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La mia vita è uno zoo. Commedia di buoni sentimenti e... animali

Delicata commedia piena di buoni sentimenti ed un sacco di animali, La mia vita è uno zoo è un bella storia raccontata con passione e sentimento da un Cameron Crowe in discreta forma.

Benjamin è un famoso giornalista che nella vita ha provato ogni genere di emozione e di pericolo, quando però rimane vedovo gestire i due figlioletti è un’impresa che risulta ardua anche per lui. I problemi arrivano soprattutto dal ragazzino più grande e per allontanarlo dai luoghi conosciuti e cominciare una nuova vita Ben si licenzia e decide di cambiare casa.

Ne trova una che sembra perfetta ed ha l’unico neo di essere uno zoo che sopravvive chiuso in attesa di essere smantellato. Ecco l’occasione per l’avventura che cercava: con l’aiuto dello staff dello zoo proverà a sistemarlo e a dargli nuova vita, in attesa dell’arrivo della verifica prevista che dovrà dare l’ok alla riapertura.

E su questa linea di difficoltà da superare, di sentimenti da riscoprire si muove tutto il film, con al centro la ricostruzione del rapporto tra padre e figlio che viaggia di pari passo con quella dello zoo.

Matt Damon è ormai attore maturo, Scarlett Johansson lo affianca con cognizione di causa in un ruolo che non mette in risalto la sua sensualità che però ogni tanto trasborda inevitabilmente. Nel cast anche la giovane Elle Fanning che si sta facendo velocemente strada e la giovanissima Maggie Elizabeth Jones che è la vera sorpresa per vitalità e naturalezza di recitazione.

Non mancano le scene ovvie ma comunque divertenti sull’imbranataggine del giornalista che si improvvisa proprietario di zoo e sequenza interessanti sugli animali (compresa la schiusa delle uova di pavone).

E neppure manca l’amicizia tra l’uomo e la vecchia tigre dello zoo e l’ovvia domanda “Ti piacciono più le persone o gli animali?” con altrettanto ovvia risposta a fine film.

Una riga sulla scelta del titolo italiano.
In lingua originale è We bought a zoo, frase che sarebbe tranquillamente modificabile se non fosse che ritorna più volte come urlo liberatorio e simbolo della rinascita della famiglia.

E allora siamo alle solite: perché diavolo cambiare e snaturare così il titolo nella versione italiana?

Giudizio sintetico: ottimo da vedere con la famiglia riunita.

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