La memoria, l’uomo, la città.

Quale è il momento della memoria, cosa ci trasmette il ricordo e perché la nostra mente scava in ciò che è stato alla disperata ricerca di qualcosa che poi alla fine ci sfugge?
Il rientro a casa è un rito a sé, una cerimonia celebrativa della nostra vita vissuta. Si recuperano azioni, e si connettono momenti imprevisti. La mente vaga, senza meta, il controllo è cessato. La strada la consociamo, non dobbiamo prestare troppa attenzione. I neuroni danzano felici, riappropriandosi dei loro spazi. La materia grigia pulsa, e i ricordi riaffiorano.
Senza senso, successione casuale, invito al riposo, timori, ansie, gioie improvvise e lacrime dimenticate.
Credo che questo sia il momento in cui potremmo entrare in contatto con l’intero universo se solo riuscissimo a scindere la nostra esistenza dalle azioni conosciute. Perdendo il controllo sulle funzioni neuro-visive, il nostro occhio interiore potrebbe vagare, senza timore, recependo profumi e sensazioni altrimenti escluse, catalogate come intrusive od estranee.
Sorrido osservando coppie che condividono il ristretto spazio di un sellino senza nemmeno accorgersi di esserci, di condividere calore e aria e momenti. Ognuno rapito da se stesso.
Rimango incantata e, con loro, mi perdo.
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