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La mia, la tua, la nostra Libertà e il Web

La vita sociale impone delle regole di comportamento per evitare una convivenza caotica e ingiusta dove a prevalere sarebbero le forze dell’astuzia egoista e quelle della violenza fisica.

Troppe regole ingessano però le società e le ritrasformano in un organismo dove la forza non meno bruta del potere politico e l’egoismo di poche persone piene di soldi, concentrano in poche mani i famosi abusi di potere. E questo accade per le concessioni edilizie, quelle per le sale Bingo, le leggi elettorali, l’elezione dei giudici costituzionali, le leggi bioetiche e così via.

Qual è quindi il giusto metro di valutazione? Una metafora molto semplice da prendere come esempio potrebbe essere quella del famoso filosofo Karl Popper: “La libertà di movimento del mio pugno è limitata dalla posizione del naso del mio vicino” (La società aperta e i suoi nemici, 1945). Ma per essere un po’ più precisi è meglio citare uno dei maggiori esperti di libertà: John Stuart Mill. Secondo questo filosofo “Il solo scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualunque membro di una comunità civilizzata contro la sua volontà è per evitare un danno ad altri”. Dunque “Il solo aspetto della propria condotta di cui ciascuno deve rendere conto alla società è quello riguardante gli altri: per l’aspetto che riguarda soltanto lui, la sua indipendenza è, di diritto assoluta. Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano”. Perciò “La sola libertà che merita questo nome è quella di ricercare il proprio bene a proprio modo nella misura in cui non si cerca di privarne altri o di ostacolare i loro sforzi per ottenerla” (Sulla libertà).

Uno dei capisaldi della libertà intellettuale è il diritto di critica e di astensione dalla scelta di parte ideologica: "la libertà autentica non consiste nello scegliere tra questo e quest’altro, ma nel poter non scegliere" (Theodor Adorno).



Per quello che riguarda il mondo dell’informazione stiamo vivendo in un’epoca bellissima di trasformazione sociale: una specie di adolescenza della comunicazione, dove si possono vivere molte esperienze intense e travolgenti, e dove si possono correre però anche molti pericoli. Comunque in pochi anni, l’informazione che circola liberamente nel Web e nel mondo accademico, si trasformerà in tante formule ibride che integreranno il sapere delle diverse professioni, il meglio del giornalismo professionale e il meglio del giornalismo partecipativo (citizen journalism). “Internet in sostanza, di per sé non è buona né cattiva, ma è soltanto uno strumento che offre molte possibilità in più rispetto ai diversi altri mezzi che la hanno preceduta finora. Mettendo da parte gli allarmismi non provati, Internet, se utilizzata correttamente, può portare solo o quasi vantaggi” (Fabio Metitieri, 2009, p. 12). Ma tante altre trasformazioni date per scontate avranno probabilmente una vita più lunga: è il caso del Web semantico (Metitieri, p. 26) e della coda lunga degli acquisti (Chris Anderson, www.wired.com, 12-10-2004). Probabilmente anche la bolla e la moda dei Blog si affloscerà dimostrando che per ora si tratta in gran parte di masturbazione mentale ipernarcisistica: “sul Web tutti saranno famosi per 15 persone” (la parafrasi della frase di Andy Warhol è di David Weinberger, 2002). Tra i siti che possono orientarvi in merito a questa tematica vi segnalo www.blogosfere.it, www.blogo.it, www.nova.ilsole24ore.com e www.it.blogbabel.com.

Ma finché domina la pubblicità l’informazione “deve stupire, impressionare, lasciare il segno sul lettore. Per questo oscilla fra il catastrofismo e ottimismo, fra paure immaginarie e promesse esagerate. In questa eccitazione continua si passa da un eccesso all’altro” (Bocca, 2008). 

E qui si complicano le cose: chi stabilisce e chi controlla le regole della competizione sociale? È una cosa liberale e giusta quella di imporre a tutti i cittadini di avere un solo partner burocratico, quando molte religioni e culture nel mondo (circa l’80 per cento) permettono di avere più partner?

E poi non possiamo controllare tutto di noi: “L’Io si sente a disagio, incontra limiti al proprio potere nella sua stessa casa, nella psiche. Appaiono improvvisamente pensieri di cui non sa donde provengano; e non si può fare nulla per scacciarli… Lo psichico non coincide affatto in te con ciò che è ti cosciente… l’Io non è padrone in casa propria” (Sigmund Freud). Solo una cosa è certa: nessuna persona ha il diritto di decidere il livello di sofferenza che può sostenere un’altra persona, perché in questo caso si tratterebbe di tortura. Anche nel caso delle sofferenze dovute ad una malattia incurabile.

Insomma, la vita è in realtà un gran casino dove la libertà lotta, s’arrabatta e schiatta. E poi risorge.

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