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La notte nera di Milano. Dax vive! 16.03.2003/2013

La storia di Dax, ucciso perché antifascista. A 10 anni dalla sua morte, un corteo nazionale a Milano.

A dieci anni di distanza dalla morte di Davide “Dax” Cesare, giovane militante del centro sociale O.R.So (Officina della Resistenza Sociale) di Milano, assassinato da un gruppo di neofascisti, i compagni si mobilitano organizzando un corteo nazionale che attraverserà le vie della città, con lo slogan: “Antifascismo è Anticapitalismo. Dax Vive! 10 anni con te, 10 anni senza te”, riportando in piazza valori, pratiche e contenuti che da sempre animano le lotte autorganizzate sul territorio della città di Milano.

La notte nera di Milano. Ricordare è necessario per riaffermare la verità su quella notte. Facciamo così un passo indietro e ripercorriamo quella tragica giornata di sangue che segnerà per sempre la storia della città e delle lotte popolari.
 
Nella notte tra il 16 e 17 marzo 2003, verso le 23,00 in via Brioschi, a Milano, zona Navigli, tre ragazzi escono da un pub, il “Tipota“, uno dei tanti locali frequentati dai giovani che popolano la quotidianità di questa fetta di metropoli; ad aspettarli fuori un gruppetto di neofascisti, il padre e i due figli, armati di coltelli, sono Federico, Mattia e Giorgio Morbi (28, 17 e 54 anni all’epoca del fatto), elementi già conosciuti dai compagni del quartiere. L’aggressione si rivela violenta e veloce, ma soprattutto premeditata, nel tipico stile mafioso con cui sono soliti rispondere a quelle che ritengono "offese all'onore": quelle di chi da sempre lavora contro razzismo e ignoranza, quelle di chi si oppone in prima persona al ritorno di ideologie che su questi sentimenti pongono le loro basi. Alla fine Davide Cesare, “Dax”, rimane a terra, riceve dieci coltellate: colpito alla gola, alla schiena e in altri punti vitali, cade al suolo. Anche una volta a terra, continuano ad infierire su di lui. Vicino a Dax, c’è Alex, che viene accoltellato otto volte alla schiena. Anche lui rimane a terra. Un terzo ragazzo, Fabio, è ferito. Tutto si svolge in pochi secondi e dopo aver colpito vigliaccamente, i tre aggressori si dileguano.
 
Partono le chiamate e dopo poco arrivano anche polizia e carabinieri, che bloccano le strette stradine di via Broschi con le auto di pattuglia, (come testimoniato dai video reperibili facilmente in rete) contribuendo così al ritardo delle ambulanze, bloccate nel traffico, mentre i ragazzi feriti restano a terra. Segue la corsa all’ospedale San Paolo. Sulla prima ambulanza viene caricato Dax, dopo qualche minuto anche Alex viene trasportato al Policlinico. Operato d’urgenza ai polmoni, si salva per miracolo, Dax non ce la farà, morirà dissanguato prima di arrivare in ospedale. 
 
Nel frattempo tra i compagni partono le telefonate per raggiungere i loro amici in ospedale, già presidiato dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Una ventina di ragazzi si raduna all’interno del pronto soccorso aspettando notizie. Poi l’annuncio: Dax non ce l’ha fatta. La rabbia, il dolore, l’amarezza per quanto accaduto si fa palpabile. Nel frattempo si moltiplica, dentro e fuori al pronto soccorso, la presenza delle forze dell'ordine. La tensione è altissima.
 
Le forze dell’ordine, che fino ad allora avevano presidiato l’ospedale, fanno partire una violenta carica, il questore di allora Vincenzo Boncoraglio cercherà di giustificare il pestaggio affermando che la carica fu fatta “per riportare la calma tra i giovani che sia pur in un momento di dolore hanno occupato il pronto soccorso”. Come riportano le testimonianze dei presenti “sono lunghi minuti di pura violenza poliziesca, durante i quali gli agenti, con manganelli, calci, pugni e mazze da baseball, si accaniscono sui ragazzi, spaccando teste, nasi, denti, braccia. Pestaggi, ragazzi immobilizzati a terra, ammanettati, sanguinanti“ trascinati nelle auto dei carabinieri.
 
I medici e gli infermieri si mobilitano per soccorrere i feriti, increduli e attoniti di fronte a questa ferocia. A farne le spese oltre ai ragazzi anche i cittadini che si trovavano al momento all’interno dell’edificio. Il professor Marco De Monti, chirurgo vascolare, era di guardia al Pronto Soccorso. Con lui, l'infermiere professionale Alfredo Cavasin: «Io ero qui dentro, impegnato nel disperato tentativo di vedere se ci fosse ancora qualcosa da fare per quel giovane, che l'équipe dell'auto medica aveva intubato sul luogo del ferimento. Ma purtroppo era già morto quando è arrivato. Presentava una profonda ferita sulla destra del collo, appena sotto la nuca, un altro colpo di arma da taglio al torace, e numerose coltellate alla schiena.  Non ho visto cosa succedeva fuori. Posso soltanto dire che ho sentito urla e rumori che provenivano dal viale d'accesso al Pronto Soccorso, poi altre urla più vicine, e i rumori di un grosso tafferuglio». Dopo aver tentato inutilmente di rianimare Davide Cesare, hanno curato il ferito portato in ambulanza («Una coltellata a livello del rene destro, ma l'ecografia ci ha dimostrato che era superficiale, e abbiamo potuto dimetterlo»). Poi è iniziato l'incredibile. Raccontano: «Invocando aiuto, hanno cominciato ad entrare dall'atrio persone insanguinate. Era sangue fresco, botte appena prese. Abbiamo medicato sette giovani, e un vigilante dell' ospedale. C'erano due giovani con il naso rotto. Uno è stato ricoverato, per essere operato in chirurgia maxillo-facciale».
 
Gli abitanti delle vicine case di via San Vigilio sono abituati alle sirene delle ambulanze e delle forze dell'ordine. «Ma questa volta erano tante, troppe. Ci siamo affacciati e abbiamo contato non meno di una trentina di automezzi, tra polizia e carabinieri. C'era un fuggi-fuggi, con una settantina di persone che scappavano e agenti che le inseguivano». L’obiettivo è chiaro: reprimere preventivamente le possibili risposte collettive all’omicidio fascista. «È stata una mattanza», racconta qualcuno. Perché i giovani sarebbero stati manganellati con i calci dei fucili, gettati in terra, malmenati. La verità avrebbero potuto dirla le telecamere a circuito chiuso, ma non erano in funzione. E c'erano gli altri pazienti (tra cui una ragazzina), spaventatissimi. Con grande professionalità, medici e infermieri li hanno rassicurati, spostandoli nell'area pediatrica. Al 118 è stato segnalato che il Pronto Soccorso veniva chiuso per tutta la notte. Ma molte altre sono le testimonianze, come il comunicato dell’USI SANITA del 17 marzo 2003 sui tragici fatti della notte del 16 marzo e sui pestaggi effettuati dalle forze dell’ordine all’interno del pronto soccorso dell’ospedale San Paolo.
 
I giorni successivi si mette in moto la macchina della disinformazione. Questura e giornalisti tentano di ridurre i fatti a una banale ‘rissa tra balordi’, nascondendo la matrice politica dell’accaduto. Per legittimare le brutalità poliziesche avvenute dentro al pronto soccorso, sempre il questore Boncoraglio dichiara che gli agenti erano stati costretti a intervenire per impedire “che i giovani portassero via la salma dell’amico”. Fin da subito è stato necessario per i compagni di Dax difendere e riaffermare la verità di fronte a un’infamante opera di disinformazione: lui un balordo e i suoi compagni dei pazzi trafugatori di salme. Oltre al danno, la beffa. Nonostante la presenza di prove evidenti, come filmati amatoriali che hanno ripreso i pestaggi indiscriminati e le tante testimonianze rilasciate dal personale medico sanitario, il processo per i fatti del San Paolo si concluderà nel 2009, imputati un carabiniere e due poliziotti accusati di porto d’arma impropria (una mazza da baseball tra le altre cose) e abuso d’ufficio, piena assoluzione, invece condanne a un anno e otto mesi per due dei compagni di Dax, accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Alla condanna penale si sommerà una multa per un totale di 130.000 euro, tra spese processuali e risarcimenti, un vero e proprio ergastolo pecuniario. Nel 2011 comincerà il pignoramento di un quinto dello stipendio, tutt’ora in corso, ai danni di uno dei condannati e di conseguenza a carico anche dei suoi figli.
 
Per quanto riguarda gli assassini di Dax, nella loro casa, che si trova nella zona della tragedia, «è stato sequestrato materiale importante», come spiegò la polizia, per risalire alle loro simpatie di estrema destra, oltre a indumenti sporchi di sangue gettati nella vasca da bagno. Dei tre aggressori di estrema destra, armati di pugnale, di cui uno minorenne, attualmente si è persa ogni traccia. 
 
“Sono passati 10 anni da quando degli infami neofascisti lo hanno strappato alla sua famiglia e ai suoi amici e compagni. Il suo ricordo rimane indelebilmente impresso nei cuori di chi l’ha conosciuto e amato. Davide, Dax come lo conoscevamo tutti, era un ribelle, un antifascista militante, ma anche un proletario lavoratore e un padre. Per Dax la militanza si faceva sempre davanti, contro le tante ingiustizie di questa società. Il suo mondo era quello dell’autorganizzazione dal basso delle lotte sociali, nelle quali metteva sempre entusiasmo: per la casa e la difesa delle tante occupazioni, l’antifascismo militante nei territori, l’opposizione ferma e determinata a speculazione e controllo nei quartieri popolari. Le giornate Dax le passava avanti e indietro sull’asfalto, a bordo del suo camion, per portare a casa uno stipendio e mantenere così una figlia piccola. La passione per gli sport da combattimento, che aveva praticato quando 
era ragazzo, la spavalderia di un giovane compagno ventiseienne, la generosità di un uomo che aveva nel valore dell’amicizia il proprio credo. Tutto questo era Dax”.
 
I fasci. C’è un filo nero che collega gli assassini di Dax, il sottobosco di Casa Pound, Forza Nuova, Fiamma Tricolore, Hammerskin e il resto dei gruppi neofascisti e neonazisti, gli eredi di Almirante che Berlusconi ha sdoganato e portato al governo del paese. È il filo nero delle prove di fascismo.
La destra reazionaria e il Vaticano per promuovere la mobilitazione reazionaria delle masse popolari hanno bisogno di individui e gruppi in grado di mettersi alla testa della parte più arretrata e abbrutita delle masse, per compiere imprese criminali come quelle condotte dai nazisti e fascisti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e dai sionisti in Israele contro il popolo palestinese dal secondo dopoguerra fino ad oggi. È per questo motivo che creano, foraggiano, sostengono, finanziano e proteggono gruppi come Casa Pound, ecc. e cercano di favorire il loro radicamento nei quartieri popolari.
 
Le prove di fascismo vanno stroncate sul nascere con la mobilitazione popolare. In che modo? Sostenendo, promuovendo e organizzando l’antifascismo popolare, inquadrando le azioni di chiusura militante di sedi fasciste, di controllo del territorio, all’interno di un lavoro di sensibilizzazione e mobilitazione dei cittadini del quartiere o della città, delle organizzazioni operaie e popolari, delle reti e anche delle istituzioni (devono fare i conti con il loro antifascismo di facciata) al fine di creare un ampio fronte di forze contro fascisti, nazisti e razzisti, isolarli. Sarebbe necessario sostenere e promuovere le iniziative di denuncia pubblica (attraverso dossier diffusi in modo più ampio possibile). Ed inoltre sostenendo le iniziative e le mobilitazioni promosse dai sinceri democratici contro i dibattiti e le commemorazioni organizzate da gruppi fascisti, per l’applicazione della Costituzione, contro l’apologia di fascismo. Rendendo queste iniziative non fini a se stesse, ma un momento per rafforzare campagne di denuncia e mobilitazione attraverso cui contrastare l’influenza dei gruppi fascisti sul territorio. È necessario in questo momento storico promuovere la più ampia solidarietà di massa con gli antifascisti colpiti dalla repressione. 
 
Pochi giorni fa la rete Anonymous ha hackerato il sito di CasaPound Italia, rendendolo inaccessibile ed ha lanciato una raccolta firme online chiedendo che l’organizzazione di estrema destra venga abolita, rilasciando un comunicato dove proclamano senza mezzi termini che “CasaPound Italia deve chiudere!”: 
“CasaPound Italia è un partito che si auto definisce fascista e, quindi, si richiama esplicitamente a tale aberrante ideologia. Si trincera dietro parole chiave che nulla hanno a che vedere con l'estrema destra, tentando di appropriarsi di battaglie aventi come fine la libertà, l'uguaglianza e il rispetto dei diritti basilari (ad esempio il diritto alla casa, il mutuo sociale etc.). CasaPound Italia è fondata inconfutabilmente su ideali vilmente discriminatori e violenti propri del fascismo. Il 13/12/2011, a Firenze, un membro di Casapound, Gianluca Casseri, ha ucciso 2 senegalesi ferendone altri 3. E come dimenticare le altre stragi? Il 16 marzo 2003, le sporche lame nazifasciste spensero la vita e i sogni di Dax. […] Nel Gennaio 2013, la Procura di Napoli ha dimostrato che altri esponenti del movimento sopra citato stavano preparando un attentato incendiario a danno di negozi di proprietari ebrei, nonché lo stupro di una studentessa ebrea. La ferocia di questi 'camerati' che nascondono le loro nefandezze dietro il motto 'estremo centro alto - né rossi, né neri, ma liberi pensieri' è ormai chiara e cristallina agli occhi di tutti. Troppo sangue è sgorgato per mano fascista. Una legge in merito, quella contro il negazionismo, riportante anche la firma della compianta senatrice a vita Rita Levi Montalcini, non è stata approvata a causa della caduta del Governo. Tutto ciò mostra che il partito Casapound, il quale, nonostante ciò, ha potuto presentarsi alle, ultime elezioni, è dedito alla violenza oppressiva, razzista, omofoba ed antisemita, ed ha inoltre la tendenza ad armarsi. I suoi metodi, in linea col famoso 'Dio, Patria, Famiglia', non si discostano da quelli delle camicie nere che nel ventennio fascista diedero adito a mattanze ed omicidi di massa. Quindi, è evidente che Casapound non solo si richiama all'ideologia fascista, ma è anche fascista nelle pratiche.
 
Ribadiamo che: Casapound, nonostante la posizione di chiara illegalità, gli assassinii e le violenze di matrice omofoba e razziale, si è presentata alle ultime elezioni. Ciò prova che questa organizzazione è un partito finanziato e coperto dalle Istituzioni.
 
Ai sensi della legge 20 giugno 1952 n.645 art. 4, "Apologia del fascismo", chiediamo l'immediato scioglimento di associazioni fasciste, a partire da CasaPound e, pertanto, oscuriamo il sito www.casapounditalia.org
Per tutte queste ragioni, #italy, #humanrights & #operationgreenrights chiedono che sia fatta valere la XII norma transitoria e finale della Costituzione, la quale sancisce che:“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
Anonymous, rivendicando con forza la sua contrarietà a fascismo e nazismo, ideologie aberranti contrarie alla dignità umana ed ai suoi diritti inalienabili, chiede in nome della Costituzione che Casapound, in quanto ricostituito partito fascista lesivo di libertà e uguaglianza, sia sciolta!
A tal fine,è stata indirizzata una petizione al Presidente della Repubblica ed ai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
 
CasaPound Italia DEVE chiudere. 
 
Per raggiungere questo obiettivo è importante anche raccogliere firme mediante una petizione.” 
 
La repressione. Il tema della repressione poliziesca trova nell’attualità importanti questioni, come le condanne esecutive per Genova ai danni di dieci manifestanti, con pene fino ai 15 anni. Quest’azione durissima, con l’alto prezzo che stanno pagando i condannati, rappresenta da un lato un attacco a tutti coloro che nel 2001 hanno sfilato nelle strade di Genova, dall’altro un monito a tutti quelli che ancora oggi non si arrendono e continuano a lottare. Non stupisce quindi che la stessa accusa di devastazione e saccheggio, un reato di guerra che prevede pene dagli 8 ai 15 anni, sia stata utilizzata per colpire i partecipanti alla manifestazione del 15 ottobre a Roma. Un dispositivo giuridico inaugurato proprio a Milano, per i fatti dell’11 marzo 2006, e che trova la sua origine nel codice Rocco del ventennio fascista.
 
Di fronte alla giusta rabbia di chi ha sempre pagato e subìto, e che adesso è costretto a pagare e subire ancora di più, lo Stato risponde con una stretta soffocante, fatta di controllo sociale e repressione. Non esita a esercitare il suo monopolio della violenza contro il dissenso, l’antagonismo e ogni forma di reale opposizione. Disoccupazione, crollo del potere d’acquisto, emarginazione e conseguente legittima protesta sociale sono trattati come problemi di ordine pubblico. Ma la repressione non sempre raggiunge il suo scopo, cioè quello di annichilire, spaventare, depotenziare o intimidire. Non può raggiungerlo quando si scontra con esperienze come la Val di Susa, che vive da tempo una condizione di occupazione militare del territorio con polizia, carabinieri ed esercito a protezione degli interessi degli speculatori. 
Ma la Val di Susa è una valle che non dorme, non subisce, resiste e si autodifende. La sua esperienza ci mostra cos’è la determinazione, l’organizzazione, la progettualità e la forza della partecipazione.
 
La censura di wikipedia. Sul sito italiano di Wikipedia è stata rimossa la pagina dedicata a Davide “Dax” Cesare, dopo alcune richieste di rimozione da parte di soli tre utenti (come è possibile vedere stesso sul sito) con banali motivazioni, quali “è un fatto di cronaca, non c’entra con wikipedia”, affermazione che si rivela subito falsa in quanto sul sito si spazia dal delitto di Avetrana (fatto recente di cronaca) fino ad altre vittime dello Stato come Carlo Giuliani o il caso Cucchi
La pagina di Dax è stata quindi censurata senza un reale motivo, mentre la pagina in inglese resta tuttora attiva. Un’enciclopedia virtuale dove è possibile reperire informazioni di qualsiasi genere, pare strano che un omicidio politico come quello di Dax venga rimosso perché privo di interesse enciclopedico.
 
Una storia invisibile quella di Dax, una storia di cui i giornali o i tg non parlano, una storia che vive grazie ai suoi compagni, alla sua famiglia, alla solidarietà tra la gente, una storia che può morire sui giornali ma che resiste nelle idee della gente. Dax vive per le strade, nelle università, nelle iniziative popolari, politiche e culturali, come il concorso letterario “Davide Dax Cesare”; in ogni lotta per il diritto alla casa, in ogni lotta contro il razzismo, in ogni lotta popolare, la memoria di Dax resta viva, insieme a quella degli altri militanti scomparsi che lottavano per le proprie idee e per la trasformazione della società nel sostegno di iniziative di bene comune. 
 
Reagire. Il corteo. L’appuntamento è per sabato 16 marzo 2013 ore 15,00 Piazza 24 Maggio, Milano. Il corteo sarà strutturato per spezzoni tematici: i comitati per il diritto alla casa e contro il razzismo, gli studenti delle scuole ed delle università, si andrà dallo sport solidale e antirazzista alle palestre popolari, le delegazioni internazionali, lo spezzone contro carcere e repressione e quello skinhead.
 
Il corteo del sabato pomeriggio si colloca all’interno di una tre giorni di mobilitazione inaugurata la mattina di venerdì 15, dal corteo studentesco per Dax delle scuole milanesi, con una serata di incontri e solidarietà internazionale con diverse realtà e movimenti da tutto il mondo. Sabato invece, dopo il corteo, si concluderà con un concerto dedicato a Dax, con la partecipazione dei gruppi musicali 99 Posse e Assalti Frontali. Dalla mattina di domenica, continuando per l’intera giornata ci saranno invece iniziative dedicate allo sport popolare con dimostrazioni e tornei presso un parco del quartiere Ticinese, con uno spazio per bambini e giochi. Uno spazio per ospitare gli incontri, il concerto e la cucina cruelty free sarà allestito per l’occasione, dando vita all’Area Grizzly in uno degli spazi vuoti ed inutilizzati della città. 
 

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