La stabilità del potere criminale
"Un investigatore sotto garanzia di anonimato la definisce così “una delle più grandi operazioni di ripulitura del denaro nero”. Centinaia di milioni di euro depositati sui conti dell'Istituto Opere di Religione Ior, stanno uscendo in queste ore verso diversi paesi esteri, anche a bassa fiscalità e con scarsa trasparenza come la Svizzera, senza che il Vaticano comunichi all'Italia i nomi dei correntisti (potenziali evasori se non peggio) né la destinazione. Lo Ior sta ripulendo la sua clientela intimando a 1250 correntisti di lasciare la banca vaticana con una lettera di recesso unilaterale. [..] La procura di Roma e la Banca d'Italia stanno cercando un sistema per intercettare questa fuga di capitali senza controllo. Le norme internazionali impongono la collaborazione tra le Autorità antiriciclaggio dei due stati. L'UIF di Banca d'Italia ha chiesto all'Aif della Santa Sede, guidata dallo svizzero Renè Brulhart, di avere accesso ai correntisti 'cacciati'. L'atteggiamento dell'Aif è ambiguo"
“Ma nella seconda metà del primo decennio degli anni Duemila le griglie più strette delle normative internazionali li hanno infine messi nel mirino degli investigatori. Le quotidiane operazioni da milioni di euro tra lo Ior e alcuni istituti di credito italiani (fra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca del Fucino) avevano destato i sospetti dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia nel 2009. E a seguito di quella segnalazione fu accertato dai magistrati della Procura romana che lo Ior utilizzava in modo cumulativo un conto aperto presso la filiale 204 della Banca di Roma in via della Conciliazione, versandovi assegni da parte di propri clienti senza dare alcuna comunicazione in merito, violando così le norme antiriciclaggio. Solo attraverso tale conto sarebbero transitati circa 180 milioni di euro tra il 2006 e il 2008. Le operazioni si interruppero con l’integrazione della Banca di Roma nel gruppo Unicredit. I pubblici ministeri sospettano che le transazioni attraverso conti schermati intestati allo Ior celino in realtà operazioni, per conto di società o singoli individui con residenza fiscale in Italia, volte all'occultamento di vari reati, dall'evasione fiscale alla truffa”.
Soldi passati dallo Ior a banche italiane come Intesa San Paolo o Unicredit.
Proprio passando dai conti di transito utilizzati dallo Ior ai tempi di Calvi.
"Sui silenzi di trent’anni di storia del Banco ambrosiano e dei suoi legami con lo Ior si sono costruite solidissime carriere, altre sono state distrutte. Ma questi trent’anni di storia criminale sono stati uno dei fattori più importanti all’origine del «blocco» del sistema italiano. Il nostro paese è rimasto impigliato nelle maglie del potere della cosiddetta Seconda repubblica, che in parte ha funzionato da sovrastruttura (direbbe Karl Marx) di una sottostante entità economico-mafiosa che, seppur costretta ad abbandonare lo stragismo, non ha mai perso incisività. C’è infatti una stabilità anche nel potere criminale".
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