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 Home page > Attualità > Economia > La verità sul debito pubblico

La verità sul debito pubblico

Sul debito pubblico è ora che sia fatta chiarezza. È un fardello pesantissimo per le finanze pubbliche, e consuma ingenti risorse che, altrimenti, potrebbero essere utilizzate per i servizi utili al cittadino, ed è per questo motivo che dobbiamo pretendere di saperne di più.

Tanto per cominciare, ho provato a mettere a confronto i dati relativi al debito pubblico anno per anno (forniti da Banca d’Italia) con i vari governi che si sono succeduti dal 1970 ad oggi (disponibili su Wikipedia). Negli anni in cui si sono succeduti più Presidenti del Consiglio l’incremento annuale è stato diviso proporzionalmente su base mensile. Il grafico sottostante indica, in miliardi di euro, i risultati relativi ai primi 5 classificati sulla base del debito pubblico attribuibile al/ai governi da essi presieduti.

Debito pubblico per Presidente del Consiglio dal 1970 a oggi in miliardi di euro (primi 5 classificati)

Berlusconi 572
Andreotti 285
Craxi 213
Prodi 154
Amato 125

I dati sopra illustrati rendono palese il fatto che il debito pubblico è imputabile sia ai governi della Prima che della Seconda repubblica, a quelli di destra e anche a quelli di sinistra. Persino ai governi tecnici come quelli del presidente Amato (Ciampi, Dini e Monti sono rispettivamente in 6, 7 e 8 posizione) sono attribuibili importanti quote del debito pubblico.

Tuttavia, gli esecutivi che si distinguono, e di gran lunga, per aver prodotto la maggiore porzione di debito sono quelli del Presidente Silvio Berlusconi. Questo primato non viene scalfito nemmeno se, ai dati a valori nominali, sostituiamo quelli a valori corretti con l’inflazione (dall’anno di formazione ad oggi).

Debito pubblico (a valori reali) per Presidente del Consiglio dal 1970 a oggi in miliardi di euro (primi 5 classificati)

Berlusconi 675
Andreotti 551
Craxi 434
Prodi 192
Amato 184

A valori nominali, pertanto, ai governi del Presidente Berlusconi è attribuibile quasi il 30% del debito pubblico complessivo.

% di debito pubblico attribuibile a ogni Presidente

Berlusconi 29%
Andreotti 14%
Craxi 11%
Prodi 8%
Amato 6%
tutti gli altri insieme 32%

Negli anni duemila, l’Italia ha mantenuto il parametro del disavanzo primario entro limiti previsti dai trattati europei e questo ha permesso all’ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti, di dire che i conti pubblici erano a posto. Purtroppo però, tale indicatore tiene conto della differenza fra entrate e uscite, senza però includere il costo degli interessi sul debito pubblico, che in Italia rappresentano circa il 20% di tutte le uscite (vedi bilancio pubblico 2011) e ammontano a più di 80 miliardi.

Se allo scadere di una quota di titoli del debito pubblico, il governo rifinanzia il tutto (compreso gli interessi) con l’emissione di nuovo debito pubblico, gli interessi producono a loro volta altro debito entrando così un circolo vizioso senza fine.

Durante tutti i governi Berlusconi, il primo comandamento è sempre stato quello di non aumentare le imposte, fa niente che così il debito pubblico cresceva, tanto il tasso d’interesse non era mai stato così basso dall’introduzione dell’euro, fino alla crisi dello spread che ha fatto cadere tutto il castello di ipotesi che stava probabilmente alla base di quella condotta.

Non mi dilungherei sui governi Andreotti e Craxi, anni nei quali a tutti è chiaro che si sia fatto un uso spropositato della spesa pubblica (assistenzialismo, baby pensioni, ecc).

I governi di Prodi rientrano anch’essi tra quelli che hanno prodotto molto debito pubblico. Tuttavia, egli ha avuto almeno l’accortezza di tenere sotto controllo il rapporto debito/PIL, portandolo dal 121% dell’ultimo governo Dini (1995), al 115% (1998), trend che poi è continuato fino ai primi anni dei governi Berlusconi (2004) arrivando fino a quota 104%. Anche il secondo governo Prodi è stato attento a questo parametro, riportandolo al 104% dopo un peggioramento avvenuto tra il 2005 e i 2006.

I governi Amato, soprattutto quello del '92-'93 hanno prodotto un significativo ammontare di debito pubblico, nonostante le privatizzazioni, avvenute in quegli anni, che portarono nelle casse dello Stato diversi miliardi di euro. Come sono stati spesi quei soldi, e perché non sono stati utilizzati per abbattere il debito?

Sempre a proposito di governi tecnici, non si può dire che abbiano fatto molta attenzione a non far crescere il debito pubblico. Il prossimo grafico mostra l’incremento del debito pubblico per mese di governo. Si osservi come nelle prime posizioni troviamo tutti i tecnici: Ciampi, Monti, Dini e Amato. L’unica eccezione è De Mita. Ad onor del vero, sul governo del Presidente Monti bisogna dire che hanno pesato le emissioni di debito pubblico per il trasferimento al fondo salva stati europeo che valgono una trentina di miliardi, ma anche tenendo conto di questo, rimarrebbe comunque nella top ten. L’illustrissimo Senatore Carlo Azeglio Ciampi (presidente prima dalla Banca d’Italia, poi del Consiglio dei Ministri e infine della Repubblica) in soli 12 mesi di governo, tra il 1993 e il 1994 è riuscito a mantenere una media d’incremento del debito pubblico superiore a tutti gli altri governi della storia.

Incremento teorico del debito pubblico, su base mensile, in miliardi di euro (primi 10 Presidenti)

Ciampi 9,1
Monti 6,7
Dini 6,3
De Mita 5,3
Amato 5,2
Berlusconi 5,2
Goria 5,0
Craxi 4,7
Fanfani 4,3
Andreotti 3,3

Concludendo, sarei favorevole ad una commissione che ricostruisca le cause e le responsabilità che hanno portato alla formazione di un debito pubblico così abnorme, in modo da consegnare questo documento, come monito, ai futuri governi che, si spera, adotteranno politiche più lungimiranti dei precedenti.

Nell’attesa che questo avvenga, sarei molto felice di vedere qualche giornalista italiano organizzare una trasmissione televisiva sull’argomento. Si potrebbero invitare come ospiti molti dei presidenti sopracitati che avranno sicuramente molte cose da raccontarci in merito.

 

 

 

 

 

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.20) 2 marzo 2013 09:57

    Sono stupito che ancora venga diffusa un’ informazione cosi’ parziale sul "debito pubblico". La prima osservazione che faccio e’ sul fatto che non viene puntualizzato assolutamente dall’autore che questo debito sia diventato un problema reale da quando e’ stato ridenominato in una valuta straniera..il salvifico Euro. Lo stato non ha problemi a rimborsare il debito in moneta sovrana non legata ad un tasso di cambio fisso (come lo era la Lira nello SME)!! Secondo punto che vorrei sollevare e’ il fatto che se il debito viene abbattuto in termini reali ovvero la quantita’ totale diminuisce questo significa che chi aveva il credito con lo stato non lo ha piu’. Ora se consideriamo che lo stato "prende a prestito" dal settore privato e quindi dai risparmi privati se il debito pubblico viene diminuito cio’ significa una necessaria diminuzione del risparmio privato oppure comunque una riduzione degli interessi che quei risparmi potevano fruttare,se ora invece detenuti come liquidita’ e non piu’ come titoli fruttiferi. Il problema del debito va quindi considerato dalla prospettiva del settore privato per vederne le ricadute socio-economiche e non dalla prospettiva del governo che quando si indebita di fatto arricchisce i propri cittadini, certo a patto pero’ che non tassi di piu’ di quello che spende (il "bellissimo" avanzo primario da lei citato). 

    • Di Wendell Gee (---.---.---.248) 2 marzo 2013 14:44
      Sono stupito che ancora venga diffusa un’ informazione cosi’ parziale sul "debito pubblico"
      Me ne rammarico, cercherò di completarla rispondendo al suo commento.

      La prima osservazione che faccio e’ sul fatto che non viene puntualizzato assolutamente dall’autore che questo debito sia diventato un problema reale da quando e’ stato ridenominato in una valuta straniera.


      Non sono d’accordo. Il problema ha incominciato a diventare insostenibile con la crescita dei tassi d’interesse (il famoso spread) tanto è vero che in nei primi anni duemila i governi sopraccitati non hanno fatto assolutamente niente per contenere il debito.

      Lo stato non ha problemi a rimborsare il debito in moneta sovrana non legata ad un tasso di cambio fisso (come lo era la Lira nello SME)!!
      Se questo fosse vero, durante gli anni ottanta il debito pubblico avrebbe dovuto diminuire e non aumentare. Quale problema c’era nel pagarlo in lire? Lo Stato non può emettere moneta a piacimento perché questo crea inflazione. 

      Ora se consideriamo che lo stato "prende a prestito" dal settore privato e quindi dai risparmi privati se il debito pubblico viene diminuito cio’ significa una necessaria diminuzione del risparmio privato oppure comunque una riduzione degli interessi che quei risparmi potevano fruttare

      Concordo solo in parte. Infatti quello che attualmente sta succedendo è che le banche preferiscono comprare il debito dello stato che rimane a rischio medio/basso, almeno nel medio termine, e frutta dei buoni tassi d’interesse. In questo modo però toglie risorse agli investimenti nel settore privato. Si stratta solo di traslare il risparmio verso il settore privato, non di diminuirlo.
    • Di (---.---.---.20) 2 marzo 2013 16:00

      Rispondo rapido al commento sulle mie affermazioni iniziali. Sul fatto degli interessi come problema concordo soprattutto se non vogliamo davvero creare inflazione.. ma qui la cosa e’ semplice visto che il tasso di interesse in uno stato con la propria valuta e’ stabilito dalla banca centrale.

      Per quanto riguarda il ripagare il debito penso non sia mai stato fatto per una scelta monetaria poiche’ l’unico effetto reale sull’ economia sarebbe stato ridurre il tasso interbancario all’aumentare delle riserve bancarie, drenando percio’ risorse (rendite sui titoli) che sarebbero andate al settore privato No inflazione, No svalutazione quindi..
      Per quanto riguarda la possibilita’ di spesa dello stato che secondo lei sarebbe ridotta dal pagamento degli interessi, le ricordo che uno stato con valuta sovrana e a tasso di cambio fluttuante non ha un limite di spesa fino a che riesce a trovare beni e servizi in vendita pagabili in quella valuta anzi dico di piu’ lo stato deve spendere per garantire la piena occupazione! Comunque le consiglio di dare una lettura alla ME-MMT visto che ha scritto che non sa cosa sia vedra’ che i suoi dubbi svaniranno piano piano..
    • Di Wendell Gee (---.---.---.113) 2 marzo 2013 16:58

      Complimenti, lei mi sembra molto preparato.

      Il tasso d’interesse è stabilito dalla banca centrale in funzione della liquidità di cui il mercato ha bisogno. Ma questo è esattamente quello che fa la BCE e che facevano le banche nazionali prima dell’euro. Il problema nasce dal fatto che paesi come l’Italia e la Germania hanno, da sempre, avuto politiche monetarie opposte. Il Sistema Monetario Europeo, il trattato di Maastrich e la moneta unica, sono accordi volti a uniformare tali politiche a livello europeo. L’Italia ha sempre aderito a questi trattati, salvo poi non adottare le misure economiche necessarie alla sostenibilità di essi.

      Sono d’accordo con lei che per fare crescere l’economia lo stato deve spendere, ma deve avere anche le risorse per poterlo fare. Oggi l’austerity non è una scelta, è un dato di fatto. Io contesto le decisioni, irresponsabili, dei governi precedenti, che hanno prodotto il dissesto.

      Se a livello europeo ci si mettesse d’accordo per far stampare moneta alla BCE (da usare solo per gli investimenti) sarei perfettamente d’accordo, ma prima bisognerà convincere i tedeschi, e tutti gli altri, che questa volta rispetteremo gli impegni. L’alternativa è il ritorno alla lira (ma ci conviene?).

  • Di (---.---.---.180) 2 marzo 2013 10:11

    Modern Monetary Theory! Basta con queste fesserie del Debito!! "..si entrerebbe in un circolo vizioso....".....Ma esiste un paese senza debito pubblico??? Come mai? Tutto il mondo è vizioso e vive nel peccato? Spieghiamo questo concetto!non esiste moneta creata senza emissione di debito!È l’appropriazione privata del credito sul debito che danneggia il sistema e ne influisce i tassi di interesse se lasciata incontrollata. I viziosi sono i giornalisti e gli economisti che seguono le dottrine del Memorandum di Luis Powell e del The Crisis Of Democraty. STA RITORNANDO LA MODERN MONETARY TEORY!

    • Di Wendell Gee (---.---.---.248) 2 marzo 2013 14:50

      Non sono un giornalista, o un economista, e non seguo (almeno non in maniera consapevole) le teorie che lei ha citato.

      Se non ci si può esimere dal produrre debito dobbiamo almeno stare attenti a non farci travolgere da esso.
      Grazie per il suo commento.
  • Di Cesarezac (---.---.---.252) 2 marzo 2013 15:27
    Cesarezac

    Invece di preoccuparci del debito pubblico, dovremmo preoccuparci del PIL! PIL è l’acronimo di Prodotto Interno Lordo vale a dire la quantità, o meglio, il valore dei beni prodotti dal Paese. Un Paese dinamico nel quale i cittadini non hanno difficoltà a trovare lavoro e, soprattutto gli imprenditori non incontrano ostacoli per creare lavoro, può pagare tranquillamente i debiti. Fare debiti può essere indispensabile par fare impresa, altrimenti le banche non avrebbero ragione di esistere.

    Da noi si sente parlare di debito pubblico di risparmiare, di spendig review. SBAGLIATO! non bisogna affatto risparmiare , Monti con la spending review ci ha portato ad una drammatica recessione, alla perdita di migliaia di posti di lavoro, alla fuga di cittadini e capitali, al suicidio di imprenditori e lavoratori.
    Anche se i politici rinunciassero ad ogni forma di emolumento non avremmo risolto il nostro problema, questo deve essere ben chiaro! Il problema è IL LAVORO!
    CESARE ZACCARIA 
    • Di Wendell Gee (---.---.---.113) 2 marzo 2013 17:04

      Comprendo le sue preoccupazioni sul PIL (che riguardano l’economia reale).

      Io invece ho scritto un articolo sul debito pubblico (che riguarda la finanza pubblica).
      Se il debito fosse più basso, gli interessi sarebbero inferiori, e ci sarebbero più risorse da investire per l’economia.
      Se vuole prendere il problema dall’altro lato (quello della crescita) va bene comunque, indichi qualche soluzione.
  • Di alessandro tantussi (---.---.---.39) 2 marzo 2013 19:47
    alessandro tantussi

    In tempo di recessione è una idiozia drenare risorse dal settore privato per destinarle al pubblico ed abbattere il debito. L’unica soluzione è l’allentamento dell’austerity, espansione monetaria, quantitative easing, riduzione entrate fiscali e possibilmente una seria politica di riduzione della spesa pubblica limitatamente a quella improduttiva. Quello che conta non è l’ammontare del debito ma la tendenza del PIL. Se cresce il PIL poi cresceranno anche le entrate fiscali e potremo pensare di ridurre il debito. Se oggi ci intestardiamo salvare i conti pubblici tagliamo le gambe alle attività produttive. Se peggiora la recessione affamiamo la gente, rischiamo la guerra civile e, oltretutto, ci ritroveremo con meno entrate e quindi crescita del disavanzo e del debito. Non c’è verso: bisogna avere il coraggio di intraprendere una politica espansiva.

  • Di alessandro tantussi (---.---.---.39) 2 marzo 2013 19:49
    alessandro tantussi

    forse l’unica soluzione sarebbe la svalutazione competitiva... ma bisognerebbe avere la lira invece dell’Euro.

    • Di Wendell Gee (---.---.---.150) 4 marzo 2013 10:21

      Sig. Tantussi, 

      trovo molto interessante questa discussione che si è aperta tra me (presunto difensore dell’austerity) e voi keynesiani (giusto?). Trovo anche molto verosimili alcune sue affermazioni, tra cui il fatto che per far ripartire l’economia siano necessario incrementare la spesa pubblica (sotto varie forme). Io penso che, al momento, quelle risorse semplicemente manchino, e costerebbe troppo chiederle in prestito ai mercati sotto forma di nuova emissione di debito pubblico. Oltretutto, finanziare le spese correnti degli italiani con dei finanziamenti nel lungo periodo sarebbe oltremodo dannoso.
      L’idea di tornare alla lira non mi sembra praticabile, ma io non sono un economista.
      L’unica strada praticabile sarebbe, forse, aggredire l’evasione fiscale (il famoso discorso del paghiamo tutti, paghiamo meno), ma una strada difficile e impopolare.
      Per il resto il mio articolo si è solo occupato di come attribuire il debito pubblico ai vari governi della Repubblica.
    • Di Renzo Riva (---.---.---.73) 9 marzo 2013 00:09
      Renzo Riva
      FUORI DALL’EURO E FUORI DALL’EUROPA

      Ecco l’articolo originale con le dichiarazioni del consigliere comunale di Gorizia, Emilio Baiocchi.
      .
      Baiocchi: il patto di stabilità è un suicidio economico
      Il consigliere di maggioranza critico verso il documento bipartisan del Comune «L’Unione europea è incapace persino di omologare il fisco dei Paesi membri»
      .
      .
      Ecco il giorno dopo la soluzione "SUICIDA" del sindaco.
      Ecco a stretto giro cosa ha detto il sindaco di Gorizia alla rampogna del consigliere Emilio Baiocchi.
      .
      .
      Marcia a vista sperando di non incappare in una probabile valanga.
      .
  • Di (---.---.---.30) 2 marzo 2013 20:35

    L’ articolo e’ molto chiaro ,lucido ed interessante una unica osservazione , do per scontato la correttezza della tesi che la sovranita’ monetaria (cioe’ tornare alla lira per stamparne alla bisogna ) non e’ la soluzione. anzi acuisce il male.pero’ siamo sicuri che la crescita sia la soluzione univoca... soprattutto in un mondo economico dominato dai BRIC ... noi che spazi e in quali settori dovremo infilarci per garantirci una crescita??
    questo e’ il dilemma e quello che dovranno scoprire i nostri politici quando la finiranno sto teatrino post elettorale e si assumeranno le responsabilita’ che gli spettano.

    • Di Wendell Gee (---.---.---.150) 4 marzo 2013 10:29
      Grazie.
      Il problema da lei accennato mi sembra interessante. Come competere con i paesi emergenti?
      Credo che quasi tutti oggi pensino che il trattato che ha istituito la World Trade Organization abbia svantaggiato oltre ogni previsione l’industria dei paesi occidentali. 
      Non posso prevedere il futuro (mi auguro che sia roseo), ma oggi, l’unica strada che hanno i vecchi paesi industriali per competere con quelli in via di sviluppo, è la revisione di quel trattato. Attualmente i prodotti di lusso, o di alta tecnologia, non sono sufficienti a garantire un buon livello occupazionale. Nemmeno il settore dei servizi ad alta specificità lo è.
      La crescita che si prevede nei prossimi anni (zero virgola) non sarà abbastanza per riassorbire la disoccupazione prodotta in questi anni.
  • Di (---.---.---.153) 5 marzo 2013 17:09

    ottima ricerca e ottimo articolo, complimenti Wendell Gee!!! magari l’informazione fosse così obiettiva!!!


  • Di (---.---.---.72) 6 marzo 2013 04:17

    io quando faccio un debito cè chi mi dice se lo posso fare o meno non esiste che vado in banca e chiedo sei miliardi di € mi dicono vai a casa per usare un eufemismo allora come fa un governo ad andare sotto di centinaia di miliardi senza che qualcuno gli dica più di così tu non puoi spendere o indebitarti allora chi lo fa il debito lo paga altrimenti qualsiasi cretino lo aumenta tanto lui non lo paga e se ne accorgono coloro che vengono dopo? non cè un controllo mensile
    altrimenti è come parlare di fantasmi è meglio pettinare il gatto 

  • Di (---.---.---.126) 20 marzo 2013 15:43

    a quanto li fai i carciofi?

     

  • Di (---.---.---.214) 26 agosto 2013 04:25

     
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