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La nuova Costituzione tunisina: un esempio per tutti

Il 27 gennaio scorso l’Assemblea nazionale costituente tunisina ha approvato la nuova Costituzione, frutto dello straordinario lavoro che tutte le forze politiche post-dittatura, sia di maggioranza che di opposizione, hanno svolto negli oltre tre anni che sono trascorsi dalla Rivoluzione dei Gelsomini, uno dei principali movimenti protagonisti di quella speranza di rinnovamento della società nordafricana che va sotto il nome di “primavera araba”.

L’aspetto principale di questa nuova Costituzione, che tutte le agenzie e gli organi di stampa hanno messo in evidenza, è stato l’approvazione dell’art.20 e dell’art.45: il primo sancisce la parità di diritti tra uomo e donna; il secondo vincola il governo a promulgare leggi che proteggano i diritti delle donne e garantiscano le pari opportunità tra i due sessi. Per un paese arabo di confessione musulmana questo non può che apparire come un evento di portata storica. È utile quindi approfondire la notizia per tentare di capire se effettivamente ci troviamo di fronte a uno di quegli episodi che riescono davvero a incidere profondamente sul corso delle cose.

Per prima cosa ho cercato la notizia sul sito della BBC News Africa. Qui ho trovato una breve ma interessante intervista con Lobna Jeribi, una delle principali esponenti del partito Ettakattol, che nell’esprimere la sua enorme soddisfazione per il risultato raggiunto confessava che mai si sarebbe aspettata, nel momento in cui era nata l’assemblea costituente nel 2011, di poter raggiungere un simile risultato. Non bisogna dimenticare infatti che l’attuale governo tunisino è tutt’ora guidato da forze politiche islamiste, anche se nella coalizione sono presenti forze laiche come appunto il partito Ettakatol di cui Lobna Jeribi fa parte.

Un aspetto che merita di essere sottolineato, e che emerge dall’articolo della BBC, è il ruolo fondamentale giocato dalle donne all’interno dell’Assemblea costituente. Giovani, determinate, con un’educazione internazionale, hanno contribuito in modo decisivo alla stesura della nuova Costituzione. Lobna Jeribi rappresenta al meglio questa nuova generazione di donne che hanno scelto di impegnarsi per il proprio Paese: ingegnere informatico, formatasi prima a Lione e poi a San Diego in California, ha insegnato alla Sorbona di Parigi e alla Scuola di Ingegneria di Tunisi prima di scegliere di unirsi al partito Ettakatol per portare il proprio contributo alla nascita di una nuova Tunisia dopo decenni di dittatura.

Ho poi guardato sul sito di Al Jazeera America, il canale in lingua inglese dell’emittente televisiva araba nata in Qatar, che è diventata un importante attore dell’informazione indipendente a livello internazionale (un suggerimento: andate a leggervi il codice etico). Qui è stato messo in evidenza come la nuova Costituzione non solo sia una delle più innovative di tutto il mondo arabo ma sia anche, caso più unico che raro, il frutto di un lungo dibattito durato oltre due anni al quale hanno partecipato tutte le forze politiche del Paese (islamiste, liberali e di sinistra), che hanno potuto trovare una rappresentanza all’interno dell’Assemblea costituente. Il confronto con quanto successo invece in Egitto è stridente: nello stesso periodo in questo Paese si sono scritte due Costituzioni (con pochissimo dibattito e coinvolgimento dell’opinione pubblica), e c’è stato un colpo di stato militare contro un governo regolarmente eletto.

Un’analisi molto interessante l’ho trovata sul blog americano ThinkProgress dove viene messo in evidenza come gli elementi di assoluta novità e di progresso della nuova costituzione tunisina non si limitino al riconoscimento dei diritti delle donne. La nuova Costituzione tunisina infatti prende posizione sui cambiamenti climatici e l’inquinamento, dichiarando che lo Stato deve provvedere a quanto necessario per la conservazione dell’ambiente e l’uso razionale delle riserve idriche; si occupa della salute dei cittadini, sancendo il diritto di tutti, e soprattutto di coloro che non hanno possibilità economiche, ad avere una assistenza medica gratuita; affronta il tema dei diritti dei lavoratori garantendo il diritto alla nascita dei sindacati e il diritto di sciopero. È interessante notare come alcune di queste norme siano, nella loro formulazione, più avanzate di quelle presenti nelle Costituzioni di molte nazioni occidentali, a cominciare da quella degli Stati Uniti.

Una voce fuori dal coro l’ho invece trovata sul sito Khilafah.com, una delle più importanti voci musulmane ortodosse (e integraliste) sul web. In questo caso la nuova Costituzione tunisina viene aspramente criticata, e rigettato come fonte di disgregazione della famiglia il principio dell’uguaglianza di diritti e di doveri tra uomo e donna. L’aspetto molto interessante di questo articolo è che vengono citate e commentate tutte le fonti del Corano in cui Allah si pronuncia contro questa uguaglianza.

Per la religione musulmana il ruolo della donna è sì importante, e svolto in piena autonomia, ma solo all’interno della casa e nell’educazione dei figli. È solo l’uomo che può e deve occuparsi del sostentamento della famiglia, e che di conseguenza può avere una rilevanza e visibilità sociale. La donna potrà trovare invece la sua realizzazione solo all’interno della vita domestica, nel suo ruolo esclusivo di moglie e madre.

Confesso che solo adesso mi è molto più chiaro il coraggio di donne come Lobna Jeribi e la loro importanza nel processo di rinnovamento della società araba. Sarà solo grazie a persone come loro se, in un futuro speriamo non troppo lontano, anche altri Paesi di confessione musulmana troveranno la forza di promulgare Costituzioni come quella tunisina che sappiano far convivere nella laicità i diritti delle persone e i principi della religione.

Giulia Raimondi per "Segnali di Fumo - il magazine dei diritti umani"

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.184) 6 marzo 2014 16:08

    Continua l’opera di omologazione del mondo intero ad un unico modello, con le buone o con le cattive.

    Alessandro Rossi

  • Di (---.---.---.76) 7 marzo 2014 16:48

    Ah ah ah ! Era una battuta vero ?

    Alessandro Rossi

    • Di (---.---.---.110) 7 marzo 2014 23:18

      sono ...61.

      Non sono sicuro che questo post sia in risposta al mio.
      Nel caso, gradirei conoscere dov’è la battuta: i principi che ho citato rappresentano valori fondanti della civiltà occidentale, con una data di inizio precisa seppure convenzionale, il 14 luglio 1789.
      In tali valori io personalmente credo e li sostengo e mi unisco, immodestamente e idealmente, ai tanti che in questi valori hanno creduto, combattuto e sperato nel corso della storia della civiltà.
      E non mi riferisco solo ai (relativamente) pochi che sono morti per affermarli e difenderli, quanto piuttosto ai tanti, innumerevoli, che hanno consumato la propria vita nella speranza, senza riuscire a vederli realizzati.
      Cosa ci sia da ridere su questo, o anche solo da sorridere, lascio giudicare a chi mi legge.

  • Di (---.---.---.119) 8 marzo 2014 17:52
    • Sono appunto i valorti della civiltà OCCIDENTALE, che i paesi occidentali continuano ad imporre al resto del modo bombardando con i droni, incarcerando persone innocenti come a Guantanamo, facendo guerre come quella all’ Afghanistan (60.000 vittime civili nel 2009 - rapporto ONU, provocati soprattutto dai bombardamenti NATO), la prima e la seconda guerra all’Iraq (168.000 vittime civile, di cui 32.000 bambini, di cui ce ne freghiamo altamente perchè non sono figli nostri) seconda guerra in Iraq ( di cui sono tutt’ora difficli le stime delle vittime civil), rovesciando i stessi principi democratici quando le elezioni non le vince chi vogliamo noi (come in Algeria nel 1992, in cui abbiamo ribaltato l’esito delle elezioni mettendo al governo una giunta militare; stesso copione in Egitto nel 2013). Rido perchè questo modello ipocrita e violento, nato sotto il profilo ideologico proprio in Francia nel 1789 (non ha caso con sono stati i rivoluzionari francesi a stabilire la leva obbligatoria e a dare inizio alla guerra più sanguinosa avvenuta in Europa sino a quel momento), comincia a mostrare tutti i suoi limiti, ha il fiato corto, è in affano, sta vacillando. Rido perchè tutto il mondo diverso (e "altro") che non si riconosce nel modello liberal-liberista-industrialista -popperiano, ormai ha i mezzi per difendersi, grazie al coraggio di uomini e donne liberi che si rifiutano di farsi battezzare tutti in un mare di Coca-Cola. L’illusione di quella frazione del mondo che con arroganza ha cercato di imporre al resto mondo i propri valori, dando ottasumente per scontato che siano i migliori solo perchè sono i propri, si sta sciogliendo come neve al sole. Si sta concludendo il delirio onanistico di che vuole plasmare il mondo a propria immagine e somiglianza, convinto che la Storia abbia un fine ed una fine ovvero sia che tutti gli uomini debbano adottare necessariamente le stesse istituzioni, avere le stesse, tradizioni, la stessa cultura, consumare gli stessi prodotti, vedere la stessa TV spazzatura, ma ingrassare sempre, inevitabilmente, gli stessi potentati bancari e finanziari, di cui la tanto celebrata democrazia rappresebtativa è solo il paravento, l’involucro legittimante, la carta che avvolge la caramella avvelenata. La strada è ancora lunga, ma il senso critico della razza umana aumente ed il futuro è radioso. Ad maiora !

     Alessandro Rossi

    • Di (---.---.---.110) 8 marzo 2014 19:08

      Giustizia, libertà, equità ed uguaglianza: sono valori universali, di qualsiasi uomo sotto qualsiasi latitudine, sempre postulati fin da quando l’uomo, soddisfatti i bisogni primari, ha potuto dedicare il proprio intelletto ad altro che non fosse il cibo, il riparo dalle intemperie e dalle fiere, ecc.

      Se uno, o più di uno di questi quattro, cui se ne potrebbero aggiungere altri (fratellanza, solidarietà, ecc.), è sbagliato o non accettabile secondo un qualsiasi criterio che non sia deformato da una visione integralista del mondo (non ha importanza sotto quale bandiera o religione), gradirei conoscerne nel dettaglio le motivazioni.
      Sperando di non ricevere la solita tiritera contro gli Amerikani, che comunque oltre alla CocaCola hanno anche una Costituzione fondata in massima parte su quei valori. Che poi nell’applicazione pratica, sopratutto nei confronti degli altri popoli, siano manchevoli ed egemoni, nulla toglie alla validità dei principi della loro Carta da un punto di vista meramente concettuale e filosofico.
      Credo che lei faccia confusione tra quelli che, almeno sulla carta, sono valori propri della nostra condizione umana, e le modalità in cui una particolare società si è strutturata ( istituzioni, tradizioni, cultura, ecc.).
  • Di (---.---.---.119) 8 marzo 2014 20:03

    Sulla base di cosa afferma che sono valori universali ? In base a cosa dice che sono comuni a tutti gli uomini? Qual’è il fondamento scientifico delle sue affermazioni? Ha qualche straccio di prova che dimostri il fondamento empirico di quello che lei dice? Sa che gli statunitensi (gli Amerikani li lascio a lei) sono un popolo che hanno fondato la loro nazione su di un genocidio ed hanno praticato la schiavitù anche in epoca moderna? In base a che cosa lei può qualificare una determinata visione del mondo come integralista ? Secondo é integralista chi vuole omologare tutto il mondo al proprio modello, provocando milioni di morti ed invadendo le nazioni che hanno istituzioni diverse ?

    Alessandro Rossi

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