­ti­ve, con tut­ti i ri­schi che ne con­se­guo­no. In­vi­ta quin­di il mi­ni­stro a in­da­ga­re su­gli abor­ti re­gi­stra­ti come "spon­ta­nei", che dopo che le ra­gaz­ze si sono af­fi­da­te al fai da te­ne­ces­si­ta­no di in­ter­ven­ti suc­ces­si­vi come il ra­schia­men­to.

An­che tra le don­ne di ori­gi­ne stra­nie­ra sono dif­fu­se pra­ti­che abor­ti­ve tra­mi­te pro­dot­ti pre­scrit­ti per al­tri usi dai me­di­ci, o in cli­ni­che clan­de­sti­ne. Un’in­da­gi­ne più se­ria e ap­pro­fon­di­ta su que­sti fe­no­me­ni som­mer­si, sug­ge­ri­sce, per­met­te­reb­be pro­ba­bil­men­te di ri­spon­de­re al per­ché gli abor­ti in Ita­lia se­con­do le sti­me di­mi­nui­sco­no, in un pae­se dove do­vreb­be ac­ca­de­re il con­tra­rio.

Ci chie­dia­mo, in que­sto cli­ma di “lar­ghe in­te­se” se la con­ver­gen­za in sen­so cle­ri­ca­le con­ti­nue­rà an­che su temi come l’a­bor­to. E se il pri­mo mi­ni­stro En­ri­co Let­ta, so­ste­nu­to in ma­nie­ra de­ter­mi­nan­te pro­prio da espo­nen­ti del nuo­vo cen­tro­de­stra come Lo­ren­zin e Roc­cel­la, vo­glia aval­la­re que­sta li­nea in­tran­si­gen­te pur di sal­va­re un ese­cu­ti­vo tra­bal­lan­te.

Il Pae­se ha bi­so­gno, su que­stio­ni come abor­to e con­trac­ce­zio­ne, di scel­te go­ver­na­ti­ve più aper­te e lun­gi­mi­ran­ti, sen­za far­si det­ta­re l’a­gen­da dal­le po­si­zio­ni più in­te­gra­li­ste che pren­do­no pie­de con­tro i di­rit­ti di au­to­de­ter­mi­na­zio­ne del­le don­ne.

 

Foto: Daniel Lobo/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.92) 9 dicembre 2013 16:09

    PaoloM

     

    Non credevo esistesse una obiezione di tanti medici verso il diritto all’aborto, sancito da una legge dello Stato. Penso non si tratti in molti casi di vera "obiezione di coscienza", ma di desiderio di non farsi nemici fra i propri clienti e/o colleghi con radici religiose di antico stampo. Senza pensare ai diritti delle donne, che l’obiezione nega, costringendole a scelte spesso difficili, se non costose o rischiose.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares