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La missione impossibile di difendere Bush

 

Mission impossible: celebrare il presidente uscente George W. Bush, specie in questi giorni di crisi della finanza USA (e qualcuno ne sarà pure responsabile, mica sarà sempre sfortuna).
 
Il presidente che ha mentito al paese trascinandolo in guerra (vi ricordate del Nigergate?); che è andato in Afghanistan, non ha sconfitto i Talebani, nè catturato Bin Laden, nè distrutto le coltivazioni di oppio (come raccontava Iacona nel reportage su La guerra infinita).
 
Il presidente delle rendition, di Guantanamo, dell’inferno di Abu Ghraib.
Che con la crisi dell’aviaria si è arricchito con le azioni dell’azienda che produceva l’antidoto, la Roche.
 
Con le commesse per la ricostruzione dell’Iraq (vedi alla voce Halliburton) e col petrolio.
 
Eppure il Foglio ci prova, con le solite motivazioni: noi sappiamo la verità, le scemenze le scrivono gli altri.
 
Chi ha protetto e reso più sicura l’America è George W. Bush, il presidente che ha vinto due guerre di stretta necessità politica cacciando i Talebani e Bin Laden dal potere a Kabul, e Saddam Hussein da Baghdad, nel cuore malato del medio oriente.

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