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La scossa di Renzi per ridurre il costo della bolletta: ma quando?

Ricordate il bizzarro “piano Zanonato” per ridurre il costo della bolletta degli italiani? In pratica, occorreva fare debito pubblico per finanziare la spalmatura dei sussidi alle rinnovabili su un arco temporale più esteso. Poi, temendo comunque la mannaia del Tar, l’ex ministro dello Sviluppo economico ipotizzò che la riduzione dei sussidi potesse avvenire su “base volontaria” da parte degli interessati. Poi al governo Letta staccarono la spina.

Il nuovo governo puntava decisamente alla scossa: «Dal primo maggio il costo dell’energia per le Pmi verrà ridotto del 10 per cento». Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi (Radiocor, 12 marzo 2014)

Il problema è che non è chiaro il primo maggio di quale anno: il calo delle bollette del 10% a favore delle Pmi, annunciato dal governo Renzi, dovrebbe dispiegare i suoi effetti “entro la fine del 2015“. Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, che spera come “un’analisi ex ante con tutti gli stakeholders faccia sì che questi si rendano disponibili a concedere e restituire qualcosa di quello che hanno ricevuto ridando un equilibrio” alle bollette (Ansa, 27 marzo 2014)

Anche qui, pare di rivivere i proclami sul famoso “sblocco” dei debiti della P.A., entro San Matteo e non a luglio e neppure entro i primi quindici giorni di governo. E come reperire le maledette coperture anche per questa operazione, quelle che il Rondolino di turno definirebbe “roba da parrucconi”? La Guidi ha qualche idea, non chiarissima, per precisare cosa sarebbe “l’analisi ex ante con gli stakeholders”. I quali stakeholders (ma perché stakeholders, poi?) dovrebbero mettersi una mano sul cuore e una sul portafoglio, come nell’ultima versione del piano Zanonato. Per Guidi serve quindi

(…) un esame ex ante con gli stakeholder che sono disponibili a restituire qualcosa che, anche in maniera sensata, hanno ricevuto e che consenta un equilibrio a favore della parte della manifattura italiana che è più esposta e si deve internazionalizzare e alla quale un appoggio lo dobbiamo dare», ha sottolineato, ricordando come abbiano contribuito a «sostenere il Paese in un momento di crisi (Ansa, 27 marzo 2014)

Premesso che forse Guidi confonde stakeholders con shareholders (a meno che non intenda l’insieme di produttori e consumatori, che dovrebbero finire a scambiarsi sussidi e agevolazioni, come figurine), di che parliamo, qui? Forse di un calo selettivo delle bollette elettriche per le imprese esportatrici, per razionare le risorse scarse? Ma è fattibile, una cosa del genere? E per le imprese manifatturiere che non si limitano ad esportare ma servono anche il mercato interno, cioè tutte? Sconti percentuali sulla quota di fatturato destinato all’export? Boh.

Ad ogni buon conto, per le coperture così invise al politologo Rondolino ed alle sgargianti cheerleader renziane, Guidi ipotizza di

(…) cercare di eliminare certi extraprofitti, alcuni sussidi che oggi non sono più così necessari e bilanciare un pò meglio l’utilizzo delle reti e la gestione delle fonti intermittenti. A qualcuno questo piacerà, ad altri un pò meno perché si andranno a toccare cose che sono un sostegno per qualcuno e un appesantimento per qualcun altro.

L’ombra del Tar del Lazio si staglia minacciosa all’orizzonte. Lo schema Zanonato è tornato, solo spostato da prevalente lato consumatori a prevalente lato imprese. Lo stato confusionale invece persiste, uguale a se stesso, da un governo all’altro.

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