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La neutralità della rete arriva in Europa

Foto: å§?å?¿å?µå?µ/Flickr 
La neutralità della rete arriva in Europa

Mamma Europa è arrivata giusto un po’ in ritardo rispetto all’iniziativa di Nathalie Kosciusko-Morizet, segretaria di Stato francese incaricata – udite udite – dello sviluppo dell’economia digitale. La giovane Ministra ha aperto un dibattito/consultazione pubblica sulla “neutralità della rete” il nove aprile scorso. Il suo stesso gabinetto, il 24 febbraio, ha incaricato un gruppo di esperti ad accompagnare il Governo francese lungo questa riflessione. Le consultazioni verranno chiuse il 17 maggio. L’iniziativa francese fa eco a quella della statunitense Federal Communication Commission (Fcc), che a fine 2009 ha aperto una consultazione sulla Net Neutrality che si concluderà il 26 aprile 2010. 

Un trasportatore parziale
 
â?¨â?¨Neutralità della rete? Secondo il documento del Governo francese che lancia la consultazione si tratta del “necessario equilibrio tra principi come la libertà di espressione e comunicazione e la protezione della vita privata e la preservazione – imperativa – dell’ordine pubblico”. Il tutto, ovviamente, proteggendo da usi illeciti come “contraffazione, pirataggio e pedo pornografia”. Per Timothy Wu, professore alla Columbia University e guru della Net Neutrality, il concetto è semplice: “Un trasportatore non deve discriminare. Nel 2010 Internet è un trasportatore, e le merci sono le informazioni. (…) Bisogna considerare Internet alla pari di un servizio come la fornitura di elettricità” (qui il video in francese e inglese del suo intervento al colloquio organizzato dall’Autorità francese per la Regolazione delle Comunicazioni elettroniche e delle poste sul questo tema il 13 aprile scorso). È l’idea o il principio secondo il quale tutti i contenuti on line sono trattati alla stessa maniera. Questo significa che una pagina di AgoraVox viene caricata alla stessa velocità di una del Guardian. In un contesto, come il presente, in cui la banda larga e fibra ottica non sono ancora sfruttate al loro massimo, non si pone certo il problema di una rete congestionata, che richieda per questo due velocità. Un altro scenario: i maggiori gestori di telefonia – e quindi di Internet – decidano che vogliono dare la priorità ad alcuni contenuti rispetto ad altri. Esempio: a causa di un accordo commerciale (tra il nostro operatore Internet e un motore di ricerca) non possiamo accedere a un determinato sito perché si carica a fatica. Finiremo quindi, perché stanchi, di sceglierne un altro che faccia la stessa cosa. Ma non abbiamo scelto veramente. La questione non è certo fantascientifica:i grandi operatori, come Telefonica, Orange, Vodafone o Telecom sono proprietari delle reti sulle quali passano i contenuti. E il rischio di monopolio è più che reale. 
Poche settimane fa, la Corte d’appello di Washington ha rigettato la posizione della Fcc sul caso Comcast, il più grande gruppo americano nella gestione del via cavo, che era stata accusata per limitare il download e l’accesso ad alcuni contenuti ai suoi clienti. Per tornare all’argomento di Timoty Wu: se le comunicazioni sono un servizio, perché se pago non posso accedervi? O non completamente? Il problema si pone anche sull’Internet mobile: alcuni operatori telefonici non permettono – e questo già succede in Francia – ai loro clienti di scaricare sul telefonino i programmi a IP4 (come Skype) con i quali si può telefonare gratis. E, finalmente, anche l’Ue entra nel dibattito: il Commissario all’agenda digitale, Neelie Kroes, ha dichiarato che prima dell’estate lancerà un dibattito pubblico sulla neutralità della rete: “Non è giusto che vi siano corsie preferenziali sul web, che consentano ad alcuni servizi e contenuti di funzionare meglio, serve invece potenziare la rete per fornire ai cittadini un servizio sempre migliore”. â?¨â?¨
 
Internet? La Spagna propone di pagare il pedaggioâ?¨
 
â?¨In Spagna, il Presidente di Telefonica, Cesar Alierta, domanda da tempo che i motori di ricerca come Google, Yahoo o AOL, paghino un pedaggio per il fatto di usare le loro reti. Proprio come le compagnie aeree offrono biglietti classe business o turistica, anche le aziende Internet vogliono offrire contenuti di differenziati. Un Internet controllato, inoltre, permetterebbe di combattere la pirateria (limiti al download) e permetterebbe, quando necessario, di “arginare” il congestionamento della rete. Il Ministro dell’Industria spagnolo, Miguel Sebastian, non ha escluso questa possibilità: alla parola “pedaggio” preferisce, però, “tassa”: facendola pagare a tutti i motori permetterebbe di non violare il concetto di uguaglianza. 

Gli internauti in genere – e persone come Barack Obama e Tim Berners-Lee, nientepopodimenoche il papà di Internet – mostrano perplessità rispetto alla fine della neutralità della rete. Google, che forse di monopolio ne sa qualcosa, su questo argomento è un deciso sostenitore della neutralità (qui il blog). Jérémie Zimmerman, porta parola dell’associazione francese La Quadrature du Net, che si batte per le libertà dei “cittadini digitali”, afferma che “Internet è tale perché è un’unica rete, indivisibile e accessibile a tutti. Se questo non è possibile non si può nemmeno parlare di Internet”. 

Jean-Ludovic Silicani, Presidente dell’Autorità francese per la Regolazione delle Comunicazioni elettroniche e delle poste, alla fine del colloquio sulle neutralità di Internet ha sostenuto che “la finalità (del colloquio) non voleva per forza discutere di une legge possibile, ma assicurare che Internet funzioni bene nel lungo periodo. Quello che è emerso è la necessità di un’intervento del potere pubblico. Gli specialisti stimano che tra una dozzina d’anni circa il 20% del Pib mondiale sarà consacrato all’ecosistema di Internet, contro il 6-7% odierno. Internet sarà, ben presto, un bene collettivo strategico”. 

 
Francesca Barca e Fernando Navarro Sordo 

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Europa451 è un collettivo di giornalisti che si muove tra Parigi, Bruxelles, Siviglia e Bologna. Si occupa soprattutto di questioni europee e transnazionali. www.europa451.itwww.europa451.frwww.europa451.es

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