• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Istruzione > La scuola privata della sua ragion d’essere

La scuola privata della sua ragion d’essere

Non si è parlato granché dell’approvazione della riforma scolastica: tutti i mezzi di informazione erano impegnati a seguire minuto per minuto la crisi greca. Ma anche quei pochi che ne hanno scritto non si sono soffermati granché sull’ennesimo aiuto di stato per le scuole private (per due terzi cattoliche), rappresentato questa volta dall’introduzione di detrazioni fiscali, sulle rette e sulle erogazioni liberali, riservate alle famiglie che decidono di mandarvi i loro figli.

Una novità incostituzionale: ricordiamo che l’articolo 33 consente sì a enti e privati di “istituire scuole ed istituti di educazione”, ma “senza oneri per lo Stato”. Una novità discutibile anche alla luce della giurisprudenza: non più tardi di due mesi fa il Consiglio di Stato ha bocciato il “buono scuola” lombardo, che del “buono scuola della buona scuola” è in fondo l’antesignano. Una novità che ci costerà 66 milioni di euro.

E una novità incomprensibile, visto che il progetto renziano si propone di migliorare l’effi­cienza del sistema scola­stico: non dovrebbe quindi finanziare scuole inadatte allo scopo. Che, per esempio, accolgono con difficoltà stranieri e disabili. Che non insegnano a vivere insieme, e per queste sono predilette da chi, di vivere insieme ad altri che la pensano diversamente, non ha molta voglia.

Ma è soprattutto la loro qualità dell’insegnamento, che è poi il metro di valutazione più importante per giudicare una scuola, a essere decisamente bassa, come mostrano non solo le inchieste dell’Ocse, ma persino quelle del ministero dell’istruzione.

E dire che, proprio dall’Ocse, viene colui che finanzierà questa brillante novità, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Un altro di quelli che predicano più o meno bene all’estero ma razzolano sempre malissimo in Italia. Un po’ come quei cervelli in fuga, integratissimi e di successo, che quando tornano al paesello si riducono a parlare il dialetto, per non patire l’esclusione sociale.

La stessa esclusione sociale, del resto, a cui va incontro chi critica a ragion veduta le scuole cattoliche. Che devono essere finanziate a prescindere, anche se non c’è proprio alcuna ragione valida per farlo. Certo: in aula, al momento dell’approvazione, ci sono state proteste anche plateali. Ma contro la legge, non contro il bonus per le private. È un atteggiamento di connivenza ormai di lunga durata, visto che la legge “di parità” voluta dal centrosinistra (che veniva votato soprattutto dagli insegnanti pubblici) fu varata nel 2000. Un atteggiamento che peraltro va ben oltre questo pur epocale provvedimento, come mostra la totale inerzia del governo Renzi nel dare attuazione alla possibilità di destinare l’Otto per mille statale all’edilizia scolastica pubblica. Un provvedimento subìto, e tuttavia un provvedimento popolare: non potendolo combattere apertamente, lo si è depotenziato. Anche le esenzioni sull’Imu sono state introdotte alla chetichella dal governo Renzi.

Che senso ha, quindi, finanziare chi già ora assicura un servizio qualitativo inferiore a quello pubblico? La ragione, molto semplice, è che le scuole private sono sempre meno frequentate. Lo sono solo laddove non c’è concorrenza, dove lo Stato viola un altro dettato costi­tuzio­nale, quello di “istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi”. Ma non lo sono certo quando si presentano sul “mercato” offrendo a un prezzo più alto un servizio inferiore. Il quotidiano dei vescovi ha lamentato la possibile chiusura delle scuole paritarie, il quotidiano dei vescovi ha ospitato i parlamentari disponibili a soccorrerle. A spese di tutti. E legge fu.

E attenzione, poteva andare anche peggio, come spiega il sottosegretario ciellino all’istruzione Gabriele Toccafondi, rispondendo agli ultras che vedono il “bicchiere mezzo vuoto” laddove però “un bicchiere non c’era”. Suor Anna Monia Alfieri, presidente di Fidae Lombardia (“associazione che riunisce la quasi totalità degli istituti cattolici italiani”), è ancora più diretta: “occorre combattere per aumentare questa cifra”. Si tende purtroppo a dimenticare quanto l’impostazione cattolica in materia educativa sia sostanzialmente totalitaria: scuola pubblica residuale e comunque clericale rispetto a una privilegiata scuola privata confessionale. I cattolici voglio molto di più. E, con l’andazzo di questi tempi, è facile prevedere che lo avranno.

Sembra proprio che la scuola pubblica sia d’impaccio, per i politici italiani. Utile solo per fare un po’ di marketing o per promettere assunzioni, che sotto elezioni qualche voto in più magari salta fuori. Se domandate loro a cosa serve la scuola, siete sicuri che saranno in grado di rispondervi?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità