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La religione ufficiosa dell’Occidente

L’Osservatorio è felice di presentare oggi il primo contributo di Alessio Pinna, studioso di questioni religiose, sulla “religione ufficiosa dell’Occidente”. In una serie di articoli tratti dalla sua più recente pubblicazione, “Una benedizione in mezzo alla Terra. Dalle radici pagano-cristiane alla civiltà giudaico-cristiana e oltre” (Streetlib, 2019), Pinna indagherà il significato delle radici culturali e religiose del cosiddetto “Occidente“, esplorando gli effetti del consolidamento di culture e tradizioni nel corso di diversi secoli.

di 

 

La ricerca che si è concretizzata in questo studio si è prefissa inizialmente l’ambizioso scopo di mettere ordine fra le tante interpretazioni dell’identità profonda della civiltà cosiddetta occidentale, ovvero delle sue radici cristiane e al contempo eredi delle culture precedenti cioè pagane. Consequenziale è stato poi utilizzare le coordinate trovate per cercare di capire meglio le trasformazioni in atto e volgere dunque lo sguardo agli altri fattori culturali e sociali connessi, in primis quelli derivanti dalla religione giudaica ma anche da quella islamica.

 Alcune delle conclusioni di questa ricerca sono state per il sottoscritto inattese, e per questo tanto sorprendenti quanto illuminanti: quello che si è palesato è un processo dalle caratteristiche eccezionali, che riguarda tutti a prescindere dal credo o dal non credere, e che date le sue proporzioni non è ascrivibile alla volontà di singoli o di gruppi di individui – come vorrebbero certe narrazioni generalmente definite complottistiche – quanto risultato di una notevole concatenazione di dinamiche ed eventi che vanno messi in correlazione. La consapevolezza della sussistenza di tale processo permette a mio avviso, al netto delle situazioni contingenti, di dare un senso a fenomeni altrimenti banalizzati quando non equivocati, ed intravedere dei possibili sviluppi futuri che riguardano non solo l’Occidente ma anche il resto del mondo che con questo è in rapporto.

Lo studio, oltre a una necessaria premessa e una bibliografia minima, è perciò diviso in tre parti: le prime due su passato e presente dal carattere prettamente saggistico, e la terza su presente e futuro in cui, oltre a mostrare come alla luce di queste riflessioni è possibile inquadrare meglio alcuni tra i più rilevanti fenomeni religiosi e culturali dei nostri giorni, si azzardano delle previsioni sulle possibili evoluzioni della situazione attuale.

Il suggerimento per chi si accosta a questo lavoro è quindi quello di predisporsi a procedere senza l’obiettivo di arrivare a un punto fermo prima che le dense nubi che descrive si siano dissipate. Senza cioè soffermarsi su delle parti, magari quelle più passibili di una lettura controversa, come fossero slegate dalle altre.

Premessa: i rapporti fra le religioni abramitiche

Sebbene chi scrive non sia un teologo ma un ricercatore nel campo degli studi sulle religioni, ho potuto constatare personalmente come anche a livello accademico e persino ecclesiastico (sic!) molti non abbiano le idee del tutto chiare o preferiscano sorvolare su un argomento divenuto scomodo, quello che per la prospettiva cristiana tradizionale era e rimane un punto cruciale: il rapporto di discontinuità fra giudaismo veterotestamentario, di cui il cristianesimo si ritiene legittimamente compimento, e quello successivo che per la dottrina cristiana è a tutti gli effetti e necessariamente un’altra religione a partire dai primi resoconti neotestamentari[1]. Questa posizione, oggi spesso definita come teologia della sostituzione o supersessionismo, non è altro che teologia cristiana classica, in crisi quanto la religione che un tempo esprimeva e che ora è in cerca di nuove vie di autoanalisi ancora prima che di espressione. Per essere dunque il più possibile chiari nell’affrontare argomenti in cui risulta indispensabile questa distinzione d’ora in poi ogni qual volta si renda necessario specificheremo l’evoluzione moderna del giudaismo veterotestamentario, che per la maggior parte è altresì definibile come giudaismo rabbinico, come giudaismo post-veterotestamentario.

Altrettanto ignorate sono la del tutto speculare – e altrettanto legittima – concezione che del cristianesimo ha il giudaismo post-veterotestamentario[2] e la complementare posizione islamica che applicando una simile prospettiva di sostituzione sia al giudaismo che al cristianesimo completa il quadro delle religioni convenzionalmente definite come abramitiche (perlomeno delle tre più diffuse e per questo più rilevanti).

Ho quindi composto questa semplice schematizzazione che può risultare utile per chiarire preliminarmente un punto fondamentale senza il quale questo studio non può procedere e senza il quale, tra l’altro, non può dirsi realmente compresa la prospettiva tradizionale cristiana, né quella giudaica, né quella islamica.

Legenda:

  • Ognuna delle religioni abramitiche parte da una base comune che classicamente identifica come propria; questa origine, necessaria, è però ancora insufficiente a caratterizzare definitivamente ogni percorso specifico e per questo è riportata in colore grigio cioè neutro;
  • a partire da questa origine con tratti comuni (cioè partendo dal giudaismo veterotestamentario per il cristianesimo, dalla sua stessa storia per il giudaismo contemporaneo, e da tutti i monoteismi pre-islamici sublimati nella figura di Abramo per l’islam), ogni religione segue il suo percorso evidenziato dal colore diverso, mentre gli altri, segnalati come obliterati e/o in nero, sono ritenuti delle deviazioni più o meno imperfette;
  • viene segnalato il testo sacro che designa specificatamente ognuna di queste prospettive: per il cristianesimo il Nuovo Testamento, il cui canone era stato certamente stabilito nel IV° secolo d.C. come rilevabile dai resoconti del Concilio di Cartagine del 397; per il giudaismo post-veterotestamentario rabbinico, ovvero quello oggi del tutto maggioritario a differenza di quello non-talmudico chiamato caraita, il Talmud (in particolare quello babilonese), tradizione orale antica la cui fissazione e raccolta definitiva non è attestabile prima di un arco temporale che va dal V° al VI° secolo d.C.; per l’islam il Corano, la cui redazione definitiva è avvenuta durante il califfato di ‘Uthman ibn ‘Affan, terzo successore del profeta Maometto, cioè durante il VII° secolo.
  • Gesù è considerato dall’islam come parte della sua tradizione (sebbene con dei caratteri leggermente diversi da quelli dei resoconti evangelici, a partire dal nome al-masih ‘Isa ibn Maryam con cui è frequentemente designato nella Rivelazione coranica) ma non essendo ancora la sua figura determinate quanto la predicazione di Maometto e la raccolta delle rivelazioni da lui ricevute che è il Corano (più le tradizioni che costituiscono la Sunna) è segnalata in colore grigio; nel giudaismo post-veterotestamentario quello che è generalmente conosciuto come Yeshua, Yeshu o Jesu, tradizionalmente ritenuto un falso messia o al limite un rabbino frainteso, risulta in pratica come un incidente di percorso, e per questo è riportato in nero e obliterato come il percorso alternativo che da lui è scaturito;
  • l’islam è ritenuto sia dal giudaismo post-veterotestamentario che dal cristianesimo come una deviazione di entrambi, avendo attinto da entrambi; tuttavia nella prospettiva giudaica classica, per le ragioni che vedremo in seguito, esiste tradizionalmente un certo grado di ammissibilità e per questo è rappresentato in nero ma non obliterato come il cristianesimo;
  • l’islam non è particolarmente interessato a fare distinzione fra giudaismo veterotestamentario e post-veterotestamentario né a stabilire delle preferenze fra questo e il cristianesimo, ritenendo di essere con la successiva e definitiva Rivelazione coranica il compimento di tutte le religioni monoteiste; tradizionalmente contempla a partire dal Corano stesso la coesistenza con queste[1], e perciò gli altri percorsi non sono segnalati come obliterati, ma le interpretazioni vanno da quelle di certo sufismo per cui ogni religione è una diversa rifrazione della stessa luce divina a quelle più intransigenti dove si sottintende che esse verranno un giorno riassorbite dall’islam stesso.

N.B. Il riconoscimento delle diverse prospettive non deve in alcun modo implicare l’impossibilità di convergenze su temi comuni. Anzi, è solo partendo da qui che vedremo come sono cambiate le posizioni meno concilianti fra quelle tradizionali, e come potrebbero cambiare ancora.

Tratto da: Alessio Pinna, Una benedizione in mezzo alla Terra, Streetlib 2019.

1 – continua

Dibattito sull’Occidente


[1]Corano 2:62; 5:69; 22:17; 3:113-115; 57:27; etc.

[1] Mt 26:1-5, 27-24-25-; Gv 11:45-52; Col 2:16-23; 1Tm 1:3-7; Tt 1:10-15; Eb 8:4-13; etc.

[2]Si vedano per esempio il trattato talmudico Abhodah Zarah, le opere di Maimonide Mishneh Torah e Pirash Hamishnayot o lo Iore Dea compilato da Jacob ben Asher.

 

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