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La querelle "naturale contro artificiale": dagli Ogm al parafulmine

L'eterna contrapposizione tra naturale e artificiale mostra un'incapacità di fondo nel dirimere questioni complesse, che vengono appiattite, sull'onda dell'istinto e di facili entusiasmi, a mere prese di posizione. 

È di tre settimane fa il decreto che vieta la coltivazione in Italia del mais geneticamente modificato Mon810. A proposito di questa decisione, il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo ha dichiarato che le nostre colture si basano “sulla biodiversità, sulla qualità e su questo dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi”.

Sulla stessa linea si sono schierati Coldiretti, la Confederazione italiana agricoltori e varie associazioni ambientaliste, tra cui la sempre presente Greenpeace, che ha spiegato: “Gli OGM sono un rischio inutile e inaccettabile, non offrono vantaggi significativi a nessuno se non alle aziende che li brevettano”.

Che si può tradurre, io credo, in un’affermazione di questo tipo: è molto più facile fare di tutta l’erba un fascio, invece di impegnarsi nel dirimere le questioni caso per caso, applicando con costanza una certa capacità di discernimento. Il fatto che poi 8 italiani su 10 siano favorevoli al ddl (fonte: Coldiretti) dimostra che in molti amano procedere come la Verdepace, senza preoccuparsi di documentarsi o di informarsi adeguatamente.

La controversia "Ogm sì, Ogm no" può essere ascritta alla più generica contrapposizione "naturale vs artificiale" che miete vittime in tutti i campi: uno degli atteggiamenti che va per la maggiore è proprio quello di definire cattivo ciò che è artificiale e buono ciò che è naturale. Come se il naturale fosse intrinsecamente buono, buono in sé e per sé, innocuo per il fatto stesso di essere reperibile in natura. Mentre l’artificiale, seguendo il filo del ragionamento, è intrinsecamente cattivo, una propaggine delle smanie dell’uomo, che cerca di plasmare a sua immagine e somiglianza il pianeta, noncurante delle altre specie vegetali e animali.

Eppure basta poco per accorgersi che un approccio di questo tipo non porta lontano e che si invalida nel momento stesso in cui si afferma: è sufficiente spostare l’attenzione al piano della semantica infatti, per rendersi conto che non disponiamo nemmeno di una definizione di questi due poli contrapposti che sia condivisa. A rigor di logica, potremmo dire che qualsiasi cosa derivi dalla razza umana è artificiale e dunque cattiva: ma allora dovremmo etichettare come cattive non solo l’arte o l’architettura, che offuscano la bellezza di laghi e monti, ma anche la medicina, che si intromette nel corso delle cose.

Poi, per tornare nel campo dell’agricoltura, dovremmo anche smetterla di mangiar carote arancioni, ché in realtà un tempo erano viola, e tutta la frutta e verdura d’importazione, che non avremmo mai trovato sulle nostre tavole se non ci avessimo messo lo zampino e che sono andate a modificare profondamente la biodiversità tipica del nostro territorio. Dovremmo esimerci dal produrre, dal fare, dal creare: ma se il produrre, il fare e il creare facessero parte della nostra natura umana, non finiremmo per cadere in un paradosso? 

Come ci insegnano gli amanti della biodinamica, del detersivo al limone e dei fiori di Bach, tutto il buono che c’è in questo mondo è già in natura. Di più: tutto ciò che si trova in natura non può che essere buono. Una considerazione del genere è confutabile troppo facilmente, quindi andrò oltre, facendo semplicemente notare che purtroppo siamo stati contenti quando Franklin inventò il parafulmine e ancora di più quando iniziammo a disporre di mezzi di navigazione, o della ruota, o di un pavimento sotto i piedi e di un tetto sopra la testa.

Sono osservazioni d’una banalità sconcertante, certo, ma proprio per questo chiariscono con immediatezza l’assurdità di un approccio che non ci arricchisce, anzi, impoverisce miseramente i termini di discussioni altrimenti complesse e filosoficamente avvincenti. Assumendo che sia pressapoco impossibile determinare quale sia il confine tra artificiale e naturale e ammettendo che nella sopravvivenza della nostra specie la nostra capacità di intervenire sull’ambiente circostante è stata determinante, possiamo facilmente arrivare alla conclusione che posizioni come quella di Greenpeace o del governo attuale sono sterili, oltre che controproducenti.

Sarebbe molto più interessante acquisire la capacità di dibattere su questioni controverse approfondendo le argomentazioni pro e contro e confrontandosi razionalmente su tematiche che attraversano vari campi, da quello economico a quello dell’etica, solo dopo essere sicuri di disporre degli strumenti per comprendere.

Purtroppo invece ci viene più naturale decidere in base al nostro istinto o alla nostra sensibilità personale, scegliere una linea e tenere quella tutta la vita, senza mai metterci in discussione; dividerci in fazioni avverse chiamando dialogo quello che è un’evoluta riproduzione dell’arte della guerra (ma siccome hanno eserciti anche le formiche, possiamo dormire sonni tranquilli).

 

Foto: Robert North/Flickr

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.135) 8 agosto 2013 17:48

    Per quanto riguarda gli OGM, la discussione su naturale o artificiale c’entra poco. 

    Gli OGM sono organismi brevettati: adottarli vuol dire essere dipendenti dalla ditta che li produce e che fornisce diserbanti, insetticidi e concimi "adatti" ed imprescindibili per avvicinarsi al risultato sperato.
  • Di (---.---.---.76) 8 agosto 2013 19:38

    Mah, guardi, basta leggere i comunicati stampa di Greenpeace per trovare espressioni come "rischio evidente per l’ambiente" e simili. Il problema dei brevetti sugli Ogm c’è, è vero, ma molte discussioni o prese di posizione vertano più sul concetto di innaturale. Le faccio inoltre notare che anche i farmaci sono brevettati (come qualsiasi altra invenzione), ma non mi sembra che la conseguenza necessaria sia vietarli. 

  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.76) 8 agosto 2013 19:39
    Iaia Leone

    Mah, guardi, basta leggere i comunicati stampa di Greenpeace per trovare espressioni come "rischio evidente per l’ambiente" e simili. Il problema dei brevetti sugli Ogm c’è, è vero, ma molte discussioni o prese di posizione vertano più sul concetto di innaturale. Le faccio inoltre notare che anche i farmaci sono brevettati (come qualsiasi altra invenzione), ma non mi sembra che la conseguenza necessaria sia vietarli. 

  • Di GeriSteve (---.---.---.234) 8 agosto 2013 22:19


    E’ perfettamente vero che la contrapposizione naturale-artificiale è infondata: basta pensare che tutti i vegetali che coltiviamo e tutti gli animali che alleviamo non sono affatto naturali, ma sono frutto della domesticazione umana che ha prodotto modifiche ai loro genomi.

    Chi sostiene che naturale = buono e che artificiale = cattivo è un ignorante che usa categorie del tutto malfondate.
    Come ottimo esempio di ignoranza, ricordo di aver letto un articolo di un giornalista che sosteneva che l’arsenico nell’acqua "potabile" era non preoccupante, in quanto "naturale".

    Ma se l’argomento "artificiale" è malfondato, questo non assolve gli OGM: l’immissione massiccia di organismi geneticamente modificati mediante ingegneria genetica comporta rischi difficilmente prevedibili e quantificabili. Ci vorrebbe molta cautela e severe analisi costi/benefici, precauzioni però impossibili per i forti interessi economici che ruotano sugli OGM.
    Il fatto poi che la coltivazione di OGM manda fuori mercato le coltivazioni tradizionali e asservisce i contadini ai produttori di semenze a me sembra argomento più che sufficente per contrastarla con tutti i mezzi, al di là di ogni rischio di contaminazione ambientale.
    GeriSteve

    • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.201) 13 agosto 2013 09:03
      Iaia Leone

      La ringrazio del suo intervento. 


      Tuttavia, dire che "l’immissione massiccia di organismi geneticamente modificati mediante ingegneria genetica comporta rischi difficilmente prevedibili e quantificabili" mi sembra un’affermazione sommaria e inesatta. Sulla base di che cosa lei sostiene che i rischi sarebbero difficilmente prevedibili e quantificabili? Mi può fare un esempio?

      Inoltre, è sicuro che "la coltivazione di OGM manda fuori mercato le coltivazioni tradizionali e asservisce i contadini ai produttori di semenze"? Anche qui, come può argomentare la sua posizione?
    • Di (---.---.---.205) 26 dicembre 2013 13:36

      Ma se i rischi sono difficilmente prevedibili, lei come fa a prevedere che vi siano? Si rende conto della contraddizione intrinseca del suo discorso?


      Per parlare di rischi bisogna essere in grado di prevederli. Non dico essere in grado di prevenirli, ma almeno avere elementi per dire che una determinata situazione si potrebbe verificare. Altrimenti si esprimono solo pregiudizi.

      A questo punto, ragionando come fa lei, si potrebbe parlare anche di benefici difficilmente prevedibili e quantificabili, non so se mi spiego.

      L’unico vero problema degli OGM, ed è un problema serio che in realtà non è legato alla tecnologia di per sé ma allo sfruttamento economico della tecnologia, è il rischio di impoverimento biologico.

      Decine di varietà di alberi da frutta stanno sparendo, soppiantati da ceppi più resistenti e quindi più spendibili sul mercato. Le mele sono tutte uguali, tutte perfette, della stessa dimensione, senza un difetto. Però hanno tutte lo stesso sapore o profumo, a volte assolutamente incomparabile a quello di altre varietà che non ormai non si trovano più neanche nelle campagne, non più coltivate perché non hanno mercato.

      Tra una mela profumata e saporita, anzi tra decine di varietà diverse di mele profumate e saporite... ma piccole, asimmetriche e magari non del tutto perfette... e una bella mela gialla, grande, simmetrica, dalla buccia di colore omogeneo e che non presenti alcuna imperfezione... ma che non sa di niente...secondo voi il consumatore cosa acquisterà? E cosa conviene produrre?

      A tutti piace la frutta e verdura di un certo calibro o qualità, ma non ci si rende conto che in natura gli zucchini non sono tutti uguali, né le patate o i pomodori. Invece di tuonare contro gli OGM bisognerebbe recuperare il gusto per la frutta e verdura esteticamente meno perfette ma di migliore qualità, in modo che anche queste abbiano un mercato e non spariscano.

      L’economia si basa essenzialmente sulla domanda e l’offerta. Una tecnologia non può soppiantare da sola un prodotto del tutto naturale se i consumatori non lo consentono. Specie nei mercati come i nostri, composti di acquirenti benestanti e che possono scegliere.

      La colpa è nostra, non degli OGM.
  • Di (---.---.---.201) 11 agosto 2013 20:51

    Di naturale ci sono anche i batteri, i virus, tutte le malattie derivanti da naturali mutazioni genetiche, insomma come si legge giustamente nell’articolo bisogna discernere tra prodotto buono e prodotto magari anche buono ma inutile e prodotto assolutamente nocivo. Bisognerebbe esaminare caso per caso, prima di procedere motivati da spinte emotive e poco razionali.

  • Di (---.---.---.166) 14 agosto 2013 22:47

    Quella GM è una tecnologia, che in agricoltura integra il miglioramento genetico tradizionale basato sulla selezione dei caratteri a noi utili, lo migliora e lo rende più sicuro quanto un bisturi laser può essere più sicuro della mano di un cerusico.
    Come si sia propagata - volutamente e dolosamente - l’esatta percezione opposta, cioè che il bisturi laser sia meno affidabile della mano del cerusico, è forse più un problema sociologico che commerciale.
    Eppure quello è: commerciale e ideologico, che se l’idea di fare OGM fosse venuta alla Coop prima che a Monsanto, adesso avremmo altro che San Marzano GM... distrutta la Ricerca italiana sul transgenico con quattro tratti di penna - fra l’altro tutti illegittimi - da una serie di Ministri di ogni colore e pari incompetenza, l’unico punto d’unione per PD-PdL-Cinquestelle... tutti solo su questo punto concordi: GLI OGM NO.
    Il guaio è che il PERCHE’ no non resiste ad alcun argomento razionale a favore, stante che uno strumento può essere utilizzato in molti modi...

  • Di (---.---.---.189) 15 agosto 2013 03:29

    Gli OGM sono una tecnologia, e come tale assolutamente naturali. Sembra un paradosso ma non lo è: a meno di non tirare fuori la pietra filosofale, ogni mutamento che l’uomo può esercitare sulla natura è da essa previsto. Se così non fosse, non sarebbe possibile. L’uomo semplicemente ha capito come funziona alcune cose in natura e come forzare l’ordine naturale in determinate direzioni. Ma sempre natura è.


    Ciò che è naturale non si limita a quanto possibile a 25° e 1 atm di pressione.

    Il vino esiste in natura o è frutto di un’azione umana basata sulla conoscenza di processi assolutamente naturali?

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