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La via patriottica al default

Tra gli inequivocabili segni del devastante analfabetismo economico che alligna nella società italiana ad ogni livello, dall’opinione pubblica agli opinion makers che la formano (e, soprattutto, deformano), vi è anche l’adesione alla proposta “patriottica” in base alla quale gli italiani dovrebbero comprare titoli del nostro debito pubblico, in una ripetizione delle stanche campagne sul comprare e mangiare italiano.

Solo che, in questo caso, si tratterebbe di una forma di autointossicazione probabilmente letale.

Tutto è cominciato (ma sarebbe meglio dire ricominciato, visto che la trovata è vecchia di qualche mese) con l’acquisto di una pagina sul Corriere da parte di tal Giuliano Melani, in cui si esortano gli italiani a comprarsi il debito pubblico del nostro paese. Un paio di considerazioni: in primo luogo, se questa moda di comprarsi pagine dei quotidiani per dichiarare al mondo le proprie opinioni dovesse prendere piede, gli editori avrebbero di che compensare la flessione del mercato pubblicitario. Ma non sarebbe comunque una grande idea visto che esistono blog, forum e social network che sono in teoria in grado di svolgere in modo virale ed a costi ben più contenuti la diffusione di queste trovate, così simili a quella del tizio che, una trentina di anni fa a Portobello, voleva spianare il Turchino per rimuovere la nebbia dalla Valpadana.

In secondo luogo, questa iniziativa ha il merito di aver segnalato a tutti i narcotizzati opinion leader italiani che lo stock di titoli di stato del nostro paese non è affatto posseduto in misura determinante dai residenti. Buono a sapersi, visto che molti degli editorialisti che oggi appoggiano la bislacca idea di Melani sono gli stessi che si erano bevuti la fandonia del debito pubblico italiano “in mano agli italiani”.

Così vanno le “mode”, come direbbe il nostro presidente del consiglio, in un paese che soffre di analfabetismo economico e finanziario terminale, quella stessa malattia che ci sta portando a seguire la strada greca della perdizione.

Divagazioni a parte, che cosa accadrebbe se gli italiani corressero effettivamente in banca a comprare titoli di stato, nelle attuali condizioni del paese? Se, per incommensurabile assurdo, i residenti giungessero a sostituire integralmente i non residenti, nella persistente assenza di riforme tali da far ripartire la crescita potremmo giungere in modo rapido ed indolore al default sul debito pubblico, proprio perché non ci sarebbero più vincoli ed impegni ad onorare il medesimo nei confronti della comunità internazionale.

Geniale, no? Già vediamo gli appelli al “default patriottico” da parte di Storace e di altre volpi poste a guardia del pollaio italiano. Appelli che troverebbero entusiastico consenso anche da parte della sinistra italo-islandese, quella di Loretta Napoleoni e di tanti altri confusi apprendisti stregoni che farneticano di “default pilotato”: “Salviamo il paese, sì al default, senza se e senza ma”, e magari in piazza San Giovanni a Roma sentiremmo il popolo della sinistra intonare una cover di un noto brano di Francesco De Gregori: “L’Islanda siamo noi, siamo noi padri e figli…”, magari durante un comizio di Bersani.

La realtà è che un titolo di credito si acquista quando il creditore è ritenuto solvibile e tale si ritiene possa restare, in modo sostenibile, nel tempo. Nella gestione dei propri investimenti il cuore non serve: serve soprattutto razionalità. Prima si fa ripartire la crescita, con le necessarie riforme (sperando che anche il contesto esterno aiuti, perché diversamente sarebbe tutto maledettamente difficile), e poi ci si precipita a comprare titoli di stato italiani, divenuti improvvisamente appetibili. E in quel caso (e non prima) sarebbe certamente un vero affare.

La realtà è che, su questa falsariga, corriamo tutti il rischio di dover acquistare coattivamente titoli di stato. I dipendenti pubblici, i fornitori della pubblica amministrazione, i creditori dell’Erario; ma anche i privati, ad esempio perché le banche, per fare credito agli imprenditori, chiederebbero ai medesimi di comprare titoli di debito pubblico che le prime non sono più in grado di accomodare nei propri bilanci. Il tutto potrebbe poi finire nei cedolini degli stipendi dei dipendenti. Conviene decisamente pensare ad altre vie, e non a patriottiche scorciatoie, per risolvere il problema del nostro debito pubblico. Anche perché questo patriottismo suona sinistramente simile ad una imposta patrimoniale straordinaria. Tanto varrebbe (tanto varrà) ricorrere a quella, fuor di ipocrisia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.138) 7 novembre 2011 18:22
    Damiano Mazzotti

    Se nessuno ha la soluzione significa semplicemente che il Debitalismo è un sistema al collasso... nell’antichità in molti paesi il debito veniva condonato ciclicamente, al massimo dopo 50 anni, poichè gli interessi sono destinati a salire in modo matematico, fino a strangolare i produttori... i nullafacenti non possono campare di rendita per sempre... nel 29 molti persero il lavoro come i comuni operai... questa è la vera mano invisibile del mercato... quella che taglia via le mani truffaldine degli speculatori truffatori.. non tutti gli speculatori operano in modo chiaro... anzi.... molti riciclano denaro sporco... con i soldi della droga, delle armi e delle estorsioni più o meno illegali e gioca d’azzardo, grazie anche ai soldi dei cretini...

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.138) 7 novembre 2011 18:28
    Damiano Mazzotti

    Oramai quasi tutti hanno capito che l’attuale finanza slegata dagli investimenti, non può far crescere l’economia... l’aumento fittizio di certi titoli di borsa è solo un valore fittizio che serve per sottrarre denaro ai più stupidi, e non serve a finanziare niente...

    E i soldi hanno un vero valore solo quando finiscono per produrre qualcosa o per favorire lo scambio di qualcosa... gli attuali scambi finanziati sono simili ad una assicurazione di un bene molto superiore al suo valore per poi distruggerlo... perchè nessuno regola e controlla..

    Che senso può avere fare un’assicurazione su di un capannone e poi incendiarlo per ottenere dieci volte il suo valore? Questo è quello che succede con alcuni titoli finanziari e ci sono dei truffatori e dei cretini che difendono tutto ciò, anche se alla fine ci guadagnano 3 o 4 banche americane... e alla fine forse ne rimarrà solo una.... e sarà presa molto di mira

  • Di Sàntolo Cannavale (---.---.---.112) 8 novembre 2011 02:54
    Sàntolo Cannavale

    Idea Giuliani condivisibile, ma con nuovo Governo.

    L’idea di Giuliano Melani sarebbe davvero efficace se l’acquisto in massa di titoli dello Stato italiano venisse rinviato ufficialmente al momento in cui il Presidente Giorgio Napolitano darà (mi auguro presto) incarico di formare un governo di “salvezza e riscossa nazionale” ad una personalità di alto profilo, riconosciuta ed apprezzata a livello internazionale.
    Solo a quel punto, evitando sprechi di risorse ed ulteriori sacrifici alle famiglie italiane, l’attuazione della proposta Giuliani potrebbe dare una spinta consistente alla ripresa del nostro Paese ed alla sua credibilità in Europa e nel mondo.
    L’economia potrebbe partire con vigore sulla base della ritrovata fiducia ed entusiasmo collettivo e non ci sarebbe bisogno di interventi per tassazioni aggiuntive.
    A queste condizioni Francia, Germania e gli altri partner europei saranno comprensivi e solidali: hanno vitale interesse ad un’Italia forte e credibile per la difesa dell’Unione e dell’Euro. La BCE non sarà ostile.
    Il nuovo governo dovrà fornire le risposte attese dal Fondo Monetario Internazionale e nel contempo sarà impegnato nella riqualificazione della pubblica amministrazione e nel sostegno al sistema economico- produttivo nazionale.
    Invito a consultare il mio recente articolo sul sito personale riguardante la valutazione dei titoli di Stato italiani e la messa in sicurezza delle banche e del loro patrimonio.

    Sàntolo Cannavale

    www.santolocannavale.it

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