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La tristezza di Berlusconi

Berlusconi in questi giorni è tremendamente triste.

Il governo è andato sotto tre volte negli ultimi due giorni: la prima, martedì, per due volte consecutive, per l’assegnazione di un seggio supplementare al parlamento europeo nel quale è stato approvato l’emendamento dell’opposizione attribuendone lo scranno all’Udc; la seconda mercoledì in cui è stato approvato un emendamento dell’Udc contro il ddl Gelmini con il quale viene riconosciuto il valore del lavoro dei medici impegnati nei policlinici universitari in attività di formazione. Anche qualche settimana fa il governo è andato sotto alla Camera in un emendamento presentato dalle opposizioni sui rapporti tra Italia e Libia, Berlusconi è quindi in grande difficoltà.

I lavori parlamentari rischiano di diventare un vero e proprio Vietnam per il governo, specie quando anche Futuro e libertà vota con le opposizioni facendo cadere continuamente Berlusconi su qualsiasi emendamento proposto. E non è tutto.

Poche ore prima della sconfitta di ieri Berlusconi aveva aperto a Casini – «All’Udc suggerisco un appoggio esterno al governo» -, ma i centristi avevano risposto picche. Lo stesso Bossi, da sempre contrario all’ingresso di Casini nell’esecutivo, aveva dichiarato che un appoggio dell’Udc «sarebbe positivo». Per quanto riguarda il voto di fiducia del 14 dicembre, il Senatùr crede che Berlusconi avrà i voti «non solo dei finiani ma anche a sinistra perchè tutti hanno paura di andare al voto. La crisi ora sarebbe veramente pericolosa».

Berlusconi, riguardo al voto del 14, si dice ottimista considerando comunque la possibilità di dimissioni: «Avremo una maggioranza, una buona maggioranza sia al Senato sia alla Camera. Se alla maggioranza della fiducia non dovesse seguire una maggioranza capace di rendere possibile l’approvazione delle riforme, ci recheremo dal capo dello Stato e chiederemo il ritorno alle elezioni».

L’analisi di queste ultime settimane appare chiara: il governo è arrivato all’osso, e se continua così sgambesciamente ad andare avanti non solo non potrà governare il paese, ma addirittura si arriverà al punto che ogni emendamento, ogni ddl proposto dall’esecutivo verrà affossato da una contro-proposta dell’opposizione. Che di per sè non è un male – un opposizione che propone e che per giunta viene appoggiata da parte del governo è una buona cosa per la democrazia – ma non è il lavoro per cui un governo è stato eletto. Sicché l’unica strada da percorrere è quella delle elezioni anticipate, anche se in questo momento non vi è nessuna forza politica che può dichiararsi avvantaggiata dal voto, però stando all’instabilità precoce del governo è l’unica via percorribile.

La crisi economica certo non aiuta, ma piuttosto che bloccare le riforme di crescita del paese (manovra finanziaria, ddl su università e ricerca, investimenti sul lavoro e sui giovani) meglio andare al voto adesso che lottare con il coltello tra i denti per ogni proposta in Parlamento.

Il 14 dicembre è solo tra 18 giorni, e il tempo vola.

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