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Ladri di futuro

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1963, sciopero per l’acqua a Roccamena (Archivio Casarrubea)

Non so come definirli. Sono una specie umana abituata a ritenere che se le cose non funzionano è colpa di una volontà celeste, e se si fa un danno contro terzi, non si è mai responsabili, per una antica prerogativa che rende l’irresponsabile meritevole di obbligatorie considerazioni. E anche di assoluzioni.

Non credo che il cattolicesimo, che ci ha abituato a peccare per essere poi assolti, c’entri molto con questa condizione antropologica di natura primitiva, ma il dato di fatto è che finora per i danni apportati alla rete di distribuzione dell’acqua dell’invaso Poma sul fiume Jato, non ha mai pagato nessuno. Sono saltate prese di erogazione dell’acqua; interi comizi sono andati in rovina, qualcuno si è appropriato persino della prerogativa di aprire e chiudere di sua iniziativa le saracinesche che portano l’acqua nella sua campagna, o ha provocato danni all’impianto senza pensare alle conseguenze delle sue azioni. Si è anche assistito alla scena dei funzionari e impiegati del Consorzio che andavano in giro per cercare di capire chi avesse potuto danneggiare la rete di distribuzione dell’acqua, e qualcuno ha pure vociferato che questo bene prezioso è stato regolarmente dirottato al servizio di qualche innominabile pezzo grosso di quest’ “area 51” che è Partinico: terra di misteri e di fatti innaturali, dove Danilo Dolci operò per oltre cinquant’anni. E dove l’acqua che scorreva un tempo sotto le zampe dei cavalli, ai tempi in cui era prerogativa dei capimafia, è tornata a scorrere sotto le stesse zampe, con i mafiosi che se la ridono sotto i baffi.

A chi dobbiamo questi risultati? Non trovo altre risposte: se è vero che il pesce “feti da testa” (puzza dalla testa). Li dobbiamo alle autorità che hanno trasformato una cooperativa irrigua, eletta dai produttori, in un Consorzio nominato dalle cosiddette autorità politiche. A un governo regionale che ignora, ormai da troppo tempo, i problemi dell’agricoltura del partinicese, gestendo solo l’ordinaria amministrazione delle metropoli dove l’acqua è distribuita attraverso reti ridotte da sempre a colabrodo; al carattere anomico che ha assunto il sistema delle regole sociali trasformato in Far West all’italiana.

Cooperativa irrigua-Programmazione stagione irrigua.

Le cose andavano meglio quando andavano peggio. I produttori pagavano il loro canone irriguo annuale e ricevevano il programma della stagione irrigua con l’indicazione dei giorni e delle ore di irrigazione, come si può vedere dall’unita illustrazione riportata, qui accanto.

Oggi tutto è incerto e folle. Ciascuno si deve arrangiare da sé, e l’antimafia tanto millantata dal presidente della Regione, dai parlamentari e persino da certa gente che se ne riempie la bocca a chiacchiere, è solo uno slogan.

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