• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > La natura e la cooperazione. La nuova biologia

La natura e la cooperazione. La nuova biologia

Bruce Lipton è uno scienziato eclettico e anticonformista e Macro Edizioni ha ristampato per la dodicesima volta “La Biologia delle Credenze”, un saggio molto originale che ha vinto il premio come migliore libro di scienza nel 2006 negli Stati Uniti.

Lipton descrive la grande influenza dell’attività mentale e dell’ambiente naturale sulle modalità di espressione delle informazioni contenute nei geni e quindi nell’attività cellulare. La sua area di studio, l’epigenetica, che significa “controllo sul patrimonio genetico”, è una branca della biologia che studia l’azione delle condizioni ambientali sulla vita cellulare e dedica la sua attenzione alla membrana, “il vero cervello dell’attività cellulare”. Lipton definisce la membrana come “un cristallo liquido semiconduttore, dotato di porte e canali” (è simile a un chip). Se si distrugge la membrana, la cellula muore, se si asporta il nucleo con il DNA può sopravvivere per molti giorni.

In effetti “il responsabile dei movimenti che generano il comportamento delle proteine è il cambiamento delle loro cariche elettromagnetiche, e non il DNA”. Tutte le informazioni esterne passano dalla membrana e ogni cellula è “una batteria ad autoricarica, la cui energia è usata per attivare i processi biologici” (c’è una carica positiva esterna e una carica negativa interna). Inoltre esistono forme di ingegneria genetica naturale che consentono l’evoluzione delle cellule (Steele et al. 1998), come avviene nell’adattamento dei sistemi immunitari ai diversi tipi di ambiente.

Il nucleo cellulare, contiene il DNA e “il Dogma Centrale della biologia” afferma “che i geni controllano la vita. Questa premessa scientifica presenta un difetto fondamentale: i geni non possono “accendersi” o “spegnarsi” da soli, ovvero non entrano in funzione da sé. Deve esserci qualcosa nell’ambiente che innesca l’attività genetica”. Le informazione provenienti dall’esterno vengono filtrate e l’interpretazione del codice genetico può essere trasmessa fino alla seconda e terza generazione, e può essere influenzata dall’alimentazione e dall’apprendimento.

Dopotutto pure Darwin confessò ad un amico: “A mio parere, il più grave errore che ho commesso è non aver dato sufficiente peso all’azione diretta dell’ambiente: il nutrimento, il clima, e così via, indipendentemente dalla selezione naturale… Quando scrissi l’Origine, e per molti anni a seguire, non trovai che scarsissime prove dell’azione diretta dell’ambiente; ora invece sono numerose”. Bisogna quindi rivalutare in parte Lamarck e dobbiamo considerare l’evoluzione “una questione di sopravvivenza dei gruppi più adatti, piuttosto che di sopravvivenza degli individui più adatti”.

La biologia dei sistemi prende in esame le relazioni di co-evoluzione tra le specie animali, come è avvenuta tra l’uomo e il cane (il primo ha una buona vista, il secondo ha un buon olfatto). D’altra parte la biologia accademica “dà troppo poca attenzione all’aspetto fondamentale della cooperazione, poiché le sue radici darwiniane sottolineano soprattutto la natura competitiva della vita”, anche se Darwin descrisse più volte l’azione vitale, rafforzante e adattiva della cooperazione. Quindi “come una nazione riflette le caratteristiche dei suoi cittadini, la nostra umanità rispecchia la natura fondamentale delle nostre comunità cellulari”.

Le prove epigenetiche sono in aumento e molti divulgatori si dimenticano di sottolineare “che nel 95 per cento dei casi il tumore del seno non è dovuto a fattori ereditari. La gran parte dei tumori maligni è dovuta ad alterazioni epigenetiche indotte dall’ambiente, e non da geni difettosi” (p. 82).Il genoma è molto sensibile e malleabile e “le informazioni si possono trasmettere alla discendenza in altri modi oltre che tramite la sequenza base del DNA” (Jablonka e Lamb, 1995).

Comunque le ricerche sulla clonazione cellulare e sull’enorme quantità di microrganismi che proliferano e interagiscono nell’intestino di ogni essere umano (anche per assimilare le vitamine), confermano l’esattezza di questa prospettiva scientifica (le cellule staminali si trasformano a seconda del tessuto in cui vengono inserite). E un organismo bombardato di antibiotici può perdere il buon equilibrio con il suo sistema di microrganismi simbionti, cioè quelli che apportano benefici, come i batteri vaginali (www.vulvodinia.org, www.vulvodiniapuntoinfo.com).

 

Per approfondimenti: www.brucelipton.com (contiene numerose video lezioni e ricerche).

 

Nota farmaceutica - I farmaci sono utili se presi con moderazione e non mettono tutto a posto: “Ogni volta che un farmaco viene introdotto per correggere la funzione A, scombussola inevitabilmente la funzione B, C o D”. Negli Stati Uniti le malattie iatrogene, causate dai farmaci e dagli errori medici, “sono al terzo posto tra le cause di morte… Più di 120.000 persone muoiono ogni anno a causa degli effetti collaterali dei farmaci” (p. 123).

Nota naturalistica - I babbuini selvatici, in genere sono molto aggressivi, ma “In una comunità di babbuini oggetto di molti studi, i maschi aggressivi morirono intossicati dal cibo preso da un bidone della spazzatura. In seguito alla strage, la struttura sociale del gruppo venne reinventata. La ricerca suggerisce che le femmine abbiano aiutato i maschi sopravvissuti, meno aggressivi, verso comportamenti più cooperativi che crearono una comunità sorprendentemente pacifica” (p. 236, tratto da uno studio del 2004 dei biologi Robert Sapolsky e Lisa J. Share della Stanford University). Secondo l’etologo Frans de Waal “Tutti gli animali sono competitivi per natura e cooperativi solo in circostanze specifiche” (Il bonobo e l’ateo. In cerca di umanità fra i primati, Premio Galileo 2014).

Nota tecnologica - Nelle popolazioni umane “Lo scambio sta alla tecnologia come il sesso all’evoluzione: stimola l’innovazione” (Matt Ridley, Un ottimista razionale. Come evolve la prosperità, Codice Edizioni, 2013, p. 80, www.mattridley.co.uk/blog).

Nota umanistica - La prima legge della vita afferma che “Non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri” (Antonio Genovesi, primo cattedratico di Economia in Europa, Napoli, 1754).

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità