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La (non) fine della Guerra Fredda e quel Multipolarismo che preoccupa l’Occidente

Nonostante le numerosissime evoluzioni geopolitiche susseguitesi dal dopoguerra ad oggi, e nonostante l’avvento della Globalizzazione che avrebbe dovuto unire i Paesi nella cooperazione -e non accentuarne le distanze- sembra che, per certi versi, si è ancora fermi, dal punto di vista geopolitico, alla Guerra Fredda: i due grandi blocchi -ESt ed Ovest- persistono, così come il terzo blocco dei Paesi Non Allineati, che conta ad oggi 120 Paesi, seguiti da altri 17 Paesi con ruolo di “Stati Osservatori”, e cioè Stati che non prendono direttamente parte al Movimento ma che ne agevolano sviluppo e cooperazione. 

Michail Gorbačëv e Ronald Reagan

La mancata convivenza armoniosa tra Est ed Ovest è l'ennesimo di un Occidente sempre più debole, che non vuole rassegnarsi ad un mondo multipolare, geloso del potere accumulato; un Occidente le cui ambizioni imperialiste non si sono ancora affievolite (vedi Serbia, 1999, Iraq, 2003 e Libia, 2011), ma che, al contrario, sembrano in aumento.

La parola "Multipolarismo" fa paura perché gli USA (prima di tutti gli altri) sono pienamente consci dei propri limiti competitivi, nonché della propria leadership sempre più debole e meno accorta alla salvaguardia e al rispetto degli interessi degli altri Attori coinvolti: il pretesto della mancanza di democrazia utile a legittimare molti degli interventi -che hanno poi condotto a distruzione e destabilizzazione- è diventato, col passare del tempo, sempre meno convincente e controverso. E così, il "monopolio innaturale" venutosi a configurare nel corso del dopoguerra, si sta lentamente disgregando, in favore di un mondo più equo e bilanciato, in cui Attori quali Cina e India hanno cominciato ad emergere come Leader mondiali, specie sul piano economico.

Il punto della questione è che molti Stati faticano ancora ad accettare il multipolarismo come fenomeno naturale, connaturato all'esistenza stessa di un globo composto da una moltitudine di Paesi, più o meno estesi, più o meno sviluppati. Di questo passo, risulta quindi conveniente voler ricreare a tutti i costi un "clima da Guerra Fedda", che fa comodo a qualcuno: un buon pretesto per mantenere a tutti i costi la propria posizione ormai sempre più marginale in un contesto sempre più dinamico e competitivo, rimandando -ma non evitando- il proprio cedimento.

Foto Wikimedia

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